La Gazzetta dello Sport

Ciro all’Olimpico: qui è molto di più che sentirsi a casa

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qualcosa di più che sentirsi come a casa: è l’incantesim­o di uno stadio, è un campo di calcio che diventa palcosceni­co. Quello dove ci si sente più liberi di recitare, dove la parte viene meglio. Venerdì sera, un’ora prima della partita con la Turchia, guardare Ciro Immobile passeggiar­e sul prato dell’Olimpico era come spiare un attore che ripassa un po’ nervosamen­te le ultime battute di un copione, ma i suoi passi erano lunghi e ben distesi e gli occhi erano di ghiaccio: le telecamere li avevano catturati fissare un punto all’orizzonte opposto. Si è visto dopo, perché: la magia stava per compiersi di nuovo, Ciro guardava verso la porta dove avrebbe segnato il 2-0 alla Turchia. Una delle sue due porte amiche, calamite per il suo istinto del gol.

Dal 2016 ad oggi, ovvero da quando è arrivato alla Lazio, Immobile ha segnato 92 gol nelle sue ultime 118 presenze all’Olimpico: è una media pazzesca, numeri impossibil­i da spiegare solo con il fattore campo, la tua gente che ti spinge, perché Ciro non ha smesso neanche quando ha giocato nel silenzio di una cattedrale deserta. Non si spiegano con l’occhio più abituato a certe prospettiv­e, certe angolature, che ti fa prendere meglio le misure e calcolare meglio i tempi. C’è qualcosa di più, qualcosa che Immobile sente quando gioca nel suo stadio e adesso è anche quasi casa sua non solo per modo di dire: da un po’ ha scelto di abitare in una villa sulla

Il centravant­i e uno stadio portafortu­na In 5 anni ha segnato 92 gol in 118 partite

Da un po’ ha deciso di abitare in una villa a Monte Mario, a due passi dall’impianto...

L’attaccante è andato a segno nelle ultime 4 gare che ha giocato da titolare collina di Monte Mario, in linea d’aria sono due passi dall’Olimpico.

Forse è anche po’ destino, quello di un luogo dove non gli succedono quasi mai cose banali. Perché questa storia inizia il 25 marzo 2014, RomaTorino 2-1, e inizia con un brivido: già il suo primo gol all’Olimpico fu uno spot dell’attaccante che non si accontenta di segnare, ma cerca anche il piacere per gli occhi, perché gli viene meglio così. Una girata al volo di sinistro da urlo, stadio a metà fra la delusione per il pareggio e l’ammirazion­e. Destino nel destino, il gol vittoria fu di Florenzi, con cui oggi Ciro condivide un sogno, e il Toro giocava con una maglia azzurra bordata di granata. Un azzurro solo un po’ più leggero di quello della maglia della Nazionale, come più leggero era per Immobile, a 24 anni, vivere il dovere del gol. Oggi non è un peso, ma un impegno e stasera sarà una responsabi­lità ancora più grande, ora che il centravant­i titolare è lui, pur se Mancini anche ieri ha insistito sul solito concetto, «i primi undici sono solo quelli che iniziano la partita, titolari con me sono tutti». Diciamo che Ciro lo sarà ancora stasera, e diciamo anche che più di qualcosa è cambiato in questi tre anni e poi negli ultimi mesi.

Quando tutto iniziò, maggio 2018, non contro la Svizzera come stasera ma in Svizzera, a San Gallo, la prima di Mancini c.t. dell’Italia, Immobile neanche c’era: non convocato. Belotti sì, e fece pure gol, ma il loro dualismo doveva ancora nascere, tormentone azzurro fino a quando Ciro ha dato una sgasatina in più. Se per gli attaccanti conta anzitutto il saper sfruttare le occasioni, finalmente Immobile pare aver capito come non sprecarle. Le ultime quattro volte che Mancini ha dato a lui la maglia da titolare, ha sempre fatto gol: Irlanda del Nord e Lituania a marzo, Repubblica Ceca nella prova generale prima dell’Europeo e poi venerdì scorso contro la Turchia. La sentenza che non era quasi mai stato in Nazionale, e che è quasi sempre all’Olimpico. E stasera il suo amico stadio dovrebbe essere anche più azzurro del solito. 2’45”

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