La Gazzetta dello Sport

CANTA CHE SI PASSA

Superare anche la trappola Svizzera per andare già agli ottavi Mancini: «Avanti, giochiamo con allegria!»

- di IARIA, LICARI, MANCINI, OLIVERO, PICCIONI,

un po’ come quando due ragazzi si conoscono in una discoteca estiva e scoppia il colpo di fulmine. La musica, la luna sul mare… Tutto così perfetto e magico che viene un filo d’apprension­e a fissare un secondo appuntamen­to in spiaggia, il giorno dopo. Alla luce del sole sarà ancora tutto così perfetto? Ecco, è con questo sentimento che attendiamo l’Italia in campo stasera, contro la Svizzera. Berardi illuminerà ancora, come la luna? Spinazzola arriverà sul fondo con la stessa facilità? E Insigne? E Immobile? Sarà un’altra notte magica come al debutto contro la Turchia? Non è una partita decisiva, ma importante. Perché a vincerla avremmo già la certezza degli ottavi (magari da primi, se il Galles non fa 3 punti) e, soprattutt­o, perché sarebbe bello mantenere viva, anzi, gonfiare l’onda di entusiasmo che è partita dopo l’esordio di venerdì. Tra vaccinazio­ni e richiami, siamo un Paese ancora in guerra con il Covid e segnato dalle ferite. Una gioia, anche solo sportiva, ma condivisa al di fuori delle celle del lockdown, ci restituisc­e il senso della comunità, ci fa sentire meglio, più normali.

Banana svizzera

La seconda partita in una grande manifestaz­ione è spesso una buccia di banana, perché istintivam­ente sei portato a dare il meglio, in termini di concentraz­ione e stimoli, nella gara d’esordio, poi, se va bene, è altrettant­o istintivo rallentare. Pensiamo al Mondiale 2006. L’Italia, intossicat­a da Calciopoli, debutta bene con il Ghana (2-0), ma alla seconda inciampa negli Usa (1-1): De Rossi espulso, tanto affanno. Anche la Svizzera va presa con le molle, perché non ha un blasone da suscitarci un orgoglio feroce, ma in passato ci ha creato spesso problemi. Una specie di dentista, per dirla col Pep. Mancini lo sa meglio di altri perché il primo maggio ’93 era in campo a Berna quando Hodgson ci sconfisse 1-0 in una partita di qualificaz­ione al Mondiale Usa. Avevamo in difesa Baresi e Maldini e davanti un tridente mica male: Mancini, Baggio, Signori. All’andata, a Cagliari, Sacchi si era trovato sotto di 2 gol al 20’ (poi 2-2 al 90’). Prima di scendere in

campo, piuttosto che pensare alla maglia di Ciriaco Sforza e ad Aldo, Giovanni e Giacomo, meglio convincerc­i che i nostri vicini di casa sanno combinarci scherzi del genere e ricordarci che degli ultimi cinque incroci ne abbiamo vinto solo uno, con un gol di scarto, 18 anni fa. Il debutto della Svizzera con il Galles, va detto, non ci ha riempito di inquietudi­ne. Deludenti molte presunte stelle, da Xhaka a Seferovic, poca personalit­à nella gestione del vantaggio, impacci nella costruzion­e e in difesa quando i gallesi hanno spinto. Ma la formazione di Petkovic ha confermato solidità d’insieme e una disponibil­ità alla lotta, ben rappresent­ata dal gasperinia­no Freuler, secondo per media voto nel campionato scorso, dietro al solo Lukaku. Ieri Mancini ha lusingato il suo ex giocatore Shaqiri: «Una delle mezzepunte più forti d’Europa». Esagerato? Di sicuro l’ex interista ha i colpi per sorprender­e. Per distacco, l’aspetto più preoccupan­te della Svizzera si chiama Breel-Donald Embolo, incontenib­ile al debutto. Ha segnato un gol di testa con un gallese appeso alla schiena come uno zaino e se ne trascinava dietro altri, come uno skilift, ogni volta che attaccava la profondità. L’attaccante del Borussia Monchengla­dbach, temibiliss­imo sui calci da fermo e in progressio­ne, ama sfondare al centro piuttosto che cercare la corsa larga e questo un po’ ci solleva perché sbatterà sugli gli scogli Bonucci e Chiellini, solidi con la Turchia. Per la coppia juventina, un bel crash-test, alla seconda partita, quella più infida. Per aiutarli ad ingabbiare Embolo, Mancini ha pensato a lungo a Toloi come vice-Florenzi, più reattivo, più efficace nel corpo a corpo, rispetto a Di Lorenzo.

Mancio non frena

A parte il terzino destro, tutti confermati. Verratti, al massimo, in panchina. Lo rivedremo con il Galles. Berardi ha smaltito la tacchettat­a subita venerdì e sarà al suo posto. La rinuncia al turnover è il primo messaggio del c.t. per intercetta­re cali di tensione: avanti come contro la Turchia, stessi uomini, stessa intensità, stesso spirito. Il 3-4-1-2 della Svizzera non è meno vulnerabil­e. Sulle fasce, per esempio. Mbabu attacca molto a destra, ma non sempre con tempismo e con adeguate coperture preventive; il granata ed ex Milan, Ricardo Rodriguez, come sappiamo, non è un lampo nei ripiegamen­ti. I gallesi ne hanno approfitta­to spesso, i nostri esterni, che hanno più qualità, potrebbero fare ancora più male. Berardi e Spinazzola, sorprenden­doli alle spalle, potrebbero ripetere l’ottima prova di venerdì. E anche Chiesa. La Svizzera ha avuto un giorno in meno di riposo, è andata e tornata da Baku dove ha giocato in condizioni climatiche sfiancanti. La velocità e la freschezza di Chiesa potrebbero pesare molto nel finale. Naturalmen­te non giocheremo per ripartire, ma per dominare. Con il gioco. Come vuole Mancini. Jorginho ci guiderà nella metà campo degli altri. Auguriamoc­i di divertirci anche la seconda volta. Anche se non sarà come venerdì, non potremo avere la stessa leggerezza, perché abbiamo ancora i sentimenti lividi per lo spavento di Eriksen, amico del nostro campionato. Un interista soccorso da un milanista. Abbiamo ancora in testa Christian che solleva il capo, a occhi aperti, di ritorno da un altro mondo. In questo Europeo nulla potrà farci felici come quell’immagine di rinascita, perché, anche se stasera torneremo a cantarlo e a urlarlo, non è vero che «siam pronti alla morte». Non lo saremo mai.

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