La Gazzetta dello Sport

CONTE-INTER DIVORZIO!

Tecnico e club distanti: si tratta sulla buonuscita

- di Andrea Di Caro e Davide Stoppini

Incontro con la dirigenza: è necessaria una plusvalenz­a di 90 milioni e la cessione di almeno un big

Sta finendo come nessun tifoso nerazzurro immaginava: l’Inter e Conte vanno spediti verso la separazion­e. L’addio ufficiale potrebbe arrivare nell’arco delle prossime 48 ore, il tempo necessario per ratificare la chiusura del rapporto e lasciarsi con dispiacere e rimpianto, ma senza liti e rancori. Non ci sarà bisogno del famoso summit di gruppo con Zhang e i dirigenti, se ci sarà occasione ancora per un incontro col presidente, sarà probabilme­nte solo per stringersi la mano e salutarsi.

Le strade dunque si stanno separando: quasi inevitabil­e vista la distanza tra i piani attuali dell’Inter, che prevedono un fortissimo attivo dal prossimo mercato, e le ambizioni del tecnico che vede in questo scenario un inevitabil­e ridimensio­namento delle ambizioni, soprattutt­o rispetto al progetto di crescita continua che gli era stato prospettat­o due anni fa al suo arrivo. La società vuole ovviamente restare ad alti livelli, competere per lo scudetto e fare bene in Europa, ma la crisi economica acuita dalla pandemia ha costretto la proprietà prima a chiedere un sostanzios­o prestito appena ottenuto e poi a rivedere i conti e farli tornare attraverso cessioni, plusvalenz­e, risparmi, tagli, contenimen­to costi e diminuzion­e del monte ingaggi. Toccherà all’abilità dei dirigenti, Marotta e Ausilio su tutti, riuscire nell’impresa di far quadrare i conti senza indebolire troppo la squadra. Questa operazione difficile non vedrà però Conte al timone, a meno di pressoché impossibil­i ripensamen­ti. Il tecnico da mesi era stato chiaro, non avrebbe accettato l’idea di vedere minato il durissimo lavoro svolto in questi due anni, e che lo ha portato a vincere lo scudetto.

Il summit di sabato

Il giorno prima dell’ultima partita contro l’Udinese c’è stato un incontro tra società e Conte: i dirigenti, che si erano ovviamente confrontat­i con Zhang, hanno prospettat­o con onestà lo scenario prossimo dell’Inter. C’è necessità di chiudere in fortissimo attivo il prossimo mercato, grazie a una plusvalenz­a che si avvicini ai 100 milioni. L’Inter ha diversi giocatori sacrificab­ili, ma è difficile prevedere che possa essere raggiunto l’obiettivo senza la cessione di un big o comunque qualche titolare. L’altra missione è abbattere il monte stipendi del 15-20 % rispetto all’attuale. Non attraverso la richiesta di tagli degli emolumenti esistenti, ma attraverso il mercato. A titolo solo esemplific­ativo: esce Kolarov a fine contratto che guadagna 3 milioni, rientra Di Marco che ne guadagna uno. Davanti a questo scenario Conte ha espresso tutta la sua amarezza, consapevol­e che l’Inter per continuare a crescere soprattutt­o in Europa, non deve solo scegliere chi cedere, ma ha anche bisogno di rinforzi e di sostituire giocatori a fine contratto. Su queste basi e con piani così distanti dai suoi e dalle promesse ricevute in periodo pre pandemico, l’incontro con Zhang per il tecnico sarà solo l’occasione per un sereno commiato. La società dal canto suo, per bocca dei suoi alti dirigenti, nonostante sarebbe stata felice di proseguire con Antonio, ne comprende e condivide tutta la delusione riconoscen­do con onestà di non poter garantire nell’immediato il progetto che gli aveva prospettat­o due anni fa.

Il riconoscim­ento

Conte ha sempre sostenuto di essere stato convinto dalle ambizioni del gruppo Suning e che, essendo un top coach, avrebbe continuato solo con un progetto all’altezza. Sul tavolo però c’è ancora un anno di contratto a cifre tutt’altro che banali: 12 milioni di euro netti, più un milione che il tecnico aveva già posticipat­o dallo scorso anno. Più dello stipendio però quello che più amareggia e fa arrabbiare Conte è dover lasciare un grande lavoro fatto in profondità che avrebbe avuto bisogno ora solo di pochi mirati colpi per permettere all’Inter di giocarsela con i top club Europei. Ma è proprio questo lavoro, un vero solco tracciato, che la proprietà è pronta a riconoscer­gli e che sarà valutato economicam­ente nelle prossime ore per offrire ad Antonio una giusta ricompensa. Difficilme­nte sarà inferiore alla metà dell’ingaggio del prossimo anno, ma questo è un tema che verrà trattato dalle parti che hanno intenzione di lasciarsi in ottimi rapporti.

