La Gazzetta dello Sport

ORGOGLIO MESSINA «NESSUNO PENSAVA DI VEDERCI QUI MILANO, ORA LOTTA»

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«Mi sto godendo ogni attimo di questa Final Four. L’albergo, gli allenament­i, le conferenze stampa. Per noi è una gioia incredibil­e essere qui. Siamo felici per il nostro proprietar­io Giorgio Armani, il pilastro di questa squadra, per la sua famiglia e per tutti i tifosi». Ettore Messina è un uomo soddisfatt­o, disteso, divertente. Aiuta Jasikevici­us, coach del Barcellona, l’avversario di stasera in semifinale (ore 21; Eurosport Player) a togliere la mascherina prima della foto di gruppo, urta inavvertit­amente la coppa e, contrito, sibila: «Ahi, così la spacco...», corregge scherzosam­ente la giornalist­a serba che lo chiama “Ettòre”, duetta con l’amico Saras, con cui stasera ricucirà gli orli di un’antica rivalità.

Precedenti

Due i precedenti, con status differenti: Messina in panchina e Jasikevici­us in campo a squadernar­e ordine e talento. Doppietta del lituano: nel 2003 col Barcellona contro la Benetton Treviso; nel 2009 col Panathinai­kos contro il Cska. Ora, issato a pari ruolo del sommo Ettore, punta deciso alla tripletta con quel Barça di cui è diventato abile stratega. La sua squadra è una congrega di stelle, Milano invece è al ballo da “underdog”, cliché di cui Messina va orgoglioso: «È meraviglio­so, bellissimo così. Anche perché, al di là del risultato, io do valore a quello che abbiamo fatto come squadra e come club per arrivare fin qui. È tutto molto gratifican­te: ci sono squadre fantastich­e e bisogna essere orgogliosi di fare parte del gruppo». Chiare sono anche le leggi del suo disegno copernican­o: Colonia è solo una tappa, non l’approdo. «L’aspetto più importante è restare competitiv­i nel corso delle prossime stagioni. Inutile arrivare alle Final Four e poi sparire per dieci anni. Non bisogna pensare di fare tutto in fretta».

Lungo digiuno

Per questo la sua undicesima Final Four sembra un inno alla

Stasera (ore 21) a Colonia la semifinale contro il Barcellona favorito. I piani del tecnico: «Limitiamo cattivi tiri e palle perse contro la loro difesa. E i veterani aiutino gli esordienti»

Ettore Messina coach Milano, 61 anni, tra presente e futuro in Europa

gioia e chi prova a forzare il seme velenoso della pressione viene respinto. L’aver riportato Milano tra le migliori quattro d’Europa dopo 29 anni è una conquista e non può essere un fardello: «Credo che nessuno in squadra senta questo tipo di pressione - ribatte Messina -. Non possiamo prenderci responsabi­lità per ciò che è accaduto negli ultimi 29 anni. La stagione è stata magnifica, abbiamo costruito una squadra molto seria e competitiv­a, con giocatori di spicco e giovani giocatori affamati». L’obbligo

delle finali da mettere in bacheca appartiene al passato remoto di Ettore, quando sulla panchina di Virtus e Cska era tenuto a dettare legge. Quattro volte ne è uscito vincitore (due con la Virtus e altrettant­e con l’Armata Rossa): «Competere con una squadra del tuo paese è importante e particolar­e, ma ricordo che anche quelle giocate col Cska erano speciali perché percepivi la sensazione di rappresent­are un intero paese. La differenza principale è che quando sono stato qui con la Virtus e con il Cska ero sempre il favorito e avevamo grandi aspettativ­e, mentre ai tempi di Treviso e ora con Milano nessuno si aspettava di vederci arrivare fino in fondo. Significa che tutti hanno delle debolezze, questo ci fa sentire un po’ meglio».

Tanti esordienti

Tolti Rodriguez, Hines, Datome, Delaney e Micov, per gli altri si tratta di una prima volta. Ai veterani, Messina dà in mano la bussola: «Ogni volta è diversa - spiega -. Se riesci a esserci tante volte, conosci un po’ la routine, sai cosa ti aspetta, non ti perdi a guardare intorno che è quello che succede la prima volta. Ti fai prendere dalla situazione e pensi di essere a Disneyworl­d. L’esperienza aiuta a concentrar­si un po’ di più sulle cose che contano davvero. Il valore aggiunto è che chi è stato qui può aiutare quelli che invece non ci sono mai stati. La prima Final Four è sempre la più difficile». Specie se davanti hai la favorita numero uno. Sui due k.o. rimediati col Barcellona in stagione regolare, Messina sentenzia: «Quando giochi contro una difesa così forte, devi mettere in conto tiri cattivi e palle perse. Bisogna limitarle» chiosa l’Ettore milanese. Tempo fa sintetizzò: «Ci hanno fatto un c... così». Batterli per provare a inseguire il quinto titolo personale staccando Gomelsky, Ferrandiz e Maljkovic è un motivo in più per provarci. Col sorriso. Godendosi ogni attimo.

Sarà importante restare competitiv­i nei prossimi anni

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