«Sicurezza in discesa è il nostro obiettivo» Giau osservato speciale

Vegni, direttore del Giro, fa il punto sulla frazione regina. Attesi venti forti in quota e pioggia mista a neve oltre i 2000 metri

La tappa regina sarà una giornata a cinque cerchi, destinazione Cortina 2026 e i Giochi olimpici invernali con Milano. Da Sacile 5700 metri di dislivello con tre salite-cult delle Dolomiti. Ma attenzione, più di pendenze o discese, farà selezione il maltempo. Mauro Vegni, direttore del Giro, spiega: «La sicurezza della corsa e dei corridori è la prima preoccupazione. Ci sarà un’escursione termica forte, ma il fattore più importante sarà la sicurezza delle discese». In totale ci sono 47,3 km di salite e 44 di picchiate. Venti forti in quota, con raffiche a 40 km/ h e pioggia mista a neve oltre i 2000 metri.

Salite dure

In partenza, la Crosetta (11,6 km) porta dal Pordenonese all’altopiano del Cansiglio. Quindi il fondovalle bellunese per arrivare a Caprile dove si affronta il passo Fedaia-Marmolada. Non si transita più dai Serrai di Sottoguda, inagibili dopo la tempesta Vaia del 2018, ma è lo stesso versante dove Marco Pantani, con Beppe Guerini, si lanciò nella spettacolare azione del Giro 1998. Sono 14 km con un dislivello di 1062 metri, media 7,6% e quel terribile tratto dritto da Malga Ciapela alla Capanna Bill con medie oltre l’11% e punte del 18% a 2,5 km dalla vetta a quota 2057 metri. Discesa su Canazei e qui si affronta il Pordoi, Cima Coppi a quota 2239. È la montagna battezzata dal Coppi più grande, quello del 1949, nella Bassano-Bolzano vinta con quasi 7’ su Bartali. Il Pordoi è 11,8 km, dislivello 799 metri, media 6,8% e punte del 10%, e 34 tornanti. Infine la salita più dura, il vero Passo Giau: una lama di 9,9 km con 919 metri di dislivello e una media del 9,3%, con punte del 14%. Si scollina a quota 2233 metri, e poi la picchiata su Pocol e Cortina, 13 km che richiedono grandissima abilità: può essere questo il punto chiave della tappa.