La finale è un derby veneto
Aramu segna il rigore Mancosu lo sbaglia Venezia, un pari da A
Che traguardo
Il Venezia conquista per la prima volta la finale playoff
Il fantasista del Lecce chiude in lacrime La squadra di Zanetti avanti con prudenza
Un rigore, per sognare o per affondare: Aramu fa centro, invece Mancosu tira alle stelle. Il Venezia può ballare e cantare di felicità: grazie al pareggio ottenuto a Lecce, per la prima volta disputerà, contro il Cittadella, la finale playoff. La squadra di Paolo Zanetti ha capitalizzato il successo conquistato nella sfida dell’andata e, pur soffrendo, ha resistito all’assalto dei giallorossi. Sul campo, mentre Molinaro e compagni festeggiano, Marco Mancosu piange, in preda allo sconforto per aver sbagliato sull’1-1, al 35’ della ripresa, il rigore che avrebbe spinto il Lecce all’atto decisivo per il salto nella categoria superiore. E’ consolato anche dagli avversari, Dezi lo abbraccia, prova invano a confortarlo. Subentrato nel secondo tempo, sognava di regalarsi una gioia, dopo aver vissuto un periodo difficilissimo della sua vita, sino alla rivelazione della lotta contro un tumore. Il giocatore cagliaritano, ormai un simbolo del club giallorosso, versa lacrime per un altro, pesantissimo errore dal dischetto. Nella scorsa stagione in A, sbagliò in casa del Genoa, quasi uno spareggio salvezza; in questo torneo aveva già fallito un rigore nella sconfitta contro l’Ascoli.
In discesa
Pur avendo subito il forte vento a favore, il Venezia imposta la sua partita sul contenimento. La difesa è bloccata, gli esterni Mazzocchi e Molinaro si concedono poche incursioni. A centrocampo la missione più importante è oscurare il play avversario Hjulmand, pressato in prima battuta da Maleh e guardato a vista da Taugourdeau, mentre Crnigoj è prezioso nell’interdizione e nel ribaltare l’azione. Lì davanti Forte è supportato da Aramu e Di Mariano, che trovano pochi varchi. Il Lecce si lancia all’attacco, Pettinari torna a fare coppia con Coda, tocca a Henderson ispirarli. Un’occasione sprecata da Nikolov, una bordata di Coda, poi Molinaro sfiora l’autogol deviando il pallone contro la traversa: i salentini meriterebbero il vantaggio, invece vanno sotto, per un rigore trasformato da Aramu, assegnato dall’arbitro Irrati, su segnalazione di Maresca dalla Var, per un contatto tra Maggio e Svoboda, tra le proteste di Lucioni e soci, che contestano al direttore di gara anche di aver sorvolato, pochi secondi prima, su un possibile fallo commesso ai danni di Hjulmand.
Reazione
Nella ripresa il Lecce, con Mancosu al posto di Nikolov, aumenta la pressione e al 20’ si rimette in corsa, agguantando il pareggio con Pettinari, lesto nel girare in porta su assist di Lucioni. Il match s’infiamma, tra ammonizioni e valzer di sostituzioni. Il Venezia barcolla, però mai rinuncia a costruire almeno qualche contropiede, pungendo con Ferrarini e Forte. Corini si affida anche a Tachtsidis e Calderoni; Zanetti tenta di alzare una diga efficace a metà campo. Dopo un errore al tiro di Maggio, il Lecce ha la grande chance di svoltare: su conclusione dello stesso terzino, respinta con un braccio da Maleh, Irrati fischia il rigore. Da quel dischetto, può cambiare il destino delle due squadre e dello stesso Mancosu: l’errore di Marco spinge il Venezia in finale, che esulta mentre Rodriguez è espulso per una frase irriguardosa verso l’arbitro. Corini e la sua pattuglia affogano nel mare della delusione.