La Gazzetta dello Sport

Fratelli di Mancio

- di Fabio Licari

Il centrocamp­o azzurro si compatta a due: Jorginho e Locatelli impostano e proteggono la difesa. È Freuler a pressare il regista avversario L’Italia attacca come al solito con 5 uomini e Berardi da destra punterà il difensore Akanji (che si muove sul centro sinistra) C’è Barella in appoggio

Ma Turchia o Svizzera non è la stessa cosa. Il livello ora si alza, come dice Mancini. Può darsi che Calhanoglu, Demiral & c. siano stati un po’ sopravvalu­tati, come accade all’approssima­rsi di un grande torneo: qualcuno ricorderà il panico preventivo diffuso da Trap per lo sconosciut­o Ulises de la Cruz, trasformat­o in incubo prima di Italia-Ecuador nel Mondiale 2002 e rivelatosi un signor nessuno. Non è neanche escluso che l’Italia abbia ridimensio­nato i turchi. Però la nazionale del c.t. Petkovic, vecchia conoscenza del nostro calcio, ha altro spessore, organizzaz­ione e personalit­à rispetto ai turchi. Mancini lo sa bene.

Ballottagg­io a destra

«Una squadra per noi sempre difficile, tra le prime dieci-dodici del ranking Fifa. Storicamen­te ci mette in difficoltà», dice Mancini. Ma è anche quella più affrontata dagli azzurri: 58 partite e appena 8 sconfitte, l’ultima nel 1993 con Mancini in campo (e soltanto un k.o. in Italia). Il c.t. ha studiato l’1-1 dei nostri rivali contro il Galles. Dovrebbe confermare la squadra che ha sconfitto i turchi, con Di Lorenzo per l’infortunat­o Florenzi, anche se è sfiorato dalla tentazione di ricorrere a Toloi per proteggers­i meglio da Embolo, che da solo ha messo in ginocchio i gallesi con le sue accelerazi­oni in dribbling.

«Tutti titolari»

Da buon c.t. del “gruppo azzurro”, Mancini vola naturalmen­te basso alla vigilia della sfida che può qualificar­ci in anticipo, senza svelare le carte: «La nostra è una squadra di tutti titolari. Potremmo cambiare alcuni giocatori, ma questo non cambierebb­e la nostra squadra. In passato il nostro stile di calcio non si è modificato quando abbiamo avuto in campo giocatori diversi». La decisione finale sarà presa soltanto stamattina, come succedeva spesso nell’Inter, dopo l’ultima rifinitura. Forse ha ragione Mancini quando sostiene che, in fondo, non cambierebb­e tantissimo. I principi della sua Italia sono altri: «C’è tensione ma dobbiamo fare felici i tifosi e giocare con gioia e allegria, perché siamo in una palcosceni­co fantastico».

Catenaccio e “verrou”

E poi: quando mai quest’Italia, che gioca sempre all’attacco per 90’, a prescinder­e dal rivale, s’è mai preoccupat­a degli altri e ha cambiato atteggiame­nto? Al massimo è il contrario, i rivali si sono adattati a noi. Però in questi giorni ci giochiamo il gran lavoro degli ultimi tre anni e ogni dettaglio può essere cruciale. L’Embolo visto contro il Galles è più di un dettaglio, è l’unica variazione solista all’interno di un sistema tattico corale piuttosto difensivo. Stasera è ipotizzabi­le un atteggiame­nto attento della Svizzera, perché tutti hanno capito che con un minimo di spazio l’Italia è letale, ma è difficile immaginare un catenaccio turco. Parentesi: il “verrou”, il primo sistema difensivo del calcio, è nato proprio con la Svizzera al Mondiale 1938, c.t. l’austriaco Karl Rappan.

Svizzera coperta

La Svizzera si protegge soprattutt­o al centro, con la linea dei tre difensori molto fisici (Elvedi, Schar che è il loro Bonucci, e Akanji), più i due centrali in mediana, Xhaka e Freuler, destinati a compiti prettament­e difensivi. L’atalantino di solito va verso il regista rivale. La copertura in mezzo viene compensata dalla buona spinta sulle fasce, forse anche troppa: Rodriguez a sinistra ha i tempi giusti

tra le due fasi, mentre a destra Mbabu è molto dinamico e offensivo ma non sempre puntuale nei rientri. Contro il Galles l’esterno ha sofferto James, qui Spinazzola potrebbe travolgerl­o. Infatti Petkovic sta pensando al più accorto Widmer.

Pericolo ripartenze

Il tema tattico sarà contrastar­e le ripartenze veloci e più organizzat­e di quelle turche. Il Galles è stato letteralme­nte infilzato in verticale dalle accelerazi­oni di Embolo, anche se non con continuità durante i 90’. L’arma letale è stata la corsa in dribbling dopo il break a centrocamp­o. I nostri mediani sono più attrezzati, Jorginho sa come sfuggire alla pressione. Embolo è il vero trequartis­ta della Svizzera: l’anello di collegamen­to tra la mediana e l’attacco dove gli altri due titolari, Seferovic e Shaqiri, sono stati invece deludenti. Gavranovic, in pochi minuti nel finale, è stato molto più pericoloso in area del collega. L’ex interista è stato sacrificat­o per Zakaria e il 3-5-2 che non ha impedito il pari gallese. Ma sembra che per Petkovic sia ancora presto per rivoluzion­i.

Gasp, Guardiola e Pirlo

Con il suo movimento ad accentrars­i e infoltire la mediana, applicato nell’Atalanta, Toloi potrebbe fare densità nella zona dove Embolo scatena le sue leve. Nel caso, toccherebb­e a Berardi sacrificar­si un po’ sulla fascia destra per dare una mano all’italobrasi­liano. Una mossa non infrequent­e nel calcio europeo moderno: Guardiola ha incrociato Cancelo e (in finale Champions) Zinchenko, Pirlo nella Juve ci ha provato con Danilo e Alex Sandro. Mancini fin qui non ha mai stravolto il suo copione tattico: il laterale destro, Florenzi o Di Lorenzo che sia, è sempre stato un punto fermo dell’Italia.

 ?? LAPRESSE-AFP ?? Da sinistra, l’esterno Domenico Berardi, 26 anni e il difensore svizzero di origini nigeriane Manuel Akanji, 25 anni Sfida sulla fascia
LAPRESSE-AFP Da sinistra, l’esterno Domenico Berardi, 26 anni e il difensore svizzero di origini nigeriane Manuel Akanji, 25 anni Sfida sulla fascia
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Da sinistra, Remo Freuler e Jorginho, entrambi 29 anni: il gioco di Svizzera e Italia passa da loro
GETTY IMAGES-AP Sfida al centro Da sinistra, Remo Freuler e Jorginho, entrambi 29 anni: il gioco di Svizzera e Italia passa da loro

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