La Gazzetta dello Sport

PIRLO VA IN CHAMPIONS GRAZIE AL VERONA E SENZA RONALDO ADESSO L’ALLENATORE SPERA NELLA CONFERMA

I bianconeri travolgono il Bologna e fanno festa col pari del Napoli con l’Hellas. La rimonta europea si realizza con il portoghese rimasto in panchina per scelta tecnica

- di Fabio Licari INVIATO A BOLOGNA

Fatal Verona per il Napoli. Meraviglio­sa Verona per la Juve. Come nel 1973, forse di più. All’ultimo respiro è Champions. Gli occhi spiritati dei giocatori dicono tutto: il 4-1 al Bologna rischiava di essere un bell’esercizio di stile, è stato il sogno che diventa realtà. Quasi cinquant’anni fa uno scudetto impossibil­e all’ultima giornata, sorpassand­o il Milan, quando nessuno ci credeva. Adesso questo impossibil­e quarto posto, contro logica, contro la classifica, contro tutto, lasciandos­i dietro Gattuso che non va oltre il pari con il Verona: per quanto vale oggi la Champions, è quasi il decimo scudetto consecutiv­o. Juve nell’Europa che conta nella notte in cui si fa da parte CR7. E dopo la gioia le domande: che fare col portoghese? E con Pirlo?

Sorpasso finale

Il Bologna è travolto, i gol sono quattro ma potevano essere dieci, non c’è mai stata partita. Mai. In contempora­nea il Napoli si tormenta per l’1-1 con i gialloblù, precipitan­do in Europa League. Al fischio finale, tutta la Juve si riversa in panchina a vedere la diretta dal Maradona dove il recupero è più lungo. Quindi urla, abbracci e feste come negli ultimi nove anni. Senza Ronaldo che, poco prima del via, «d’accordo con Pirlo», resta a guardare in panchina per

La tattica Meno passaggi orizzontal­i, più verticalit­à: ecco la svolta

Il futuro Al tecnico servono cinque colpi. E la difesa va aggiustata

ché affaticato. Con in campo una squadra “logica”, un 4-4-2 in cui tutti si sacrifican­o: potenziand­o il centrocamp­o, potrebbe essere quella della prossima stagione. E con Pirlo che adesso, sì, insomma, che fare con Pirlo? Supercoppa, Coppa Italia e Champions. Davvero ha senso ricomincia­re daccapo per il terzo anno di fila?

Chiusi e ripartire

Pirlo si riprende la Champions dove ha giocato la partita più bella della stagione, quella di Barcellona. Non a caso gara di “spazi” aperti nei quali la Juve ha i giocatori più forti, o almeno più adatti: Chiesa, Kulusevski, Morata, Dybala. Niente paragoni tra il Barça e il Bologna, ieri sprovvedut­o come una squadra di “dilettanti”, copyright Mihajlovic, ma il senso è quello. Le partite migliori la Juve le ha giocate dimentican­dosi l’idea imperante che 30 passaggi debla bano per forza essere meglio. Se hai i giocatori per farlo, se sei il City o l’Italia di Mancini, se hai Gundogan, De Bruyne, Verratti e Jorginho, allora sì. Ma ai bianconeri viene meglio il contrario: un possesso alla pari (50%), tutti raccolti dietro, e poi verticaliz­zazioni o lancioni a tagliare tutto il campo. Senza vergognars­i. L’Inter non se n’è pentita. Così arriva il primo gol di Chiesa, su grande apertura di Danilo (e poi grande azione Morata-Kulusevski-RabiotChie­sa). Così il 4-0, palla a Morata addirittur­a da Szczesny. Il 3-0 nasce dalle praterie spianate dal Bologna per Rabiot. E il secondo gol, ancora di Morata, da uno slalom di Dybala vecchi tempi.

Il vero errore

Ecco quello che si può rimprovera­re a Pirlo. Non i punti persi con Benevento, Crotone, Fiorentina, Verona, e neanche quell’eccesso di sperimenta­lismo tattico nella prima parte della stagione, con i giocatori confusi dalle rotazioni, perché ci sta che un tecnico nuovo voglia dare la sua immagine. Gli si rimprovera­re l’aver insistito con una manovra offensiva a tutti i costi, che tendeva a dominare e schiacciar­e, ma poco pericolosa e troppo prevedibil­e per gli avversari, sistemati con quelle difese da pallamano contro le quali i bianconeri hanno spesso sbattuto malamente. Ha imparato la lezione. Gli è mancato Dybala. Certo, Ronaldo ne ha risolte tante con i suoi 29 gol, ma con il portoghese è sempre una questione “algebrica”: tanto dà, qualcosa toglie, poi si valuta il risultato finale. C’è da chiedersi se per la Juve migliore abbia un senso insistere sul divino, quando sugli esterni servono frecce come Kulusevski e Chiesa, e in mezzo un centravant­i (Morata) e una seconda punta arretrata (Dybala) s’incrociano alla grande.

No Ronaldo, sì party?

Esiste una Juve senza Ronaldo, sicurament­e è più squadra. In campionato il portoghese può mettere a tacere tutti con due gol di testa in sospension­e, irraggiung­ibile, alieno, Michael Jordan. Ma in Europa, nei momenti chiave, ha fallito ancora una volta. La Champions è però la svolta dal punto di vista finanziari­o: tra qualificaz­ione, market pool e ranking, con cifre che l’Uefa deve ancora comunipuò care, i bianconeri mettono in cassa circa 50 milioni seduta stante. Con l’Europa League sarebbero stati 7, più o meno. Un bottino che, nella tempesta del Covid, può restituire sorrisi e giocatori utili. Può darsi che la lezione sia servita e che, oltre alla plusvalenz­e e ai parametri zero (che poi zero non sono, se vediamo le commission­i), ora si punti su giocatori che servono. Un regista fisico come Locatelli. Un mediano incursore. Un laterale sinistro. Una punta di riserva. Un altro centrale. Pirlo lo sa cosa serve. Come sa che anche la difesa, alla 14a partita di fila in cui subisce un gol, ha bisogno di aggiustame­nti. Sempre se resterà. Se lo merita. Ma nessuno sa la verità, neanche il cielo (bianconero) che per una notte guarda benevolo da lassù.

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La festa finale Traguardo raggiunto L’esultanza dei bianconeri alla fine delle partite, quando da Napoli è arrivata la certezza della qualificaz­ione alla prossima Champions League

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