La Gazzetta dello Sport

RAGAZZO FORTUNATO CHE ASSOLO SULLO ZONCOLAN

UNO SLALOM TRIONFALE SUL MITO ZONCOLAN TOMBA: «GRANDIOSO»

- di Gialanella, Scognamigl­io

Le piste da sci sono lì a fianco. Aspettano solo gli sciatori. Il paesaggio è una fiaba di fine maggio. La strada appena asfaltata, scura, e il bianco candido ai lati. Lo Zoncolan ha un fascino inedito, non l’avevamo mai visto con questo abito, che rende quasi meno terribili le pendenze. Il percorso si arrampica e sparisce dietro gli alberi, guardi e ti chiedi dove vada, poi rispunta e ritorna ancora più all’insù. Lorenzo Fortunato è bolognese di Castel de’ Britti, alle porte di Bologna, dove vive Alberto Tomba. Lo Zoncolan è stato scoperto quando “la Bomba” aveva già smesso di sciare, ma ieri Alberto è andato a casa Fortunato a festeggiar­e la vittoria di Lorenzo al Giro. Lui e il papà, Marco, compagni di banco alla scuola dai Salesiani, un’amicizia che dura. «Lui è il mio Lorenzo il Magnifico - dice Tomba -. Ha un fisico che mi ricorda Marco Pantani. È stato grandioso, e speriamo che questa tappa con la T maiuscola gli porti fortuna».

Storia ed entusiasmo

Lorenzo ha 25 anni, terza stagione da profession­ista e al primo Giro d’Italia. Laurea in Scienze Motorie, un passato a giocare a pallone nel San Lazzaro, il ciclismo che entra in casa da papà Marco, cicloamato­re. È uno dei ragazzi su cui Ivan Basso e Alberto Contador puntano nella avventura della Eolo-Kometa, la neonata squadra Profession­al, il progetto più moderno del ciclismo italiano, destinato a sbarcare nel WorldTour in un paio d’anni. E l’azzurro della maglia illumina la vetta dello Zoncolan, per la terza vittoria italiana di fila dopo Vendrame e Nizzolo. Già, la salita carnica ritorna al Giro dopo tre anni da Froome 2018 e dal versante di Sutrio, più morbido all’inizio e infernale nei tre chilometri finali, con punte del 27% nei 500 metri conclusivi. Ivan Basso è in ammiraglia con Stefano Zanatta: undici anni fa, gli occhi da tigre del varesino conquistav­ano l’altro Zoncolan, quello da Ovaro, con Zanatta a guidarlo dalla macchina della Liquigas. Ieri parti invertite: Basso, commosso in auto, rivince da dirigente su una delle vette storiche del Giro, mentre Contador impazzisce da casa sua a Pinto, periferia di Madrid. «Sono più nervoso di quando correvo... Se vince Fortunato, vado da Pinto a Milano,

Ero già felice di fare il Giro... Alla vittoria ho creduto solo al traguardo

Fortunato Sulla giornata La Bomba ha visto l’arrivo a casa dell’ex compagno di banco, il papà di Lorenzo: «È il mio Magnifico...»

1600 chilometri, in bici. Capito?». Lorenzo Fortunato non poteva sentirlo, ma realizza il sogno, e Alberto, che dà le bici alla squadra con il suo marchio Aurum, deve già pianificar­e le tappe della trasferta. Intanto, alle sue spalle, il primo attacco di Simon Yates chiama allo scoperto la maglia rosa Egan Bernal, che si scatena sulle pendenze più dure. Nell’ultimo chilometro il colombiano rifila 1’12” a Vlasov, e lo stesso Yates perde 11”. Dà una sensazione di padrone della corsa, ma oggi si accontenta di poco. Guadagna su tutti i rivali, e questo conta per la matematica.

Oltre ogni limite

Lo Zoncolan regala una fiaba rosa. Fortunato, in fuga dal km 12, resta con Tratnik al comando a 7 km dall’arrivo. Lo sloveno allunga, ma il bolognese gli torna sotto e ai 2000 metri, al 18%, se ne va. Si contorce sulla bici, lo sguardo fisso in avanti, e gli occhi a volte anche chiusi per prendersi un secondo di pausa in uno sforzo ai limiti. Il volto sfigurato dalla fatica. «Finché non sei lì, non ci credi. Sentivo di star bene, sapevo che quello era il tratto più duro. Mi davano i distacchi, ma ci ho creduto solo quando ho passato il traguardo». E lo dice con un sorriso che conquista. Lorenzo, Fortunato ma non troppo. Una carriera da corridore normale: «Pedalavo con gli amatori alla domenica, ho sempre fatto ciclismo senza stress e senza pretese, divertendo­mi. A volte mi sono anche arenato e “seduto”, poi da quest’anno mi sono rimboccato le maniche». Quel palmares senza acuti non ci sfugge. Fortunato non è stato spremuto, non ha inseguito la vittoria ogni domenica, ha margini di migliorame­nto e lo sta dimostrand­o. E ha trovato il tempo di laurearsi. «Io sorrido sempre«, e si vede. Parla, sorride. «Vivo alla giornata. Ero già felice di esserci qui al Giro. Nessuno ci mette pressione, viviamo alla giornata. Stamattina Basso mi ha detto: “Fortu, oggi vai in fuga e vinci sullo Zoncolan”. Ivan ci credeva più di me». Un brivido quando un tifoso (ed è già generoso chiamarlo così) si lancia verso di lui per incitarlo, quasi lo abbraccia e sta per farlo cadere: comportame­nto inaccettab­ile. Fidanzato con Veronica, ragazza di Erba, Fortunato vive nella città comasca e, come dice lui, «mi alleno tutti i giorni con i campioni che vivono in Svizzera». Tifa Bologna, ma sul basket, tra Virtus e Fortitudo, non si sbilancia: «So che c’è una grande rivalità...». 4’02”

Se vince faccio in bici da Pinto a Milano, sono 1600 chilometri...

Contador Durante la tappa

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BETTINI L’arrivo solitario Lorenzo Fortunato, 25 anni, trionfa sul Monte Zoncolan a quota 1.750 metri. Sotto durante la scalata e poi i festeggiam­enti sul podio
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Felicità Alberto Tomba festeggia col padre e la sorella di Fortunato

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