Il fratello Arthur e il Principe spingono Leclerc a Montecarlo
«ANCHE SE HA GIÀ VINTO NON SMETTE DI IMPARARE È NEL NOSTRO DNA» Arthur Leclerc, pilota di F.3: «Papà era un giudice molto onesto con i suoi figli. Così ci ha spinto a migliorare sempre»
Chissà se un giorno ci saranno due Leclerc in F.1 come è capitato ai tempi di Michael e Ralf Schumacher. Ve li immaginate Charles e suo fratello minore Arthur insieme alla Ferrari? Il piccolo di casa per ora sta seguendo l’esempio di chi l’ha preceduto, approdando alla Driver Academy di Maranello, e nel 2020 ha ottenuto il secondo posto di Formula Regional con sei vittorie dopo i precedenti successi in Formula 4 francese e tedesca. Buon sangue non mente.
▶ Che cosa ricorda dei suoi inizi in kart assieme a Charles e a papà Hervé?
«Per la verità eravamo in quattro, c’era pure nostro fratello maggiore Lorenzo, andavamo tutti insieme al circuito di Brignoles, da Philippe Bianchi e da suo figlio Jules. Io ho cominciato con Charles, ma avevo tre anni di meno, e gli altri mi prendevano in giro perché il mio motore era poco potente e loro riuscivano ad andare più veloci di me anche a piedi».
▶ Ha contato lo spirito da corsa della sua famiglia?
«Mio padre era un pilota, aveva corso in Formula 3, e ci ha sempre guidato con i consigli giusti, esprimendo giudizi molto onesti. Non ci diceva bravi solo perché eravamo suoi figli. Questo ci ha spinto a volere migliorare in continuazione. È una mentalità che ci ha trasmesso e che è rimasta sia a Charles sia a me».
▶ Quanto è forte la competizione tra di voi?
«Le sfide con Charles sono co
Lorenzo, consulente di banca, è il più intelligente di noi fratelli: ha idee sempre brillanti
Passioni in comune? Gli scacchi un gioco mentale di strategia. Io in rosso? Schumi era il mio idolo
Arthur Leclerc