Fine pena per il boss Brusca Il killer di Capaci è in libertà
Ha lasciato il carcere dopo 25 anni, per fine pena, il boss mafioso Giovanni Brusca, fedelissimo del capo dei capi di Cosa Nostra, Totò Riina, prima di diventare un collaboratore di giustizia ammettendo, tra l’altro, il suo ruolo nella strage di Capaci (azionò il telecomando) e nell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. Secondo la notizia, anticipata da L’Espresso, Brusca, oggi 64enne, ha lasciato il carcere di Rebibbia, a Roma, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna. Sarà sottoposto a controlli e protezione e a quattro anni di libertà vigilata, come deciso dalla Corte d’Appello di Milano. Brusca è stato scarcerato per effetto della legge del 13 febbraio del 2001, grazie alla quale per lo Stato italiano ha finito di scontare la pena. Avendo scelto di collaborare con la giustizia, ha ottenuto gli sconti di pena. Il ritorno in libertà di Brusca accende le polemiche. «È una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione, in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere. E non vorrei che si godesse le ricchezze sporche di sangue», è il parere di Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia nel 1992. «È un’offesa per le persone che sono morte. Secondo me dovevano buttare via le chiavi», commenta Giuseppe Costanza, l’autista di Falcone scampato alla strage di Capaci.«È comprensibile che possa fare impressione il suo ritorno in libertà, ma un conto è la condanna morale, un conto quello che prevede l’ordinamento giuridico», spiega l’ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia.