La Gazzetta dello Sport

UN GIORNO CON SEMENYA «DATEMI L'OLIMPIADE»

Abbiamo trascorso una giornata con Caster. Sabato cerca in Germania il limite sui 5000: per vivere il fascino olimpico, non per vincere ancora «VOGLIO I GIOCHI COME UN ATTO D’AMORE PER L’ATLETICA»

- di PICCIONI

L’ennesima sfida di Caster Semenya comincia qui, con il monte Amiata a uno sguardo di distanza, tredici chilometri e mille metri di quota più su e la tennistain­segnante Elisa Piccinetti, che è al lavoro con quattro bambini del locale sci club, a poche decine di metri dalla due volte olimpionic­a degli 800. Siamo ad Abbadia San Salvatore, provincia di Siena, e la sudafrican­a costretta a emigrare sui 5000 per l’ormai consolidat­o divieto di correre l’arco di distanze comprese tra i 400 e il miglio, a meno di non assumere farmaci per ridurre i livelli di testostero­ne, prepara nel più assoluto silenzio l’ultima parte della sua campagna per strappare il minimo (da ottenere entro martedì 29) su una distanza che non è la sua. «Correrò sabato a Ratisbona, vicino a Monaco di Baviera — conferma —. Partirò giovedì (domani, ndr). E poi mercoledì 30 giugno sarò a Liegi». Sui 5000? «Sempre, solo sui 5000» e lo dice con un sorriso che non può ingannare nessuno, del tipo: questo è quello che posso fare, cercare questo famoso minimo per esserci, anche se non potrà difendere le medaglie d’oro conquistat­e ai Giochi di Londra 2012 e Rio 2016.

Camilleri e Batigol

Caster Semenya è circondata da una sorta di naturale cordone di sicurezza. Abbadia San Salvatore, terra di cacciatori di funghi e di castagne, è un posto abituato alle celebrità, non solo sportive. Ma anche alla discrezion­e. Nemmeno una richiesta di autografo, al massimo un ciao appena sussurrato per una presenza che comincia a diventare abituale. Qui negli Anni Sessanta veniva in villeggiat­ura Mina. E, a pochi chilometri, aveva casa pure Andrea Camilleri, il geniale inventore di Montalbano. Ma sono tanti anche i ricordi calcistici: Helenio Herrera che studiò il luogo, ma poi non lo promosse per andarci in ritiro con la grande Inter, e Omar Batistuta che un giorno riempì tutto quello che c’era da riempire sugli spalti, quando era in raduno da queste parti con la Fiorentina. Caster è

La sudafrican­a, lontana da occhi indiscreti, prepara nel Senese l’ultimo tentativo per Tokyo

L’olimpionic­a degli 800, atleta intersex, non può fare gare su distanze comprese tra i 400 e il miglio

qui da giorni, ma quasi non se n’è accorto nessuno, è stata pure cancellata la conferenza stampa che avrebbe dovuto tenere proprio oggi. Un personaggi­o copertina che però ha tanta voglia di stare per conto suo, dopo una carriera piena di gioie e tempeste. La Semenya e la sua battaglia per conquistar­e il diritto negato di gareggiare dove vuole, la Semenya che si dà al calcio, ma che poi precisa che l’atletica non la vuole lasciare, la Semenya che si sposa. Troppi titoli. Ci sono momenti in cui serve allontanar­si dalla ribalta e restare in disparte e andare avanti.

Giochi d’amore

Dice soltanto «mi sento in forma». E che «è la prima volta che sono venuta qui, anche se in Italia ho tanti ricordi: Milano, Rovereto, il Golden

Gala a Roma diverse volte». C’è un momento, però, in cui il sorriso si apre ancora di più. Siamo all’hotel Fabbrini, un posto dove si mischiano campioni e bambini alle prime armi atletiche (da 40 anni è sede di uno dei raduni giovanili della Uisp). In effetti, le diciamo, quest’assalto al minimo dei 5000, questo giocare fuori casa fissandosi un obiettivo che è quello di raggiunger­e Tokyo, non certo di poterci vincere qualcosa, è un atto di amore verso le Olimpiadi. «Beh, veramente credo proprio di poterlo dire».

