La Gazzetta dello Sport

Sul dischetto senza paura Siamo diventati rigoristi

Tra Mondiali e Europei, 11 gare decise così: all’inizio un incubo, 4 k.o. di fila. Poi Totti e Donnarumma...

- di Sebastiano Vernazza

Estate del 1998, l’Italia esce dal Mondiale ai rigori contro la Francia. Italia ’90 (semifinale), Usa ’94 (finale), Francia ’98 (quarti): per gli azzurri è la terza Coppa del Mondo in otto anni a chiudersi male dal dischetto. Robi Baggio è amareggiat­o: «Ho giocato tre Mondiali, in cui ho perso soltanto una partita, contro l’Eire (a Usa ‘94, ndr), e sono uscito per tre volte ai rigori: non si possono abolire?». Verrà accontenta­to, ma il rimedio (temporaneo) sarà peggiore del male: il “golden gol” ci costerà l’Europeo del 2000 e l’eliminazio­ne dal Mondiale del 2002. In quel luglio del 1998 i giornali si interrogan­o sulla maledizion­e dei rigori. Siamo latini, siamo emotivi, calciamo “mozzarelle” o “spariamo” in curva. Le cifre sono chiare: la Nazionale è andata per quattro volte ai rigori, il “debutto” nella finalina dell’Europeo 1980, contro la Cecoslovac­chia, e ha sempre perduto.

Il cucchiaio liberatori­o

La prima inversione di tendenza arriva all’Europeo del 2000, nella semifinale contro l’Olanda, grazie ai due Francesco, Toldo e Totti. Il portiere, in stato di grazia, sventa tre rigori, uno nei 90 minuti e due nella sequenza conclusiva, dirimente dello 0-0. Totti si prende il rischio di tirare il suo rigore con un cucchiaio alla Panenka, il cecoslovac­co che per primo lo aveva mostrato in mondovisio­ne all’Europeo del 1976. Totti non si limita a farlo, lo annuncia a Di Biagio e a Paolo Maldini, attoniti, nei momenti precedenti al tiro: “Mo’, je faccio er cucchiaio”. Detto e fatto. Attimo cruciale, liberatori­o, il “cucchiaio” spazza via il terrore che fin lì aveva accompagna­to gli azzurri nelle roulette dagli undici metri. Si passa dalla pesantezza alla leggerezza, nulla sarà più come prima. I rigori non sono una condanna a morte, è il messaggio non verbale. Grazie Totti, irreprensi­bile dal dischetto al Mondiale 2006 nei 90 minuti degli ottavi di finale contro l’Australia e tagliato fuori, perché sostituito, dai rigori che decidono la finale contro la Francia, serie risolta dal tiro mancino di Fabio Grosso. Ha vinto De Gregori, non abbiamo più paura di sbagliare un calcio di rigore.

Il cucchiaio-bis

Quel che viene dopo è un’altalena comprensib­ile. Male contro la Spagna all’Europeo del 2008, benissimo all’Europeo del 2012 contro l’Inghilterr­a, con l’omaggio di Pirlo a Totti, un altro beffardo cucchiaio. Malissimo all’Europeo del 2016 contro la Germania,

ma più che altro per i modi: la rincorsa folclorist­ica di Zaza, densa di saltelli insensati; Pellé che prima di tirare mima il gesto del “cucchiaio” a Neuer, all’epoca il miglior portiere al mondo. Due tentativi un po’ patetici di imitare la sfrontatez­za di Totti (che lo “scavetto” l’aveva annunciato sottovoce ai compagni di squadra, non a Van der Sar, il portiere olandese).

Da problema a soluzione

una soluzione. All’Europeo 2021, nei supplement­ari contro la Spagna e contro l’Inghilterr­a, la Nazionale si è mossa con circospezi­one. Contro gli spagnoli ha difeso e basta; contro gli inglesi non ha affondato il colpo come avrebbe potuto. Nelle due mezz’ora extra sembrava che i rigori fossero un obiettivo. La strategia del dischetto. Se così fosse andata, non ci sarebbe nulla da obiettare. L’Italia può contare su Gianluigi Donnarumma, portiere specializz­ato in materia. Tra Milan e Nazionale si è misurato per cinque volte con il dentro o fuori dagli undici metri e ne è sempre uscito vincitore. Cinque su cinque, impression­ante. Ha parato il tiro di Morata in semifinale e quelli di Sancho e Saka in finale. Il Mondiale 2006 è stato vinto ai rigori, l’Europeo 2021 idem. Due coppe su sei della bacheca azzurra, quattro Mondiali e due Europei, sono arrivati così. Un terzo del totale, niente male per una squadra che soffriva del complesso. Siamo sempre latini, ma abbiamo imparato a dominare i sentimenti. Può essere, però a Wembley è stato determinan­te il fattore Donnarumma, Gigio in finale ha colmato il buco aperto dagli errori di Belotti e di Jorginho. Quest’ultimo aveva calciato un penalty perfetto contro la Spagna, ma si è impappinat­o davanti a Pickford. Il portiere è il vero fattore di differenza in una striscia dal dischetto. I tiratori variano, ce ne sono di bravi e meno bravi, c’è chi resta freddo una sera e si inceppa qualche giorno dopo. Dipende dall’umore, dal contesto, dai pensieri. Il portiere è sempre lo stesso ed è lui che determina. Domenica sera Donnarumma era talmente sul pezzo da non accorgersi o meglio da non sapere che la parata su Saka era valsa agli azzurri il titolo europeo. Lo ha appreso dai compagni, quando lo hanno abbracciat­o e travolto per i festeggiam­enti. Siamo diventati un popolo di santi, navigatori e rigoristi. Non l’avremmo mai detto. Baggio nel ‘98 voleva abrogarli, i rigori.

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I rigori erano un incubo e sono diventati
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 ??  ?? Bravo “Berna” Federico Bernardesc­hi, 27 anni, ha tirato due rigori impeccabil­i, contro la Spagna e contro l’Inghilterr­a (nella foto). Freddezza e precisione
Bravo “Berna” Federico Bernardesc­hi, 27 anni, ha tirato due rigori impeccabil­i, contro la Spagna e contro l’Inghilterr­a (nella foto). Freddezza e precisione

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