PIRLO VA IN CHAMPIONS GRAZIE AL VERONA E SENZA RONALDO ADESSO L’ALLENATORE SPERA NELLA CONFERMA
I bianconeri travolgono il Bologna e fanno festa col pari del Napoli con l’Hellas. La rimonta europea si realizza con il portoghese rimasto in panchina per scelta tecnica
Fatal Verona per il Napoli. Meravigliosa Verona per la Juve. Come nel 1973, forse di più. All’ultimo respiro è Champions. Gli occhi spiritati dei giocatori dicono tutto: il 4-1 al Bologna rischiava di essere un bell’esercizio di stile, è stato il sogno che diventa realtà. Quasi cinquant’anni fa uno scudetto impossibile all’ultima giornata, sorpassando il Milan, quando nessuno ci credeva. Adesso questo impossibile quarto posto, contro logica, contro la classifica, contro tutto, lasciandosi dietro Gattuso che non va oltre il pari con il Verona: per quanto vale oggi la Champions, è quasi il decimo scudetto consecutivo. Juve nell’Europa che conta nella notte in cui si fa da parte CR7. E dopo la gioia le domande: che fare col portoghese? E con Pirlo?
Sorpasso finale
Il Bologna è travolto, i gol sono quattro ma potevano essere dieci, non c’è mai stata partita. Mai. In contemporanea il Napoli si tormenta per l’1-1 con i gialloblù, precipitando in Europa League. Al fischio finale, tutta la Juve si riversa in panchina a vedere la diretta dal Maradona dove il recupero è più lungo. Quindi urla, abbracci e feste come negli ultimi nove anni. Senza Ronaldo che, poco prima del via, «d’accordo con Pirlo», resta a guardare in panchina per
La tattica Meno passaggi orizzontali, più verticalità: ecco la svolta
Il futuro Al tecnico servono cinque colpi. E la difesa va aggiustata
ché affaticato. Con in campo una squadra “logica”, un 4-4-2 in cui tutti si sacrificano: potenziando il centrocampo, potrebbe essere quella della prossima stagione. E con Pirlo che adesso, sì, insomma, che fare con Pirlo? Supercoppa, Coppa Italia e Champions. Davvero ha senso ricominciare daccapo per il terzo anno di fila?
Chiusi e ripartire
Pirlo si riprende la Champions dove ha giocato la partita più bella della stagione, quella di Barcellona. Non a caso gara di “spazi” aperti nei quali la Juve ha i giocatori più forti, o almeno più adatti: Chiesa, Kulusevski, Morata, Dybala. Niente paragoni tra il Barça e il Bologna, ieri sprovveduto come una squadra di “dilettanti”, copyright Mihajlovic, ma il senso è quello. Le partite migliori la Juve le ha giocate dimenticandosi l’idea imperante che 30 passaggi debla bano per forza essere meglio. Se hai i giocatori per farlo, se sei il City o l’Italia di Mancini, se hai Gundogan, De Bruyne, Verratti e Jorginho, allora sì. Ma ai bianconeri viene meglio il contrario: un possesso alla pari (50%), tutti raccolti dietro, e poi verticalizzazioni o lancioni a tagliare tutto il campo. Senza vergognarsi. L’Inter non se n’è pentita. Così arriva il primo gol di Chiesa, su grande apertura di Danilo (e poi grande azione Morata-Kulusevski-RabiotChiesa). Così il 4-0, palla a Morata addirittura da Szczesny. Il 3-0 nasce dalle praterie spianate dal Bologna per Rabiot. E il secondo gol, ancora di Morata, da uno slalom di Dybala vecchi tempi.
Il vero errore
Ecco quello che si può rimproverare a Pirlo. Non i punti persi con Benevento, Crotone, Fiorentina, Verona, e neanche quell’eccesso di sperimentalismo tattico nella prima parte della stagione, con i giocatori confusi dalle rotazioni, perché ci sta che un tecnico nuovo voglia dare la sua immagine. Gli si rimproverare l’aver insistito con una manovra offensiva a tutti i costi, che tendeva a dominare e schiacciare, ma poco pericolosa e troppo prevedibile per gli avversari, sistemati con quelle difese da pallamano contro le quali i bianconeri hanno spesso sbattuto malamente. Ha imparato la lezione. Gli è mancato Dybala. Certo, Ronaldo ne ha risolte tante con i suoi 29 gol, ma con il portoghese è sempre una questione “algebrica”: tanto dà, qualcosa toglie, poi si valuta il risultato finale. C’è da chiedersi se per la Juve migliore abbia un senso insistere sul divino, quando sugli esterni servono frecce come Kulusevski e Chiesa, e in mezzo un centravanti (Morata) e una seconda punta arretrata (Dybala) s’incrociano alla grande.
No Ronaldo, sì party?
Esiste una Juve senza Ronaldo, sicuramente è più squadra. In campionato il portoghese può mettere a tacere tutti con due gol di testa in sospensione, irraggiungibile, alieno, Michael Jordan. Ma in Europa, nei momenti chiave, ha fallito ancora una volta. La Champions è però la svolta dal punto di vista finanziario: tra qualificazione, market pool e ranking, con cifre che l’Uefa deve ancora comunipuò care, i bianconeri mettono in cassa circa 50 milioni seduta stante. Con l’Europa League sarebbero stati 7, più o meno. Un bottino che, nella tempesta del Covid, può restituire sorrisi e giocatori utili. Può darsi che la lezione sia servita e che, oltre alla plusvalenze e ai parametri zero (che poi zero non sono, se vediamo le commissioni), ora si punti su giocatori che servono. Un regista fisico come Locatelli. Un mediano incursore. Un laterale sinistro. Una punta di riserva. Un altro centrale. Pirlo lo sa cosa serve. Come sa che anche la difesa, alla 14a partita di fila in cui subisce un gol, ha bisogno di aggiustamenti. Sempre se resterà. Se lo merita. Ma nessuno sa la verità, neanche il cielo (bianconero) che per una notte guarda benevolo da lassù.