SUPER DJOKOVIC FA 19 PUNTA IL GRANDE SLAM
Djokovic è un atleta fenomenale. Poi è anche un tennista fantastico, possiede un cuore eccezionale e gode di una forza mentale incomparabile. In poche parole, un campione vero, unico e inimitabile. Avanti di due set a zero, il giovane Tsitsipas aveva forse iniziato a credere nella vittoria finale. Non tanto per l’eccelsa qualità del proprio gioco, che fino a quel momento era apparso poco brillante ma sufficiente per rimanere spalla a spalla col più quotato avversario, quanto per l’opaca versione di Nole, che appariva svuotato di energie, abulico e privo della carica agonistica necessaria per emergere. Probabilmente la dura battaglia sostenuta in semifinale contro Nadal aveva lasciato delle scorie nel suo fisico, perciò Nole necessitava di tempo per ritrovare la consueta scioltezza e il giusto
timing sulla palla. A questi livelli se la testa, molto più del fisico, non è in grado di supportare al massimo il giocatore, anche per uno come Djokovic diventa impossibile scalare la vetta e ribaltare le situazioni negative. La capacità di rigenerarsi quando tutto sembra perduto è un dono che in pochi hanno ricevuto nel momento in cui hanno impugnato per la prima volta la racchetta e il serbo è uno di questi. All’inizio del terzo set, come per incanto gli occhi di Nole hanno cambiato espressione, il linguaggio del corpo ha smesso di fornire segnali negativi e gli schemi sono diventati semplici ma, al tempo stesso, terribilmente efficaci. Con le nuove energie ha iniziato a comandare lo scambio e a lavorare ai fianchi l’avversario con ficcanti e profonde esecuzioni laterali che hanno spesso costretto l’avversario fuori posizione. In quel momento è apparsa come d’improvviso la versione animalesca del Numero 1 del ranking Atp, coadiuvata da una parte tecnica che gioco dopo gioco saliva di colpi. In quel preciso istante si è capito che la direzione del vento era cambiata e sul palcoscenico del centrale parigino è salita la migliore versione del serbo. Lucido, essenziale e determinato a cucinare a fuoco lento l’avversario. Tsitsipas ha cercato di ribellarsi alla sconfitta e di reagire con le poche forze rimaste, ma la strada ormai era tracciata e non ha più avuto occasioni importanti per reggere il passo. Nonostante la sconfitta, il greco si è però dimostrato il più pronto e il più preparato tra le giovani leve per raccogliere la pesante eredità dei Magnifici tre. Ancora una volta la legge della lunga distanza nel tennis (ovvero le partite tre set su cinque) ha premiato l’esperienza e la capacità nel gestire le proprie forze anche nelle maratone di oltre quattro ore. Con questo successo Djokovic arriva, nella classifica degli Slam conquistati, a una sola lunghezza dalla coppia di testa formata da Federer e Nadal con la concreta possibilità di raggiungerli già a Wimbledon.