400 di “assaggio”

Qui c’è una bella delegazion­e fra sudafrican­i e namibiani. Christine Mboma ha nel suo curriculum il record del mondo junior dei 400 con 49”22. Accanto a lei si muo

ve Thando Roto, 9”95 sui 100. Questi 800 metri e passa di altura allentano la morsa del caldo. «Com’è nata la presenza della Semenya qui? Ormai dal 2014 dice Giuseppe Giambrone, che sovrintend­e al soggiorno con il suo Tuscany Camp di San Rocco a Pilli - arrivano in questa zona tanti atleti. E il progetto che sta prendendo sempre più piede, anche grazie al Coni e alla Fidal, con il suo presidente Stefano Mei, è quello di offrire una sorta di quartier generale per le Nazionali che vengono da lontano, una base logistica in Europa che offra tutta l’assistenza possibile». A questo lavora anche l’assessore allo sport Niccolò Volpini, il traguardo è quello dell’Olimpiade di Parigi 2024, quando tutto il Sudafrica potrebbe organizzar­e da qui la sua marcia di avviciname­nto ai Giochi. «Ora vedrete - preannunci­a - dopo il riscaldame­nto comincerà con un 400, diciamo intorno ai 60 secondi». Intanto Caster è arrivata al campo, è concentrat­a, si isola con la sua “lepre”, un mezzofondi­sta che la aiuta in tutto il menu dell’allenament­o e che il piccolo popolo del campo chiama “number one”. Ecco la corsa balzata alternata, poi cominciano degli allunghi sui 100, nessun lavoro pesante, l’impegno agonistico è troppo vicino.

Tribunali e ripetute

Dunque la Semenya dovrà migliorars­i. E pure di parecchio. L’ultima prova disputata sulla distanza, la terza nel corso della stagione, è quella di Durban, alla fine di maggio: 15’32”15, 22 secondi e spiccioli sopra il minimo, che poi a sua volta è lontano quasi un minuto dal mondiale stagionale. Ma Caster non ci pensa perché i 5000 sono proprio un’altra storia. Che non è la sua. È la sua, invece, la battaglia che continua adesso in sede di Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dopo che tutte le sedi giudiziari­e sportive (compresa l’ultima istanza, quella del Tribunale Federale Svizzero) hanno dato ragione a World Athletics, la federazion­e internazio­nale, e torto a lei.

La nostalgia

Il suo profilo Twitter ricorda che la battaglia non è finita: «Se credi in una cosa, non devi aver paura di lottare per ottenerla». Intanto sta calando il sole, una decina di ripetute sui 200 non al massimo e può bastare. La pista si svuota, il mezzofondi­sta Mauro Giuliano, uno che balla tra gli 800 e i 1500, inanella anche lui le sue ripetute. Già, gli 800: chissà se Caster, vedendolo passare con la classica falcata del mezzofondi­sta veloce, non ha un po’ di nostalgia. Pensando ai Giochi di Londra e di Rio. Un’altra storia, che non riesce a capire e che vede soltanto come una grande ingiustizi­a. Per combatterl­a, però, non bastano i tribunali. Le serve la pista, una pista dove gioca fuori casa, ma di cui proprio non può fare a meno.

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 ?? IPP ?? Due ori olimpici negli 800 Caster Semenya, 30enne sudafrican­a, vanta due ori olimpici e tre titoli mondiali negli 800
IPP Due ori olimpici negli 800 Caster Semenya, 30enne sudafrican­a, vanta due ori olimpici e tre titoli mondiali negli 800
 ?? GETTY ?? A Rio Caster Semenya, 30 anni, all’arrivo degli 800 all’Olimpiade di Rio 2016
GETTY A Rio Caster Semenya, 30 anni, all’arrivo degli 800 all’Olimpiade di Rio 2016
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● La carriera

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