Rimpianto e richiamato Allegri convince la Juve, i tifosi e... gli avversari
l tempo è galantuomo”, diceva quel galantuomo di Azeglio Vicini quando la sua Nazionale non riuscì a vincere il Mondiale. E infatti, a distanza di trentuno anni, parliamo ancora delle “notti magiche” di Italia ‘90, sperando che il suo ex allievo Roberto Mancini riesca, come lui, a guidare gli azzurri ad altrettante vittorie nelle prime tre partite a Roma. lui faceva indigestione di calcio in tv, anche Sarri ha vinto il campionato, ma senza il bel gioco sognato da tutti e soprattutto senza nemmeno sfiorare la Champions. Pirlo ha fatto ancora peggio, perché si è dovuto accontentare di due coppe, portando la Juventus al quarto posto soltanto grazie al Verona che ha raggiunto il Napoli sull’1-1. E così, due anni dopo, anche i tifosi che mugugnavano, da Chiavenna a Barletta, ora applaudono il suo ritorno, mentre il presidente Andrea Agnelli ammette, sia pure indirettamente, di avere sbagliato a liberarlo con un anno di anticipo sulla scadenza del suo contratto.
Basterebbe questa doppia investitura, della società e del pubblico, per approvare la decisione di (ri)puntare su Allegri, ma ci sono altre testimonianze, all’interno e all’esterno della Juventus, grazie alle quali si capisce che questa scelta piace a tutti. Rabiot è stato il primo a uscire allo scoperto, ricordando che scelse la Juventus proprio perché la guidava Allegri. Mentre Galliani, dieci anni dopo l’ultimo scudetto del Milan, con Allegri in panchina, nell’intervista di sabato scorso sulla “Gazzetta” ha sottolineato che la Juventus ha preso il miglior allenatore “pronto per i primi tre-quattro club d’Europa”. Verissimo, perché Allegri ha l’eclettismo di Lippi, il buon senso di Ancelotti e la
La prova che due anni di assenza non hanno offuscato le sue qualità tecniche e umane è stata offerta dal Real Madrid e dall’Inter, visto che Allegri era considerato il favorito per sostituire Zidane ed era stato a cena con Marotta, la sera prima di ufficializzare il suo accordo con la Juventus. A questo punto toccherà a lui dare ragione a tutti, con la forza delle proprie idee sempre chiare. E quindi è fin troppo facile ipotizzare che Dybala sarà la prima pietra della sua nuova Juventus, più intoccabile di Ronaldo, indispensabile come Locatelli e un nuovo difensore. Perché Allegri sa che le vittorie si ottengono con l’equilibrio e la concretezza, sempre più importanti delle percentuali sul possesso-palla o sui passaggi riusciti, come ha dimostrato il Chelsea di Tuchel nell’ultima lezione europea al favoritissimo Manchester City del maestro Guardiola.