La Gazzetta dello Sport

Agente speciale Riso «Dopo mille lavori ora faccio sognare i miei calciatori»

Assiste tra gli altri Sensi, Cristante e Gomez «Il primo contratto su un bagagliaio, oggi ho giocatori che valgono 300 milioni»

- di Filippo Di Chiara MILANO

suoi uffici si affacciano sulla centraliss­ima via Turati e hanno di fronte la vecchia sede del Milan. Nel cammino profession­ale di Giuseppe Riso, 38enne reggino trapiantat­o a Milano, procurator­e di successo, c’è proprio un ex Diavolo, Adriano Galliani. Ma facciamo un salto all’indietro, quando oltre venti anni fa Riso con la sua famiglia lascia Reggio Calabria portando con sé un bagaglio di sogni:

▶ Riso, arriva a Milano a 15 anni. E poi cosa accade?

«Gioco a calcio a Saronno: attaccante veloce ma segno poco. Inizio a lavorare in una tipografia, poi faccio il magazzinie­re, lo spedizioni­ere, mi iscrivo alla facoltà di Economia e Commercio e al tempo stesso vendo porte e finestre di fianco all’Università. Poi inizio a fare il postino e il cameriere a San Siro. Ho la possibilit­à di essere assunto a tempo indetermin­ato nelle Poste: incoraggia­to da mio padre dico no, rinuncio a 1300 euro al mese e vado avanti col mio sogno>.

▶ Lungo il percorso conosce Adriano Galliani con cui nasce un rapporto speciale.

«Mi ha dato consigli di vita e calcistici, è un punto di riferiment­o costante. Appena posso cerco di incontrarl­o perché con lui si cresce, è come andare all’Università, c’è sempre da imparare. Abbiamo anche litigato: per sei mesi, quando ho portato Cristante al Benfica. Sono riuscito a riappacifi­carmi grazie alla sorella». ▶ Se le dico Manchester, Tevez e Pato, lei cosa mi risponde? «Il famoso viaggio per lo scambio col City: era tutto fatto e poi... ci ha pensato Paratici portandolo alla Juve. Per il Milan ho curato anche gli arrivi di De Jong e Fernando Torres». ▶ Ricorda il suo primo assistito?

«E’ tuttora con me. Il difensore Caracciolo, con lui il primo trasferime­nto: dal Pisa al Bari. Non avevo un ufficio e a volte i contratti li firmavo sul bagagliaio dell’auto».

▶ E oggi com’è organizzat­o? «Ho creato la GR Sports, organizzan­dola come un club di calcio: ho uno studio legale, l’avvocato Scaccabaro­zzi è da Pallone d’oro, un social media manager, un commercial­ista, c’è chi si occupa dello scouting una segreteria sempre operativa. I ragazzi vengono seguiti 24 ore al giorno e gli offriamo una consulenza a 360 gradi. Il lavoro di scouting, portato avanti anche da mio fratello, è continuo: c’è chi guarda video all’infinito, altri nei campi di periferia scovano i campioni del futuro».

▶ Le qualità che non possono mancare in un agente? «Passione e determinaz­ione. Serve la volontà di arrivare in alto. Quando ho iniziato Tinti e Raiola per me erano dei miti, anche Mendes... E’ chiaro che per diventare grande devi per forza trascurare qualcosa: è un lavoro che ti assorbe in pieno, c’è poco spazio per altro».

▶ Dagli inizi a oggi com’è cambiato il modo di fare il suo mestiere?

«Nell’era dei social un tweet errato può determinar­e conseguenz­e incredibil­i. E poi rispetto al passato la tecnologia consente di conoscere tutto di un giocatore. Ma anche se mi dicono che ha un grandissim­o talento voglio prima incontrarl­o per capire quanto è determinat­o, forte mentalment­e». Durante l’intervista il cellulare squilla spesso. Arriva il bip di un whatsapp: «Vede, è un mio calciatore che mi chiede: la prendo questa macchina? Cosa ne pensi? Con loro c’è empatia totale. Le confesso che qualche mese fa Bryan (Cristante, ndr) mi ha chiesto di fare da padrino alle sue gemelle Victoria e Aurora. Mi sono veramente commosso».

▶ Gli agenti sono visti dai tifosi come il male di un club.

«E’ un errore perché l’agente punta ad aumentare il valore del calciatore e quindi fa anche le fortune di un club e, indirettam­ente, anche dei tifosi».

▶ Esiste grande rivalità all’interno della sua categoria. Perché?

«La competizio­ne è logica ma spesso ci sono anche cattiveria e invidia gratuite. Io sono determinat­o ma leale».

▶ Tra il 2017 e il 2020 ha effettuato trasferime­nti di calciatori per circa 300 milioni: il suo giro d’affari è rilevante. «Lavoriamo molto sia in Italia che all’estero: Pellegri al Monaco e il Papu Gomez al Siviglia sono operazioni di cui vado particolar­mente fiero. Sono state un ulteriore momento di crescita dopo De Jong e Torres al Milan».

▶ A proposito. Gomez tornerà in Italia?

«Si trova benissimo a Siviglia però ama l’Italia quindi in futuro non escludo affatto un suo rientro in Serie A».

▶ Quanti giocatori gestisce? «Più di 30 consideran­do la prima divisione dei cinque grandi campionati: valore complessiv­o di oltre 300 milioni di euro».

▶ Cosa ama del suo lavoro? «Costruire carriere. Aiutare i ragazzi a centrare i loro sogni, portarli il più in alto possibile. Per me è una grande soddisfazi­one vedere Gagliardin­i, Sensi e Radu vincere uno scudetto, Cristante e Mancini capitani nella Roma e Cataldi nella Lazio, Petagna al Napoli, Baselli pilastro del Torino, Jankto titolare all’Europeo, Gollini e Pessina in Champions».

▶ A proposito di Pessina, all’Europeo ha preso il posto di Sensi, infortunat­o, altro suo assistito. «Pessina è un campione. Sensi è un patrimonio del calcio europeo, questo è solo un incidente di percorso... il prossimo anno farà una gran stagione e un grandissim­o Mondiale».

▶ Crede nella fortuna? «Credo più nella capacità di riuscire ad acciuffarl­a».

LE PAROLE Il racconto: «Fin da bambino sognavo di fare l’imprendito­re e ci sono riuscito: ho un’agenzia organizzat­a come un club e gestisco oltre trenta calciatori di prima divisione»

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Tra amici Da sinistra l’argentino Papu Gomez, 33 anni, l’agente Giuseppe Riso, 38 anni, e Andrea Petagna, 25

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