NICOLÒ SCALPITA «IO, LA ROMA E MOU VOGLIO DIMOSTRARE QUANTO VALGO»
Il nostro settimanale domani in edicola
Scalpita. Lo dice una, due, tre, cento volte. Nicolò Zaniolo non vede l’ora di ricominciare. Riprendersi quello che è suo, la Roma. «Ho passato l’inverno in tribuna sperando, ogni domenica, che il mister si girasse e mi chiamasse, sebbene sapevo fosse impossibile...». E ora che il professor Fink, il mago del crociato, ha pronunciato la fatidica parola «guarito», non sta più nella pelle. Per fortuna, tra un mese e qualche giorno (quello giusto dovrebbe essere il 4 luglio a Trigoria), sarà in ritiro con la sua Roma e il peggio archiviato. Lì finalmente, la realtà supererà l’immaginazione.
Lacrime e foto
Lo incontriamo all’ombra del Colosseo, per scattare la cover del prossimo Sportweek, in edicola domani con la Gazzetta. E il nostro pomeriggio è più divertente di quanto pensassimo. Simpatico e a suo agio davanti all’obiettivo. Veloce e misurato durante l’intervista. Nicolò è top, per dirla in giovanilese. Un ragazzo, con le spalle del gladiatore. Che sa piangere e raccontarlo. «L’ultima volta che l’ho fatto ero ad Amsterdam». Per Olanda-Italia di Nations League, il 7 settembre 2020, «la volta in cui mi sono rotto il crociato del ginocchio sinistro», 8 mesi dopo il destro. L’ultimo libro che ha letto... è il prossimo: «I quiz per la patente». L’ultimo messaggio che ha mandato,
Il talento giallorosso si confessa a Sportweek «Un onore per noi avere un allenatore così» José e la felicità
Non è da tutti cadere e rialzarsi. Per farlo ha dovuto toccare il fondo, la disperazione, ma poi ha tirato fuori il coraggio e la forza dei grandi. Ci racconta quel dolore da pelle d’oca. La fatica, la paura, i pensieri brutti. Ma anche gli obiettivi e l’affetto dei tifosi che lo hanno portato sin qui. La felicità ha poche lettere, ma magiche: Roma di Mou. Con un grande allenatore e uguali prospettive, il ritorno in campo è ancora più bello. E tutto da scrivere. Si sentono spesso, quasi tutti i giorni. Lo Special One adora i giovani e ha detto subito che Zaniolo non si tocca. Anzi, se lo coccola e lo sprona ad allenarsi, a non mollare di un centimetro. Nicolò non chiede altro: «Siamo gasati, non vediamo l’ora di dimostrargli quanto valiamo. È un grande allenatore, ha vinto tanto. Per me è un onore essere allenato da lui. Non vedo l’ora». Intanto lavora, ogni mattina al Kinemove center di Pontremoli, per arrivare in forma, come vuole il mister. «Le mie vacanze saranno a casa con i miei, tra La Spezia e Porto Venere. Al mattino allenamento, al pomeriggio gli amici» ci aveva detto. Ed è già lì, a casa con i suoi. E la palestra: sono otto mesi che ci va, ma non si lamenta.
Lettere e scale
È stata una salita, ma non si è mai sentito solo. Ha letto tanto: lettere e messaggi, di auguri, sostegno, speranza. Di amici, parenti, compagni, allenatori e sconosciuti. Tra questi, Ancelotti, che ci è passato prima di lui «e che ha provato a consolarmi e a sdrammatizzare: ai miei tempi la medicina non era così forte». Nicolò si racconta, senza dimenticare Fonseca. Senza tralasciare la scala delle priorità e la passione per la musica che ti fa sentire l’estate anche quando fuori è inverno. Senza nascondere i difetti con annesse cavolate: «Devo migliorare, lo so. Ma si diventa uomini anche sbagliando». E senza tacere anche l’ultima amarezza: l’Europeo svanito.
Italia, tifo per te
È qui che Nicolò fa gol e arriva al cuore. «L’Italia viene prima di me» dice quando gli chiediamo come si fa a rinunciare alla Nazionale, all’obiettivo che lo ha rimesso sulle gambe e motivato per lunghi otto mesi di stampelle e riabilitazione. L’ha inseguito e ci ha sperato, ma ha dovuto arrendersi alle scelte del cittì Roberto Mancini, che lo ha lasciato a casa seppur con dispiacere e dopo averlo seguito in questa seconda salita. «Ho capito la scelta del mister» dice. Ed è convincente, sebbene non sia stato facile digerire il no. «Gioca chi se l’è meritato sul campo. Io sono stato mesi davanti alla tv. E ora sarò il loro primo tifoso». Ancora davanti alla tv, ma per poco. Ecco, dopo aver saputo gestire gli sgambetti della vita, Nicolò ha imparato l’arte della pazienza e (anche) a mettere gli altri davanti a sé. Del resto il suo obiettivo era tornare migliore di prima. E se il buongiorno si vede dal mattino... Bentornato Nicolò.