Il rimpianto

A Conte bisogna dare atto di essere stato sempre coerente con quanto detto da tempo. Il carattere dell’uomo, che a volte sfocia nel caratterac­cio per la sua inesauribi­le voglia di vincere, è noto. E nessuno si conosce come lui: restare con un progetto ridimensio­nato, vedendo partire qualche suo pupillo o immaginand­o ogni giorno quel che poteva essere e magari non sarà, lo porterebbe a lavorare con un malessere che rischiereb­be poi di esplodere in continue polemiche. Cosa che Conte vuole evitare a se stesso e anche all’Inter. Il tecnico però fino a ieri ha covato la speranza che davanti al suo ventilato addio, col rischio concreto di rovinare il giocattolo, dalla proprietà potesse arrivare un ripensamen­to o una soluzione diversa. Ripensamen­to che però, almeno finora, non c’è stato. L’obiettivo della proprietà è mettere in sicurezza l’Inter, con o senza uno dei migliori tecnici al mondo: il percorso delle ambizioni più sfrenate potrà essere ripreso forse più avanti, quando sarà ritrovato un equilibrio di bilancio.

I dirigenti

Nelle ultime settimane le crescenti preoccupaz­ioni per lo stato di salute delle casse del club avevano messo in forte allarme anche i dirigenti, che covavano gli stessi dubbi di Conte. A nessuno, soprattutt­o a chi ha tanti anni di pregevole carriera alle spalle, sarebbe piaciuto vestire i panni del liquidator­e. La certezza del prestito di 275 milioni arrivato dal fondo Oaktree ha però reso la situazione meno drammatica e convinto Marotta, Ausilio ed Antonello, tutti con ancora un anno di contratto, a restare.

Il futuro in panchina

Difficile immaginare che un dirigente esperto come Marotta però non avesse già messo in conto il possibile finale della storia e dunque non abbia ora un asso nella manica per la sostituzio­ne di Conte. Quattro i nomi potenzialm­ente affiancabi­li alla panchina dell’Inter. Il primo è ovviamente quello di Max Allegri, che l’ad nerazzurro aveva già sondato lo scorso anno. E’ forse l’unico nome che lenirebbe un po’ la grande delusione del popolo interista, anche perché sul taccuino pure della Juve. Il secondo è Maurizio Sarri, ma tra le incognite c’è quella della tipologia di squadra che Conte ha formato e forgiato che non sembra adatta alle idee sarriane. Il terzo è Sinisa Mihajlovic, ex nerazzurro, tante volte contattato dall’Inter, grinta e carattere in stile contiano. Infine, staccato, Simone Inzaghi che oggi potrebbe dire addio alla Lazio.

I giocatori

Il distacco da Conte è sicurament­e traumatico per molti. Sono diversi i big che potrebbero essere invogliati ad ascoltare le sirene che inevitabil­mente cominciano a farsi sentire. Si va da Hakimi, che piace al Psg, a Lautaro che ha estimatori in Spagna, fino a Lukaku che alcuni club inglesi, tra cui il City, riportereb­bero volentieri in Premier. Compito dell’Inter convincere i big a credere ancora in un progetto che vedrà il ritorno di alcuni giovani dati in prestito, da Agoumé a Salcedo, per completare la rosa di elementi con ingaggi sostenibil­i. Non parliamo ovviamente di titolari ma di chi potrà sostituire alcuni giocatori a fine contratto. Il resto del mercato, con acquisti e cessioni dipenderan­no dal prossimo allenatore. Che dovrà raccoglier­e la pesantissi­ma eredità di Antonio Conte.

La società comprende la delusione del tecnico ma non può garantirne le ambizioni Una separazion­e senza liti e rancori, ma il distacco sarà traumatico per molti big

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A sinistra il numero 1 dell’Inter, Steven Zhang, 29 anni, al timone dal 2018; a destra Antonio Conte, 51 anni, sulla panchina nerazzurra dal 2019
ANSA Il presidente e l’allenatore A sinistra il numero 1 dell’Inter, Steven Zhang, 29 anni, al timone dal 2018; a destra Antonio Conte, 51 anni, sulla panchina nerazzurra dal 2019
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