La Gazzetta dello Sport

Lichtstein­er

IL GRANDE ASSENTE «SENZA LA PANDEMIA IO IN CAMPO CONTRO L’ITALIA: PECCATO...» Lo svizzero ex Juve e Lazio: «Avete qualità, ma Petkovic non cambierà modulo»

- di G.B. Olivero

Non sarebbe stata l’ultima partita, ma quasi. E sicurament­e Stephan Lichtstein­er non avrebbe potuto immaginare una conclusion­e più bella per la sua carriera. ItaliaSviz­zera a Roma: il modo migliore per salutare il calcio e voltare pagina. Il sorteggio aveva apparecchi­ato nel girone dell’Europeo la sfida tra la Nazionale del terzino e quella della sua casa calcistica, visto che Lichtstein­er ha giocato per tre anni nella Lazio e per sette nella Juve, ma il Covid ha scombinato tutto. Nell’estate del 2019 Stephan aveva scelto di andare all’Ausburg per preparare nel migliore dei modi il torneo itinerante che sarebbe stato l’ultimo atto da calciatore. E invece sono arrivati la pandemia, il rinvio di dodici mesi dell’Europeo e il ritiro di Lichtstein­er. Che adesso guarda le partite in television­e, tifa per la sua Svizzera ed è sempre in movimento, come quando era in campo.

Stephan, se non ci fosse stato il Covid sarebbe sceso in campo a Roma contro l’Italia. Ci pensa in questi giorni?

«Certo. E sto soffrendo un po’, perché avrei voluto chiudere la carriera così. Avevo quest’obiettivo e di conseguenz­a accettai il trasferime­nto all’Ausburg, dove avrei giocato con continuità: volevo arrivare all’Europeo in ottime condizioni. Poi purtroppo è scoppiata la pandemia. Pazienza, sono cose che fanno parte della vita, c’è di peggio».

Cosa resta dopo la prima partita di Italia e di Svizzera?

«Della partita dell’Italia ho visto solo qualche immagine perché ero in giro, però contro la Turchia è arrivata la conferma della grande qualità del gruppo di Mancini. La gara della Svizzera secondo me è stata positiva anche se ho sentito un po’ di critiche: la squadra ha creato molto. Il problema è stata la mancata concretizz­azione: tante occasioni, pochi gol. E poi succede che gli avversari tirano una volta e segnano. Avremmo dovuto vincere con il Galles dopo una prestazion­e di quel genere. Comunque è stata una buona prova».

Dopo il pareggio con il Galles, stasera si aspetta un 3-5-2 o la conferma del 3-4-1-2?

«Credo che alla fine Petkovic non cambierà il modulo e lascerà

Shaqiri dietro alle due punte, anche perché l’allenatore è stato criticato per il cambio difensivo della partita contro il Galles».

Il gruppo storico della Svizzera ha perso lei, Behrami e Dzemaili: tre leader nello spogliatoi­o e tre giocatori di peso in campo.

Quanto si sente la vostra mancanza?

«Di me preferisco non parlare. Di sicuro Behrami e Dzemaili mancano anche perché perché hanno giocato per anni su livelli altissimi. Erano importanti pure nello spogliatoi­o, nei momenti in cui bisogna dire le parole giuste per trascinare i compagni. Senza di loro c’è meno esperienza, però adesso la Svizzera è un po’ più giovane, ha qualità, voglia ed entusiasmo e sono sicuro che passerà il girone anche se non ha vinto la prima partita».

I punti forti della Svizzera? «Ne individuo tre. Sicurament­e la qualità migliore è l’organizzaz­ione, i ragazzi sanno sempre cosa fare e come muoversi sul campo. Ma anche le individual­ità sono buone: dal punto di vista tecnico la Svizzera è competitiv­a. Ci sono giocatori che possono fare la differenza in qualunque momento. E il terzo punto forte è la coesione del gruppo, che è molto unito: tutti insieme vanno a cercare la vittoria e sanno soffrire nei momenti di difficoltà di una partita».

Perché Freuler nella Svizzera è meno brillante che nell’Atalanta? «Secondo me gioca bene anche in Nazionale. È normale che sembri più brillante con l’Atalanta, perché si allena tutti i giorni con il gruppo di Gasperini e conosce gli automatism­i. Da anni si esprime su livelli altissimi con il suo club, ma anche con la Svizzera è utile. Piuttosto è vero che non è sempre titolare in Nazionale e questo può incidere, però quando scende in campo porta tanta qualità. Il suo contributo è prezioso».

L’Italia può davvero vincere l’Europeo? E la sua favorita?

«La mia favorita è la Francia, però l’Italia può vincere l’Europeo per tanti motivi. Innanzitut­to ha un ottimo allenatore: Mancini sta facendo da tempo uno splendido lavoro. Nella rosa ci sono giocatori forti, di livello mondiale, un bel gruppo. Poi l’Italia ha il vantaggio di giocare la prima fase interament­e in casa evitando anche viaggi dispendios­i dal punto di vista fisico. La Svizzera, ad esempio, ha iniziato a Baku che è lontanissi­ma: quando andai lì per la finale di Europa League con l’Arsenal contro il Chelsea non si arrivava mai. Poi si è trasferita a Roma per la partita di stasera e dovrà tornare in Azerbaigia­n per la sfida con la Turchia. La stanchezza può incidere e l’Italia all’inizio non avrà questo problema».

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Stephan Lichtstein­er, 37 anni, si è ritirato l’estate scorsa dal calcio giocato, dopo aver disputato 108 partite (8 i suoi gol) con la maglia della Svizzera
GETTY Obiettivo Europeo sfumato Colonna elvetica Stephan Lichtstein­er, 37 anni, si è ritirato l’estate scorsa dal calcio giocato, dopo aver disputato 108 partite (8 i suoi gol) con la maglia della Svizzera

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