La Gazzetta dello Sport

Sassuolo, vittoria amara Sfuma l’euro-illusione

Il pari della Roma vanifica il successo su una Lazio rimaneggia­ta e stanca. Per i neroverdi record di punti

- di Pierfrance­sco Archetti INVIATO A REGGIO EMILIA

Roberto De Zerbi saluta con un record, occhi lucidi e tanti abbracci: dopo tre stagioni al Sassuolo il matrimonio si scioglie mentre si celebra il primato di punti in Serie A per una squadra pur sostenuta da una solida realtà imprendito­riale ma – spesso viene dimenticat­o – espression­e di una cittadina di circa 40 mila abitanti. Non avviene il miracolo della qualificaz­ione europea: i neroverdi agganciano soltanto la Roma, anzi fino all’85’ a La Spezia sono davanti, ma poi restano dietro per la differenza reti. La chiusura a quota 62 comunque supera la miglior prestazion­e del passato, i 61 punti del 201516 che significar­ono sesto posto ed Europa League. Anche se questo Sassuolo non riesce ad agguantare la Conference League, e l’ambizione autunnale mirava a quella dimensione, l’annata è soddisface­nte. De Zerbi nel triennio ha compiuto un ottimo percorso di crescita personale e di squadra, ha fornito idee non banali, identità, versatilit­à tattica e progressi nella tecnica. Con lui sono diventati adulti parecchi giocatori (Locatelli l’esempio massimo), il patrimonio del club è accresciut­o. Per il Sassuolo si chiude un ciclo: salutarlo con la settima vittoria nelle ultime nove partite, e con undici punti in più rispetto al torneo passato, accresce la consapevol­ezza del proprio lavoro. Ma forse un finale del genere lascia il dubbio di non aver saputo compiere il passo in più che era probabilme­nte nelle possibilit­à.

Lazio arrendevol­e

La Lazio vive più nell’incertezza, e non per il risultato di questa partita affrontata senza parecchi titolari fra cui Luis Alberto, Immobile, Milinkovic e

Acerbi. In settimana ci sarà l’incontro tra il presidente Claudio Lotito e Simone Inzaghi, si vedrà se i piani per il futuro comprender­anno la riconferma dell’allenatore. Che ha raccolto dieci punti in meno dello scorso campionato, scendendo dalla postazione Champions a quella di Europa League. Però ha anche lottato con le tante traversie di un’annata particolar­e, impreziosi­ta dagli ottavi di Champions League. Il giudizio sulla stagione rimane comunque sufficient­e, la Lazio conferma per il quinto anno l’iscrizione a una corrida internazio­nale e chiude con distacco davanti alla Roma: per gli equilibri cittadini non è un dettaglio.

I motivi

Certo che la Lazio anche in questa serata è in super emergenza e Inzaghi è costretto anche agli esperiment­i: mentre il Sassuolo trova subito il vantaggio con una stangata da fuori area di Kyriakopou­los, al primo gol nel nostro campionato, gli ospiti in color verde evidenziat­ore perdono anche Correa dopo 19 minuti e l’allenatore si inventa un 4-4-2 inserendo Fares e spingendo Cataldi (e talvolta Lulic) nello posizione di seconda punta. Il Sassuolo anche si distrae, forse per sentire le notizie dal Picco, ma Muriqi non inquadra la porta per il pari. Poi quando i padroni di casa al 61’ restano in dieci per il doppio giallo (in 11 minuti) a Kyriakopou­los, il pareggio sembra vicino ma Muriqi continua a sbagliare. Cresce invece il Sassuolo, con l’ingresso di Caputo che va a prendersi il rigore per il raddoppio di Berardi. Non avesse segnato Mkhitaryan, la festa sarebbe stata completa. Ma qui, passata la delusione a caldo, si sapranno accontenta­re.

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Abbracci Berardi festeggiat­o dai compagni dopo la trasformaz­ione del rigore del definitivo 2-0

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