La Gazzetta dello Sport

Mbappé, CR7 e gli altri All’Europa serve luce

- di Alessandro de Calò @RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Griezmann lo chiama Kiki e a lui non piace ma sopporta perché un assist, un velo, un’intesa geniale fanno sempre comodo. Kiki è Mbappé il centro di gravità del calcio in arrivo, il fenomeno annunciato dal Mondiale vinto a 19 anni ma ancora in attesa dello scatto sul traguardo della definitiva consacrazi­one. Nell’ultima Champions, l’asso della banlieue parigina ha ricordato a tutti con un paio di giocate marziane quello che è capace di fare.

Poi ha perso qualche colpo. Si è lasciato sfuggire un campionato francese e adesso riappare – dopo 42 gol non banali in 47 partite col Psg – sul palcosceni­co più importante di una stagione infinita. Mbappé è la stella filante dell’Europeo, gli altri stanno in coda. Compreso Cristiano Ronaldo, sua maestà, che a 36 anni suonati difende il titolo e la posizione con le unghie e la pancia a tartaruga. Non sappiamo ancora se i 36 gol timbrati nelle 44 apparizion­i con la Juve siano davvero gli ultimi in bianconero. Non sappiamo se CR7 raggiunger­à Kiki a Parigi oppure se ci sarà un passaggio di testimone verso la voragine che Cristiano ha lasciato aperta nel Bernabeu. Magari a loro è già tutto chiaro e ce lo tengono nascosto. O forse no. Di sicuro tra dieci giorni saranno in campo, uno contro l’altro, con Francia e Portogallo, due super candidate al trionfo. È abbastanza semplice mettere giù la griglia di partenza delle favorite al titolo. Con le due finaliste del 2016 ci sono le solite, Germania, Inghilterr­a, Belgio. Più indietro troviamo la Spagna, l’Olanda, l’Italia. E poi le possibili sorprese, dai croati ai danesi, dai polacchi ai turchi. Mi sembra più complicato dire adesso quali saranno le vere stelle dell’Europeo, chi si accenderà nel momento giusto. Mbappé non può nasconders­i.

Ronaldo ha già chiarito, è come se questo fosse il suo primo torneo continenta­le. Invece è il quinto, potrebbe essere l’ultimo: nei grandi appuntamen­ti Cristiano si esalta. È una certezza. Ma gli altri, le altre stelle, i possibili uomini-simbolo? Aspettiamo­ci sorprese. L’Europeo, storicamen­te, è uno strano animale. Nessuno aveva pensato, al tempo, che Danimarca e Grecia potessero prendersi la Coppa. E alzi la mano chi aveva previsto che il miglior giocatore dell’edizione 2016 sarebbe stato Dimitri Payet, francese d’oltremare. Abbiamo perso le tracce anche di Eder, l’uomo venuto dalla Guinea Bissau che ha cambiato la storia del Portogallo segnando il gol-partita nella finale di Parigi. Eroi per caso. Adesso siamo davanti a un importante cambio generazion­ale. Esiste un gruppo di campioni che può trovare lo stato di grazia giusto per prendersi il palcosceni­co. Credo ci sia un’energia molto positiva che spinge Lukaku oltre allo scudetto stravinto con l’Inter verso un’importante dimensione internazio­nale. Harry Kane deve recuperare un po’ di terreno perduto, puntando al traguardo di Wembley. De Bruyne e Hazard sono malconci, ma se staranno bene sarà musica. Griezmann, Pogba, Modric e Kimmich devono far valere la differenza del loro talento. Quella del riesumato Benzema è una sfida appassiona­nte. Bale può diventare un’arma impropria. Lewandowsk­i non si tirerà indietro. Ci aspettiamo un super Europeo dai nostri Barella, Insigne e Chiesa. Terremo i nasi puntati sui giovani, sui raggi di sole che possono arrivarci dai vari Foden e Mount, Gnabry e Pedri, Havertz e Joao Felix. Però, in questo Europeo di transumanz­e, c’è da seguire anche il percorso lanciato di Bruno Fernandes (in Italia era una triste riserva, pensa te) e di Kanté, il mediano tuttofare del Chelsea, migliore in campo nell’ultima finale Champions. Sarà lui l’uomosimbol­o? Beh, se i geni resteranno spenti, rischia proprio di diventarlo.

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Che gallo Kylian Mbappé, 22, stella della Francia e del torneo

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