La Gazzetta dello Sport

CR7 va altop

RONALDO FA VOLARE IL PORTOGALLO DA RE DEI GOLEADOR Nel finale, dopo il vantaggio di Guerreiro, schianta l’Ungheria con una doppietta e sale a 11 gol agli Europei staccando Platini

- di Luca Bianchin

Alle 19.40 di ieri, martedì 15 giugno, qualcuno in Ungheria deve avere offeso gli dèi del calcio. La situazione in quel momento era la seguente: Ungheria-Portogallo 0-0 con i rossi, spinti dai 55mila della Puskas Arena, più o meno in controllo. Non solo, qualche minuto prima Schön aveva fatto capire a Cristiano Ronaldo che a Budapest si può anche perdere: gol del clamoroso 1-0 annullato. Poi qualche divinità del pallone ha deciso che gli ungheresi dovevano perdere, ha tirato due fili del destino e il pallone ha fatto una doppia carambola: prima un tocco di Rafa Silva, deviato, è diventato un assist perfetto per Raphael Guerreiro, poi il tiro del 5 – che chissà dove sarebbe finito – ha sbattuto su Orban per il vantaggio portoghese. Raramente si sono visti gol più influenzat­i dal destino.

Ali e Platini

La partita è cambiata in quel momento e Ronaldo, mai timido, ha preso il palcosceni­co. Prima ha imbucato un rigore procurato da Rafa Silva (ancora), poi ha sfruttato un assist - indovinate di chi... - per fare 3-0 al 92’. Tutto questo provoca tre conseguenz­e. Primo: il Portogallo va in testa al gruppo della morte e può guardare con una certa serenità alla trasferta in Germania di sabato. Secondo: CR7 sale a 11 gol nelle fasi finali dell’Europeo, lascia Platini a 9 e diventa l’unico capocannon­iere di ogni epoca. Non solo, i gol in nazionale ora sono 106, a -3 dal solito record dell’iraniano Ali Daei, uno dei primati a cui il 7 pensa prima di addormenta­rsi. Terzo: Rafa Silva lancia una candidatur­a in un attacco affollato stile metropolit­ana delle 8. Tra Bernardo Silva, Bruno Fernandes,

André Silva, Diogo Jota, João Félix e Gonçalo Guedes, ora va trovato un po’ di spazio anche per lui.

I 33 passaggi

Se si allarga lo sguardo, il Portogallo in ottica Europeo impression­a meno. La squadra è forte e ci mancherebb­e: faceva e fa paura a tutti. L’impression­e però è che l’assetto definitivo sia ancora da

Successo prezioso anche verso la sfida di sabato con la Germania in chiave qualificaz­ione

Prova orgogliosa della formazione del c.t. italiano spinta dai 55 mila della Puskas Arena trovare. Fernando Santos ha risolto il mal di testa da centrocamp­o – chi faccio giocare davanti alla difesa? – scegliendo i due mediani più difensivi: Danilo e William Carvalho. L’Ungheria però si è chiusa e il giro palla è stato un po’ pigro, con Bruno e Fernando mai all’altezza delle loro sere migliori. Quando Ronaldo ha sbagliato da metri cinque un tocco davanti a Gulacsi, qualche portoghese deve aver pensato al peggio. Il finale, in compenso, incoraggia perché il 3-0, arrivato dopo 33 passaggi di fila, fa bene al cuore. E poi, a +3 di differenza reti, un pareggio a Monaco di Baviera vorrebbe quasi dire qualificaz­ione...

Rossi e i rossi

L’Ungheria in tutto questo merita qualche riga. I rossi hanno messo attenzione doppia ed energia tripla, si sono chiusi ma non hanno rinunciato a giocare. Marco Rossi è arrivato in conferenza stampa con la faccia lunga però il suo lavoro si è visto e il 5-3-2 ungherese, considerat­i i limiti di una squadra con tanti buoni giocatori ma senza stelle, ha diritto di cittadinan­za anche in un gruppo con i campioni d’Europa e gli ultimi due campioni del mondo. E poi il pubblico. La Puskas Arena ha accolto 55.000 spettatori, vaccinati o con tampone, un pienone da vecchio calcio. La gente è stata da 9, con cori per tutti i 90 minuti («Ria, Ria, Hungária!») e addirittur­a alla fine, quando i giocatori hanno preso una standing ovation nonostante lo 0-3. Fuori, invece, effetto-nostalgia da scene preCovid quasi dimenticat­e: il fiume di gente verso lo stadio, i cori all’arrivo dei pullman, le foto con gli avversari. Anche le code agli ingressi sembravano quasi piacevoli.

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GETTY Re Cristiano Ronaldo, 36 anni, al suo quinto Europeo

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