Dupasquier, la procura indaga sull’incidente
Il pm di Firenze ricostruirà la dinamica grazie alle immagini video. Il compagno di squadra è sotto choc
Marco è morto a 47 all’ora in una pista sicura. Questo è il motociclismo
Il giorno dopo è quello dei mille perché senza risposta. La sola, drammatica certezza, è che il corpo di Jason Dupasquier giace in una cella frigorifera dell’ospedale Careggi di Firenze, dove il 19enne pilota del team Prüstel è deceduto domenica per le gravi lesioni riportate nella caduta nel finale della qualifica della Moto3, venendo travolto e colpito alla testa e al torace da Ayumi Sasaki e Jeremy Alcoba che lo seguivano. Il pm Alessandro Piscitelli della Procura di Firenze ha disposto un esame esterno del corpo, e solo se dovessero emergere dubbi, farà eseguire l’autopsia. Come da prassi, è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo, per il momento a carico di ignoti, con la dinamica dell’incidente che potrà essere ricostruita grazie ai video delle telecamere, soprattutto di quella con vista laterale mai mostrata. A Firenze restano i genitori di Jason, mamma Andrea e papà Philippe, ex crossista e oggi rappresentante della KTM in Svizzera, mentre è rimasto a Friburgo il fratello Bryan, 16 anni e anche lui pilota nella neonata serie propedeutica Northern Talent Cup. Con i genitori anche Florian Prüstel, il titolare del team tedesco con cui lo scorso anno Jason ha debuttato nel Mondiale: una prima stagione complicata, mai a punti, prima del cambio di passo in questo avvio, sempre a punti. A Firenze si è visto anche Tom Lüthi, pilota di punta della Svizzera. «Sembra impossibile credere a quello che è successo. Che non ci sei più. Ti ringrazio perché mi hai dato la possibilità di accompagnarti in questi anni come amico e pilota. Abbiamo condiviso momenti divertenti e altri difficili. Il tuo entusiasmo e il tuo sorriso rimarranno sempre con noi» lo ha salutato.
Correre o no?
I camion del team domenica hanno lasciato il Mugello per Barcellona, dove nel weekend si correrà il GP di Catalunya. Mezzi e staff tecnici saranno in circuito, ma non è ancora chiaro se il team prenderà il via. Di sicuro Jason non sarà sostituito immediatamente, ma preoccupano anche le condizioni psicologiche di Ryusei Yamanaka, il suo compagno, sotto choc.
Perché quel minuto?
Nella giornata del dolore si è anche accesa la discussione sulla disputa delle gare. «Pen- so che sarebbe stato più giusto sentire il parere dei piloti – in- terviene il presidente della FMI, Giovanni Copioli —. Sono convinto che la maggioranza avrebbe deciso di gareggiare. I piloti spesso preferiscono cor- rere per esorcizzare questi tra- gici eventi». A essere unanimemente condannata è stata però la decisione di osservare un minuto di silenzio prima del via della MotoGP. «Dovrebbero abolirlo, c’è già la tragedia, a cosa serve? – è il pensiero di Paolo Simoncelli — Penso alla famiglia, è terribile, ho conosciuto il babbo di Jason nel 2017 al Cev, Fabio Balducci, il mio capotecnico nel campionato spagnolo, ci aveva corso contro nel cross. Sento tante polemiche, ma questo è il motociclismo. Marco è morto a 47 orari in una delle piste più sicure del mondo, bisogna convivere con tutto questo». 2’37”