La Gazzetta dello Sport

L’amarezza dei tifosi Contestazi­one in sede poi il faccia a faccia

La Curva Nord ha esposto due striscioni di protesta Dopo è stata ricevuta dai dirigenti e tranquilli­zzata...

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lla fine, c’è chi ha provato a prenderla con ironia. «E niente, è la storia dell’Inter: non riusciamo a goderci una gioia per più di due giorni». Questo è uno dei tanti commenti che hanno accompagna­to ieri il risveglio traumatico del mondo nerazzurro. Il “divorzio” annunciato sulla prima della Gazzetta ha fatto rumore dalle prime ore della giornata, creato sgomento e scompiglio nell’animo dei milioni di tifosi che fino all’altro ieri erano ancora ubriachi di gioia per essere tornati sul tetto di Italia. E avevano gli occhi ancora pieni

Adi sogni, per quello che Conte e i suoi ragazzi hanno dimostrato di poter fare e per quello che avrebbero potuto fare. Che invece non si farà. Almeno non insieme. Il tam tam ha fatto immediatam­ente il giro della città: messaggi sui social, gruppi whatsapp infuocati, tifosi inferociti con la società per la possibilit­à di perdere l’uomo che avevano accolto con scetticism­o ma che hanno imparato ad amare nelle ultime due stagioni. E allora una delegazion­e della Nord ha deciso di radunarsi in centro a Milano, sotto la sede del club in viale della Liberazion­e, per dimostrare il proprio disappunto e provare ad avere un contatto con la dirigenza. Nell’attesa, sono apparsi due striscioni di contestazi­one all’indirizzo della proprietà. «Zhang prenditi le tue responsabi­lità o lascia la nostra città». L’altro, invece, rappresent­ava la sintesi del pensiero dei tifosi nerazzurri davanti al possibile addio di Conte e di qualche cessione illustre. «Ridimensio­nare i campioni e da c….; Conte, staff e giocatori non si toccano». La firma, ovviamente, è della Curva Nord.Insomma, dalla festa alla contestazi­one in quarantott­ore. Perché il popolo interista si è sentito tradito da questo nuovo scenario di ridimensio­namento.

L’incontro

La dirigenza ha deciso poi di andare incontro alla richiesta dei tifosi, così una piccola delegazion­e è stata invitata e entrare in sede ed è stata accolta dagli a.d. Marotta e Antonello e dal d.s. Ausilio. I toni sono stati cordiali e i dirigenti nerazzurri hanno provato a rassicurar­e il tifo organizzat­o. Un faccia a faccia di una quindicina di minuti, per confermare che l’allenatore andrà via, ma pure per ribadire che il progetto andrà avanti e che la squadra resterà competitiv­a. E poi, rassicuraz­ioni sul futuro di Lukaku: Romelu non si tocca, resterà all’Inter e sarà uno dei perni del progetto futuro. E all’uscita dei tifosi sono spariti gli striscioni.

Gli umori del web

L’aria che si respirava ieri nella Milano nerazzurra era pesante. L’umore dei tifosi, nero. Come se avessero perso lo scudetto appena vinto, perché in molti hanno legato il successo al nome e al ruolo di Antonio Conte, come è stato facile intuire dalle reazioni web. Con il morale - e i toni - a scandire il passare del tempo. Si è passati dagli appelli a Conte per restare a quelli alla società per rivedere il programma sul prossimo futuro, come a provare a rinviare questo nuovo mini ciclone sul pianeta Inter. «Sembra tutto assurdo, tutto surreale», «Conte deve rimanere, altrimenti abbiamo fatto tutto per nulla»... e così via. Tutti dalla parte di Antonio, o quasi. Perché in fondo c’è anche chi si è detto «stupito dallo stupore, non sapevate che sarebbe finita così?». E la risposta laconica a quest’ultimo post è la sintesi perfetta della giornata più buia dell’era Conte. «Purtroppo lo sospettavo, ma è comunque una brutta botta. Peccato, si poteva vincere anche il prossimo anno». Già, perché la base c’è. Salvaguard­arla adesso diventa la prossima missione.

Rassicuraz­ioni Marotta, Ausilio e Antonello ieri hanno chiarito con i contestato­ri

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