Ataman, Eurolega un po’ italiana «Cresciuto in A, eravate il top»
affamati in egual misura: vogliono sgomitare in quello che è considerato il miglior campionato d’Europa. Al tricolore, la sua Siena, non arriva, ma conquista la Saporta nel 2002 e le final Four di Eurolega l’anno dopo. A Barcellona già imperversa con il suo mantra «vinciamo noi», ma deve lasciare sul tavolo la semifinale contro la Benetton Treviso di Messina, staccando un terzo posto. La nostalgia della Turchia è però troppo forte e Ataman fa ritorno in patria, per ripresentarsi sul nostro palcoscenico tre anni dopo. Alla Fortitudo. Stagione 2006-’07, quella della sciagurata gestione Martinelli che prelude al disastro Sacrati. Ataman sostituisce Frates, ma dura 16 partite in cui fa avanti e dietro da Istanbul appena possibile per questioni personali. Sui canali social di Eurolega ricorda con nostalgia quegli anni che gli donarono uno status internazionale: «A Siena fu un periodo molto intenso e bello. La città, i tifosi: tutti vivevano per la pallacanestro. Sono orgoglioso di aver contribuito a elevare la Mens Sana da club di medio livello a un piano superiore». Il ritorno in Turchia, nell’estate 2003, invece lo rimpiange: «Fu un grave errore. Allora l’Italia era al top, tra Bologna, Siena e Treviso. Avevo in ballo un discorso con la Virtus Bologna, li attesi un mese, ma la società era alle prese con problemi finanziari». L’attrazione verso il nostro Paese non s’è mai sopita. Figlio di ricchi commercianti, da ragazzo, a Istanbul, frequenta il liceo italiano. La scorsa estate invece viene cooptato nella proprietà di Torino dall’amico Sardara. Della questione però non vuole parlare, nella notte del trionfo, quando manda un saluto colorito nella nostra lingua e se ne va.