La Gazzetta dello Sport

FERRARI POLE COL BRIVIDO

Leclerc fa il miglior tempo poi sbatte: se oggi dovesse sostituire il cambio partirebbe sesto

- di Cremonesi, Ianieri, Perna, Salvini

Montecarlo è così: basta un attimo, un eccesso di sicurezza e ti ritrovi con un po’ di imbarazzo contro il guard rail. E’ successo un po’ a tutti e dunque non sarebbe giusto ora gettare la croce addosso a Leclerc per l’errore, malgrado ciò sveli una pericolosa inclinazio­ne a ripetersi. Ma nel caso specifico Charles non aveva altra scelta che rischiare. Anche se aveva ottenuto il miglior tempo, la sua pole position non era affatto in cassaforte, quell’assatanato di Max Verstappen, arrivato qui come il naturale favorito, non aveva alcuna intenzione di accontenta­rsi di essere comunque davanti a un Hamilton, stranament­e opaco. Bisognava riprovarci, limare un centimetro qua e uno là per tradurre il sogno in realtà: partire davanti a tutti che a Monaco vuol dire mettere le mani sulla vittoria. Una pole sulle strade che ti hanno visto crescere, che percorrevi ogni mattina per andare a scuola, vuoi mettere? Davanti ai tuoi parenti, agli amici che su un balcone, simile a quello dove da bambino sei stato stregato dal rombo di quelle macchine, hanno appeso uno striscione in dialetto monegasco (non tanto diverso dal ligure): “Daghee Charly”. E allora spingi sull’accelerato­re, ci dai dentro, troppo, schiantand­oti sul più bello con la tua Ferrari numero 16 contro le barriere all’uscita della chicane delle Piscine. Il sorriso si spegne e cresce la preoccupaz­ione per i danni. E te ne vai a dormire con un tarlo. Lo stesso che avranno John Elkann e Piero Ferrari, che proprio ieri ha compiuto 76 anni (auguri), Binotto e il resto della truppa rossa, impedendo di gioire in pieno della pole del Principino monegasco, per il rischio che una, ultima, più attenta analisi del cambio faccia emettere una diagnosi infausta: va cambiato perché non ha retto all’urto e va sostituito. Addio pole, prima fila. Per fortuna le prime analisi smentiscon­o questa pessimisti­ca previsione. Non resta che

incrociale le dita e sperare. Ma al di là dell’inconvenie­nte resta la sensazione che il disastroso 2020 sia definitiva­mente alle spalle e che questa SF21 non sarà una macchina da titolo ma può consentire alla rossa di togliersi delle soddisfazi­oni. In questo senso si può azzardare un paragone con quanto accaduto 40 anni fa quando con la prima Ferrari turbo Gilles Villeneuve conquistò inaspettat­amente su un circuito, che sulla carta doveva restare ancora un regno dei motori aspirati, la prima fila e il giorno dopo, il 31 maggio 1981, approfitta­ndo di un guaio di alimentazi­one alla Williams di Alain Jones, salì sul palco per ricevere dal Principe Ranieri e dalla splendida Grace Kelly la coppa del vincitore. Il primo successo dopo il disastroso 1980 e il prologo (ma allora non lo si sapeva ancora) a un 1982 affrontato con una vettura vincente che, se Gilles non si fosse ammazzato a Zolder e Pironi fratturato le gambe a Hockenheim, avrebbe riportato il titolo a Maranello.

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