L’arma dell’Ungheria è uno stadio da 60mila
Ma al c.t. Rossi serve una vera impresa
Nostalgici di tutta Europa, pronti col telecomando alle 18: Ungheria-Portogallo sarà una partita vecchio stile, dei tempi lontani in cui si riempivano gli stadi con gli spettatori. La Puskas Arena avrà 60.000 tifosi abbondanti, tutti quelli che si possono accogliere allo stadio lasciando qualche seggiolino vuoto intorno alle panchine, perché le bolle delle squadre non si possono rompere del tutto. Gli ungheresi che hanno trovato un biglietto arriveranno a orari prestabiliti – c’è un affollamento da evitare – e dovranno presentarsi con un braccialetto rilasciato solo a vaccinati e tifosi che superano un test PCR. Previsioni: 10-15.000 spettatori arriveranno dall’estero, lo stadio sarà bellissimo e tutto ungherese. Portoghesi, quindi infiltrati, pochini.
5 per 2 Per i rapporti di forza, in campo, va diversamente. Il Portogallo di Fernando Santos manderà in campo Ronaldo da punta – in nazionale CR7 diventa serenamente CR9 – e dietro di lui Bernardo Silva, Bruno Fernandes e Diogo Jota. Dalla panchina, se servono, João Felix, Gonçalo Guedes, Rafa Silva e Andre Silva, che non è più il 9 morbido del Milan ma un attaccante da 28 gol in Bundesliga con l’Eintracht. Praticamente, tutti i botti di Capodanno da sparare in 90 minuti più recupero. I dubbi di Fernando Santos sono a metà campo dove ha il solito mal di testa: tra Danilo, William Carvalho, Ruben Neves, João Moutinho e João Palinha, chi faccio giocare? Quasi tutte le combinazioni sono possibili.
L’autista Marco Rossi, il secondo c.t. italiano dell’Euro, ex compagno di Mancini alla Samp, guarda serafico. La sua Ungheria già è limitata, poi ha perso Szoboszlai, la stella. Restano organizzazione, due discrete punte – Sallai e Adam Szalai – e una buona difesa, con il portiere Gulacsi (Lipsia) e due centrali da rispettare come Orban (ancora Lipsia) e Attila Szalai (Fenerbahçe). Rossi
ieri ha scelto ‘ironia: «Io potrei fare l’autista o il giardiniere di qualcuno dei portoghesi». Si è messo a ridere ma Davide contro Golia è la storia della sua vita. Da giocatore è andato in Messico, solo contro tutti, e in regalo gli è capitato un discreto allenatore: Bielsa. Da allenatore, ha cominciato dalla provincia lombarda, stava per diventare commercialista quando un ristoratore italiano di Budapest lo ha convinto a proporsi all’Honved e il resto è storia. Un uomo che ha vissuto tutto questo forse può cavarsela, anche con Botka e Orban contro la squadra più talentuosa che il nobile Portogallo abbia mai messo insieme.