Juve, Napoli, l’effetto domino Parte il ballo delle panchine
Pensate allo scorso anno. Conte confermato all’Inter, Gasperini all’Atalanta, Inzaghi alla Lazio, Gattuso a Napoli, Fonseca alla Roma, Pioli al Milan. Unico sostituito: Sarri, campione d’Italia. Una curiosa storia, che però impallidisce di fronte a quello che sta succedendo adesso. A parte Conte - che aspetta il confronto con il presidente ma sembra destinato a proseguire la sua avventura nerazzurra tutti gli altri sono invece continuamente in copertina. Gasperini si sarà stancato di sentirsi chiedere se resta all’Atalanta, Gattuso ha già deciso che comunque vada lascerà il Napoli, Inzaghi aspetta il confronto con Lotito in un clima di incertezza assoluta, Fonseca ha già lasciato la panchina a Mourinho, Pirlo ha annunciato di volersi riconfermare anche se la società sembra di tutt’altro parere e lo stesso Pioli aspetta di conoscere il proprio destino, secondo alcuni legato alla conquista della Champions. Che, se fosse davvero così, farebbe davvero pensare sulla progettualità di cui si parla spesso: il futuro di un allenatore si può decidere in base all’esito di una partita? O piuttosto va giudicato nella complessità del suo lavoro? Per questo, ma il parere è strettamente personale, su alcune situazioni i club avrebbero dovuto - e nel caso di Pioli in positivo - già sciogliere le riserve.
Fatto sta che stiamo andando verso un’autentica rivoluzione. Un gioco della sedia in cui qualcuno resterà in piedi perché la sensazione è che ci siano più allenatori che panchine - e che coinvolge non solo l’Italia. Perché proprio ieri Zidane (il principale candidato al bianconero) si è in pratica congedato dal Real Madrid e perché Koeman (con frasi più aspre) ha scavato un solco con il Barcellona. Ed è per questo che siamo tutti qui, spettatori di un balletto che coinvolge grandi nomi stranieri - a cominciare da Benitez - e autentiche eccellenze del nostro calcio. Aspettano di conoscere e capire Allegri e Sarri, Spalletti e Mazzarri, ex c.t. come Donadoni o giovani a caccia di un’opportunità. È un puzzle che aspetta di comporsi e coinvolge anche chi, proprio nelle ultime ore, si è rimesso in gioco. Il riferimento è a Claudio Ranieri, che ha lasciato la Sampdoria e a cui andrebbe forse l’Oscar per questo campionato. Anche se sono in tanti a meritare un grande applauso, da Semplici a Italiano, da Nicola a Ballardini, fino a De Zerbi ed è un peccato - sul punto di salutare il nostro calcio. Questa incertezza - forse figlia di idee non troppo chiare - si dovrà dissolvere nel giro di una settimana. In un effetto domino che partirà da Allegri (Real Madrid?) per coinvolgere tutti gli altri e praticamente tutta Italia. Con un dubbio forte, e una sensazione altrettanto forte: nel postCovid - nell’impossibilità di sognare e far sognare con acquisti a raffica - le nostre società forse stanno riflettendo su un allenatore nuovo anche per dare una sterzata e spargere comunque un pizzico di curiosità. Nulla di male, in fondo, perché vorrebbe dire puntare sull’Idea, sulla capacità di rivitalizzare o valorizzare un patrimonio invece di dispensare milioni di euro e illusioni, per ritrovarsi poi con ingaggi spaventosi e bilanci in rosso. Se poi qualcuno decidesse di guardare anche ai vivai, facendo crescere i ragazzi, allora sì che potremmo credere davvero di essere sulla strada giusta.