La Gazzetta dello Sport

LA NOTTE CHE MERITAVAMO

- di Andrea Di Caro

Nessun dorma, ci ha ricordato prima del fischio di inizio Andrea Bocelli, e nessuno ha dormito. Né la bellissima Italia di Roberto Mancini, che ha confermato tutto il buono che le abbiamo riconosciu­to nel corso della lunga striscia di risultati positivi, arrivata ora a 28. Né il pubblico dell’Olimpico: erano in 16 mila, di cui quasi 3.000 turchi, ma hanno cantato, gioito, esultato, festeggiat­o e si sono fatti sentire come se lo stadio fosse stato pieno. Non ha dormito l’Italia davanti alla tv, stavolta non per ascoltare un bollettino sui contagi, ma come ai bei tempi: una pizza, una birra, una bandiera tricolore da stringere tra le mani e quell’entusiasmo, quella adrenalina, quella fratellanz­a che solo la Nazionale riesce a regalare.

Nessuno ha dormito, non era possibile farlo neanche prendendo dosi massicce di sonnifero. È un anno e mezzo che aspettavam­o questa partita, simbolo di ripartenza e di ritorno alla normalità dopo uno dei periodi più bui della nostra storia recente.

Non possiamo ancora dire che siamo fuori dal tunnel della pandemia, ma per una notte questa notte di sogni di Europei e di campioni - l’abbiamo messa alle spalle e non vedevamo l’ora. Sì, certo, i tifosi allo stadio erano con le mascherine, chi ha visto la partita a casa con gli amici pure, ma ieri davano meno fastidio, meno ansia, meno rabbia. Uno stadio riaperto, i fuochi di artificio, le bandiere, i tifosi che cantavano, le voci dei calciatori che finalmente non rimbombava­no nel deserto. Senti che bel rumore, come direbbe Vasco. E che meraviglia risentire dalle finestre aperte, per una estate ormai arrivata, quell’urlo: goooooool!!! Ripetuto tre volte grazie a Ciro, Lorenzo e... Merih: chiamiamo per nome pure Demiral, autore dell’autogol che ci ha dato il vantaggio, come se fosse un fratello d’Italia pure lui, ricordando la frase in

Mediterran­eo di Salvatores «italiani e turchi, una faccia una razza». E come quel film, anche questo esordio agli Europei è stato da Oscar. Meglio non si poteva proprio cominciare: grande risultato, grande prestazion­e, grande gruppo.

Partiamo dal risultato: 3-0 tondo e meritatiss­imo.

Se l’autostima dei nostri Azzurri era già alta dopo aver messo insieme 27 risultati positivi, vincere la gara d’esordio in questo modo rappresent­a un ulteriore slancio, che non deve farci sentire già favoriti o addirittur­a in finale a Wembley, perché il percorso è lungo e pieno di difficoltà. Però dimostra che l’Italia sta bene di testa e di gambe, che ha una gran voglia di stupire, di divertire e divertirsi.

Quindi la prestazion­e: la squadra ha giocato bene è stata aggressiva e paziente, ha

scardinato una difesa chiusissim­a, il punto di forza della Turchia. Donnarumma non ha quasi sporcato i suoi guanti, c’è stata una marea azzurra, crescente e inarrestab­ile quando la palla nel secondo tempo ha iniziato a girare in modo sempre più veloce, da destra a sinistra e viceversa, con la capacità continua di liberare l’uomo. La partecipaz­ione è stata corale: difesa alta con Bonucci e Chiellini anche in fase di attacco; Florenzi e Spinazzola a spingere sulle fasce e sovrappors­i agli esterni offensivi; Locatelli e Jorginho a spostare il baricentro sempre più avanti e dare geometrie; Barella a regalare i consueti coraggiosi strappi; i due genietti Berardi e Insigne a cercare pertugi tra le ventidue gambe turche schierate a difendere la porta; davanti a tutti Immobile a fare a sportellat­e e chiudere la partita sul 2-0 prima che Insigne regalasse il colpo migliore del suo repertorio, il tiro a giro, al termine di un’azione in stile rugby.

Infine il gruppo: unito, composto da giocatori che tra loro davvero sono amici e solidali.

Belotti da bordo campo che corre ad abbracciar­e Immobile è uno dei fotogrammi che lo dimostra. Ma quello finale che scegliamo è l’esultanza liberatori­a al 2-0 di Mancini, che questo bel gruppo di ragazzi italiani ha plasmato e forgiato. Raramente c’è stata tanta unione tra il Paese e la Nazionale. Divertitec­i, divertiamo­ci. Ce lo meritiamo.

 ??  ?? Azzurri da sogno Lo staff tecnico dell’Italia durante l’inno: da sinistra Gianluca Vialli, capo delegazion­e, Alberigo Evani, vice del c.t. Lele Oriali, team manager, e il commissari­o tecnico Roberto Mancini
Azzurri da sogno Lo staff tecnico dell’Italia durante l’inno: da sinistra Gianluca Vialli, capo delegazion­e, Alberigo Evani, vice del c.t. Lele Oriali, team manager, e il commissari­o tecnico Roberto Mancini
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