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L’ex tecnico Juve ha scoperto la differenza tra teoria e pratica. Ora la gavetta, però è tra i nomi per il Sassuolo Il sorriso con la Coppa

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ndrea Pirlo ha cercato il calcio che aveva in testa, ma non l’ha trovato. Ha vinto quanto basta per non considerar­e un fallimento la sua prima stagione da allenatore della Juve, però la Supercoppa, la Coppa Italia e il quarto posto non gli sono serviti per evitare l’esonero. Troppo acerba la sua idea di gioco, la Juve non poteva permetters­i un altro anno sull’ottovolant­e dell’incertezza, un po’ su e un po’ giù a seconda dei momenti.

L’indetermin­atezza

L’ha spiegato Pirlo stesso domenica notte a Bologna: «Fare teoria a Coverciano e poi metterla in pratica non è la stessa cosa». Un conto sono i libri, le tesi al Supercorso con Ulivieri, e un’altra questione è il campo. Pirlo si è scottato con la bella intenzione del gioco “fluido” e “posizional­e”. Ha inseguito Guardiola sul tema del superament­o dei ruoli, ma Guardiola allena da 14 anni, ha avuto Johan Cruijff come maestro e ha cominciato dal Barcellona B. E poi Guardiola è un caso unico,

●La foto postata su Instagram da Pirlo dopo la vittoria in Coppa Italia: la sua ultima foto felice da tecnico della Juve non replicabil­e, un vero predestina­to. Eppure non tutto è da buttare, nel campionato di Pirlo. In Serie A la sua Juve è stata seconda soltanto al Sassuolo alla voce possesso palla medio (57% contro 61%) ed è risultata la squadra con la percentual­e più alta di passaggi riusciti in assoluto (88%) e di passaggi riusciti nella metà campo avversaria (84%). Traduzione: Pirlo ha provato a giocare il calcio propositiv­o che aveva e ha in mente, ma il tentativo è abortito. La Juve nel suo insieme ha sempre trasmesso l’idea di un ibrido, di “vorrei, ma non ci riesco”. L’alternanza di sistemi, 4-4-2 in fase difensiva e 3-5-2 in possesso, non ha creato un’identità. Pirlo si è impantanat­o nell’indetermin­atezza, però ha diritto ad altre chance.

Che cosa fare

La sua strada è obbligata, dovrà ripartire più in basso. Potrebbe venirgli in soccorso il Sassuolo, per sostituire De Zerbi. Ieri l’a.d. neroverde Carnevali non ha escluso né confermato la possibilit­à: «Pirlo è giovane e bravo, ma stiamo facendo valutazion­i anche su altri». Potrebbe ricomincia­re da una B di livello. Il suo amico Pippo Inzaghi, quando fallì il debutto come allenatore dei grandi al Milan, scese in Lega Pro al Venezia e lo riportò in B. Un necessario bagno di realtà. A nostro parere Pirlo dovrà ricalibrar­e lo staff, troppo agitato. Nei silenzi degli stadi vuoti, la maschera immutabile di Pirlo, davanti alla panchina, strideva con le grida continue dei suoi collaborat­ori. A volte sembrava che Pirlo fosse sopraffatt­o da tanto baccano. Faccia da sé e urli soltanto lui, se è il caso. E l’imperturba­bilità ostentata non è un valore. È consentita quando si ha un certo vissuto alle spalle, ma il Pirlo allenatore dietro di sé aveva il vuoto. 2’14”

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