VALORE D’IMPRESA: BRUCIATI 6 MILIARDI JUVE NELLA TOP TEN IRROMPE L’ATALANTA
Il rapporto Kpmg riflette la crisi: calo diffuso con l’eccezione dei bergamaschi che entrano per la prima volta tra i primi 32 club europei Sartori: «C’è bisogno di riforme strutturali»
Real Madrid, Barcellona e Manchester United si confermano sul podio, la Juventus torna tra le top 10, l’Atalanta entra per la prima volta nella classifica delle prime 32. Ma il dato che fa più riflettere, leggendo l’edizione 2021 del report “The European Elite” di Kpmg Football Benchmark, è la diminuzione di 6,1 miliardi di euro rispetto all’anno prima: i primi 32 club al mondo hanno bruciato 6,1 miliardi di valore d’impresa, a causa della pandemia. Ed è un danno solo parziale, visto che l’analisi si basa sui dati economico-finanziari all’1 gennaio 2021.
Metodo Kpmg
La misurazione del cosiddetto enterprise value (valutazione aziendale) viene effettuata dagli analisti della prestigiosa società di consulenza con il modello dei multipli del fatturato, correggendo il moltiplicatore con un algoritmo che pesa le caratteristiche del club, attraverso cinque parametri: profittabilità (rapporto stipendi-fatturato), popolarità (seguito sui social media), potenziale sportivo (valore della rosa), gestione diritti tv ed eventuali stadi di proprietà. Se negli anni precedenti la crescita diffusa del fatturato, voce-chiave del calcolo, aveva fatto da traino, quest’anno è stato proprio il crollo dei ricavi provocato dal Covid a far registrare, per la prima volta, una riduzione dei valori. Esaminando l’enterprise value aggregato dei primi 32 club, il trend era stato in costante salita: dai 26,3 miliardi del 2016 ai 39,7 del 2020. Nel 2021 la discesa a quota 33,6, appunto quel -6,1 miliardi che impressiona. A incidere le riduzioni dei diritti tv e il sostanziale blocco degli incassi allo stadio, mentre i proventi commerciali sono leggermente aumentati, grazie soprattutto agli accordi firmati prima che scoppiasse l’emergenza coronavirus. Un’emermilioni, genza che ha impattato sulla redditività delle squadre: solo 7 su 32 hanno conseguito un utile contro le 20 della stagione precedente.
Lo United scende
Tutte quante, di conseguenza, hanno visto ridursi il loro valore d’impresa: le prime tre hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 16%, il 10% e il 20%, con valutazioni che oscillano dai 2909 milioni di euro del Real ai 2661 del Manchester United, sorpassato dal Barcellona secondo (2869) e tallonato dal Bayern (2621) che perde solo il 9%. La Juventus, a quota 1480 guadagna un posto a scapito dell’Arsenal ma la sua valutazione si decrementa del 15%. In calo, ovviamente, pure le altre italiane: -11% l’Inter a 877 milioni, -18% il Napoli a 485, -19% il Milan a 427, addirittura -33% la Roma a 405, -9% la Lazio a 298. In controtendenza c’è l’Atalanta, new entry della classifica di Kpmg: 24a a quota 364 milioni. Il club di Percassi, scrivono gli analisti, ha beneficiato degli «impressionanti risultati ottenuti negli ultimi 5 anni dentro e fuori dal campo, con il secondo rapporto più basso tra stipendi e ricavi (49%, dietro al Tottenham col 46%) e il profitto più elevato (51,7 milioni) tra i 32 club».
Deficit pazzesco
Kpmg ha pure realizzato una stima sull’impatto su larga scala del Covid. Nel 2019-20 i club di massima divisione di tutte le 55 federazioni affiliate all’Uefa hanno subito una diminuzione di 2,5-2,7 miliardi dei ricavi operativi. E se si prendono gli 80 club che hanno reso pubblici i bilanci, la perdita netta è di 2,04 miliardi: questo campione del 10% delle circa 700 squadre delle prime divisioni europee ha accumulato un deficit superiore al precedente record negativo di -1,7 miliardi registrato nel 2010-11, prima dell’introduzione del fair play finanziario. Siamo dentro una crisi epocale che richiede interventi strutturali per questa industria, come spiega Andrea Sartori, global head of sports di Kpmg e autore del report: «Nell’ecosistema calcistico sono necessarie riforme con un approccio olistico, coinvolgendo tutte le parti interessate. La revisione della governance e della redistribuzione del potere, la riduzione dei format dei campionati e la razionalizzazione dei calendari, l’equilibrio tra il merito sportivo e la prevedibilità finanziaria, la creazione di campionati regionali e la riprogettazione del fair play Uefa concentrandosi su meccanismi di controllo dei costi più rigorosi: queste sono alcune delle riforme da considerare per il bene del calcio».