La Gazzetta dello Sport

Freddo e potente Il Presidente è diventato leader all’ombra di Ibra

L’ivoriano trascinato­re: glaciale sui rigori, dominatore in mezzo ed esempio per tutti

- Di

a corsa liberatori­a arriva alla fine, ma proprio alla fine, quando l’eroe di questa e tante altre partite Franck Kessie manda alle spalle di Gollini il secondo rigore della serata, l’11o segnato in questa stagione matta. Dopo c’è solo un mucchio di gente selvaggiam­ente gioiosa, Dalot che mostra alle telecamere lo stemma sulla maglia come a dire che tutto sommato restare non sarebbe male, mentre Brahim Diaz è già pronto per i selfie e bacia il prato e Meité manda un saluto al cielo. Forse era destino che il Milan tornasse in Champions proprio sul campo dell’Atalanta, dove era stato strapazzat­o un anno e mezzo fa. Qui è cominciato in fondo il percorso di Pioli, del Milan di Ibrahimovi­c chiamato a guidare un gruppo di ragazzi un po’ confusi. «Dopo quella partita le telefonate dei dirigenti del Milan sono aumentate parecchio», ha ammesso scherzando nel gennaio 2020 quando si è ripresenta­to in Italia. Ibra non ha potuto partecipar­e come avrebbe voluto agli ultimi difficili metri, percorsi prima in scioltezza, poi con uno scivolone e tutto sembrava rovinato. E invece ora eccolo lì, a ridere con i compagni e a compliment­arsi, perché se ha perso l’Europeo almeno ha ritrovato la Champions. Kessie si è preso i suoi panni di leader e ha trascinato la squadra in Europa anche per lo Zlatan infortunat­o.

LNervi tesi

Turno difficile,

si diceva, con tante orecchie attaccate allo smartphone e alle dirette radio e tv. La Juve subito in scioltezza a Bologna, il Milan impacciato, il Napoli a lungo bloccato dal Verona. In gol con Kessie, su rigore, tanto per cambiare, alla fine del primo tempo, ma sempre sotto pressione. E se la pressione è stata sopportata fino alla fine, gran parte del merito va a Franck Kessie, uno che a Bergamo si è meritato la maglia rossonera e a Bergamo ha conquistat­o la sua prima Champions. Anche questo un cerchio che si chiude, perché nessuno forse più di lui nel Milan ha giocato con continuità ed è stato determinan­te nei momenti complicati. Pochi passaggi a vuoto, molta concretezz­a, una leadership che è cresciuta di mese in mese. Kessie è l’uomo che ha tolto a Zlatan lo scettro dal dischetto, è quello della potenza e della freddezza, quello che non ha paura quando il pallone scotta, perciò niente di più logico del fatto che contro l’Atalanta, all’ultima tappa sia stato ancora lui a caricarsi la squadra sulle spalle. Tredici gol segnati in campionato, undici su rigore, due soli errori. Ma anche molto più di questo.

Leone

Perché contro i suoi ex compagni era davvero dappertutt­o. Emblematic­i i frenetici minuti prima del raddoppio, con il Milan impegnato a sciogliere l’assedio dell’Atalanta e Kessie sempre col pallone fra i piedi. Stretto contro la bandierina del calcio d’angolo, con tre o più uomini addosso. E quando il pallone ritornava al Milan anche per caso, rieccolo fra i piedi di Kessie. Accartocci­ato quell’oggetto che non doveva più rotolare perché i minuti passavano, ma il pericolo era sempre alto. Kessie stava lì, a proteggere la Champions per lui e per tutti i compagni. Non a caso lo chiamano il presidente. Un soprannome nato perché a Milanello parcheggia­va la macchina nel posto riservato a Scaroni, ma quel soprannome se lo è meritato davvero. E se il Milan da oggi avrà una cinquantin­a di milioni in più in cassa lo dovrà anche a questo straordina­rio centrocamp­ista, uno che sembrava un mediano un po’ così, bravo, ma nulla di eccezional­e e che nel corso di una stagione e mezza si è trasformat­o. La metamorfos­i di Kessie è un capolavoro tattico di Pioli, ma è soprattutt­o una vittoria di Franck. Un giocatore mai banale che ha fatto ballare l’altra metà di Milano. 3’9”

Franck Kessie, 24 anni, ha giocato la 50 partita della sua stagione, celebrata con una doppietta su rigore: per l'invoriano sono 13 gol in campionato

Traguardo meritato: abbiamo sofferto, ma siamo i più giovani d’Italia e ci abbiamo creduto

Pioli non è mai stato in bilico. Gigio? C’è ancora tempo per parlarci. Le sue parate? Decisive

Continuità Molta sostanza e pochi passaggi a vuoto: lui la certezza di Pioli

Responsabi­lità Si è caricato la squadra sulle spalle quando lo svedese era out

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