Tocca a Lukaku risolvere l’enigma Belgio
Spesso favorito, n° 1 Fifa, mai vincitore Senza De Bruyne, è Lukaku il centro di gravità: anche il re Filippo lo ha omaggiato
Il Belgio è primo nel ranking Fifa, la classifica a punti che mette in fila le nazionali del mondo. È una squadra che piace, densa di talenti, e fa capolino nei pronostici un passo dietro la Francia. Eppure il passato non aiuta, la bacheca è quasi vuota. I Diavoli Rossi non hanno mai vinto né un Mondiale né un Europeo. Vantano soltanto la medaglia d’oro al torneo di calcio dell’Olimpiade di casa, ad Anversa, nel 1920, centouno anni fa, preistoria. Quante volte abbiamo detto «Belgio tra le favorite» e quante volte il Belgio è rimasto a secco? Tante, e il rischio ricaduta esiste.
Problemi
L’altro giorno Dries Mertens ha regalato agli uditori una riflessione interessante: «Abbiamo perso un po’ di esperienza, preferirei che Kompany, Dembélé e Fellaini fossero ancora con noi». Kompany ha smesso e allena l’Anderlecht, Fellaini e Mousa Dembelé sono “dispersi” in Cina. Tutti e tre erano in gruppo al Mondiale 2018 quando il Belgio arrivò terzo. La nazionale del c.t. spagnolo Alberto Martinez è volata ieri a San Pietroburgo per la partita di stasera contro la Russia. Sull’aereo non sono saliti né Kevin De Bruyne né Axel Witsel. De Bruyne, giocatore simbolo del Manchester City, porta ancora i segni dello scontro con Rudiger nella finale di Champions: più della frattura del naso preoccupa quella di una parte dell’orbita oculare sinistra, Kevin sente ancora dolore e prova fastidio se la luce del sole è forte, ma forse ce la farà per la seconda gara, contro la Danimarca. Witsel è alle prese con la riemersione dalla rottura di un tendine d’Achille, a gennaio con il Borussia Dortmund, e Martinez per prudenza lo tiene fuori. De Bruyne e Witsel avrebbero dovuto formare la coppia di centrocampisti centrali. Saranno sostituiti da Tielemans e Dendoncker. Il c.t. Martinez ostenta sicurezza: «Siamo impazienti di cominciare, ci sentiamo competitivi». In attacco, dietro Mertens scalpita il 19enne Jeremy Doku, ma pensiamo che Martinez si affiderà all’esperienza del primo.
Troppi viaggi
Il Belgio sconta il fatto che Bruxelles, la capitale del Paese, non sia stata scelta come città sede di partite dell’Europeo. Doveva essere costruito uno stadio nuovo, l’Eurostadium, ma non è successo, e il vecchio Heysel, per quanto rifatto in funzione dell’Europeo del 2000 e rinominato “Re Baldovino”, non è stato giudicato idoneo. Così il Belgio ha deciso di fare base a Tubize, nel centro d’allenamento dei Diavoli Rossi vicino a Bruxelles, e da lì si muove. Nella prima fase giocherà due partite a San Pietroburgo in Russia e una a Copenaghen in Danimarca. La stampa belga ha conteggiato i chilometri da affrontare per le prime tre gare: sono 7.582, una faticaccia.
L’uomo forte
Senza De Bruyne e Witsel, e con Eden Hazard a scartamento ridotto per i tanti infortuni in stagione, il Belgio farà massa critica attorno al suo colosso, Romelu Lukaku. Il centravanti dell’Inter ha appena toccato i 60 gol in Nazionale, e con sole 93 presenze, una media notevole. Zlatan Ibrahimovic, il suo grande rivale, di gol con la Svezia ne conta 62. A Lukaku basta una doppietta per raggiungerlo. Intervistato da una tv belga, con domande secche tipo “questo o quello?”, Romelu ha detto: «Fra me e Ibra scelgo sempre me stesso, tutti i giorni della settimana». Parole dolci per l’Inter: Chelsea o Inter? «Inter. Qui ho vinto un titolo, il mio sogno da bambino. In questa squadra ho avuto successo, nell’altra ho fallito». Lukaku è finito lungo alla domanda: Drogba o Maradona? «Drogba. L’ho visto e mi ha fatto sognare». Giovedì Filippo re del Belgio è andato a trovare la squadra in ritiro e ha avuto un rapido scambio di battute con ogni giocatore. Quando si è trovato di fronte Lukaku, il re ha mimato l’esultanza tipica del centravanti, con le dita delle mani rivolte al cielo. Una scena potente: re Filippo e re Romelu.