Col rinnovo fino al ’24 il Toro ha spalancato una porta sul futuro
A Juric piacciono la personalità e la padronanza tecnica del portiere serbo: c’è naturalmente anche il suo okay dietro questo nuovo accordo
desso è ufficiale: Vanja Milinkovic Savic ha prolungato il suo legame col Toro fino al 30 giugno 2024, spalancando quindi la sua porta sul futuro. Per ora il titolare resta Sirigu, naturalmente, ma al ritorno dall’Europeo il vice Donnarumma e i dirigenti granata dovranno certamente parlarsi per decidere se proseguire insieme: Tore ha un contratto sino al 2022. Il portiere serbo invece era in scadenza e sembrava destinato a lasciare il club che aveva puntato su di lui quattro stagioni or sono, quando era solo un ragazzone di belle speranze: incrociandolo per strada avresti pensato molto facilmente a un cestista e molto difficilmente a un calciatore. Quei duecentodue centimetri donatigli
Ada madre natura lo hanno reso il calciatore più alto dell’ultimo campionato di Serie A e sarà difficile scalzarlo da questo trono. Una presenza decisamente maestosa sul terreno di gioco e in particolare tra i pali.
Con questo atto di fiducia nei suoi confronti, voluto da Ivan Juric, il periodo di apprendistato cui si è sottoposto con serietà e dedizione può considerarsi concluso. Prima dell’avvento del nuovo allenatore sia Marco Giampaolo che Davide Nicola si erano affidati al gigante serbo in alcune situazioni nelle quali c’era l’esigenza di rimpiazzare Sirigu, e non sempre causa infortuni. Si può ben dire, quindi, che il Toro ha prima accompagnato con attenzione e poi apprezzato la crescita tecnica e la maturazione caratteriale di
Vanja, che a sua volta, all’alba dei 24 anni, si è tolto di dosso l’etichetta di... fratello d’arte (Sergej, centrocampista offensivo della Lazio ha tre anni in più). Anche Milinkovic il giovane può essere definito un talento precoce visto che a diciotto anni gli arrivò la chiamata del Manchester United. Per un un permesso di lavoro mancante e poi mai arrivato, l’occasionissima sfumò ancora prima di cominciare: nemmeno un minuto in campo. Da allora per Vanja, un ragazzone sin dall’adolescenza, è stato un esame continuo: dalla stagione al Danzica allo sbarco, nell’estate 2017, al Toro. Arrivò con la profezia benaugurante di essere il Donnarumma serbo, ma forse era troppo presto sebbene le potenzialità si intravedevano. Necessario prima che utile il periodo della gavetta: prestiti a Spal, Ascoli e Standard Liegi.
Nell’ultima stagione il Toro lo ha inserito in rosa come dodicesimo: beh, con Giampaolo in panca ha spinto in panchina Sirigu per scelta tecnica (contro la Roma e il Bologna nel girone di andata) cosa mai accaduta da quando il numero uno sardo è in Piemonte. Vanja ha poi fatto tre partite con Nicola nel ritorno.
Gli esami sono finiti. La scelta di prolungare il contratto risale ai giorni immediatamente successivi alla partita Lazio-Torino, nella quale i granata hanno centrato la salvezza. Era tutto deciso, ma non era affatto scontato che tutto venisse poi confermato anche da un nuovo allenatore, Ivan Juric, l’uomo del rilancio granata. Al tecnico croato piacciono i calciatori di personalità e, nonostante a ventiquattro anni un portiere si possa definire ancora giovane, su questo aspetto Vanja ha dimostrato di avere già una discreta leadership nello spogliatoio. Si aggiunga la presenza ”fisica”, la capacità di “nascondere” lo specchio di porta . E nelle mischie vedersi arrivare in uscita questa montagna umana non dev’essere incoraggiante per gli avversari. A Juric piacciono i portieri dotati di buone abilità tecniche, che possano aiutare la squadra nel costruire gioco. E Vanja, a detta di tutti i tecnici che ha avuto, è dotato di un piede da centrocampista: appartiene alla storia granata quella punizione che Vanja calciò dai trenta metri e che si stampò sulla traversa nella partita di Coppa Italia contro il Carpi. 3’15”