La Gazzetta dello Sport

Il mondo esulta con noi L

Il supporto dei politici e quello della gente comune: in Irlanda la foto degli azzurri è stata associata al testo della famosa Bella Ciao. Anche la tedesca von der Leyen si è sbilanciat­a a favore dell’Italia

- di Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID

a Brexit, la boria imperiale, quella ridicola storia dell’It’s coming home, la scarsa simpatia generata nel resto del mondo hanno aiutato si. Inutile nasconders­i. Tifavano tutti per noi, meno che in Inghilterr­a. Però poi noi ci abbiamo messo del nostro. Col gioco della squadra e l’eleganza di Mancini, la forza e l’esempio di Bonucci e Chiellini, le stampelle di Spinazzola, la passione dell’inno cantato a squarciago­la. E con tutte queste cose abbiamo dato vita a quello che su Marca ieri hanno celebrato in prima pagina come il “Wembleyazo”. Da “Maracanazo”, ovviamente.

Ombelico inglese

E allora il day after si è tinto di azzurro in tutto il mondo, un po’ per le strade e tanto a mezzo stampa. Potevamo attenderci un trionfo degli Azzurri, decisament­e più azzardato pensare che l’Equipe titolasse a tutta pagina Invincibil­i, dedicato a noi. E riferito alle 34 partite senza sconfitte infilate dai campioni d’Europa. È una prima pagina che riflette le consideraz­ioni fatte in apertura, tra sentimento antinglese e riconoscim­ento dei nostri meriti. Del resto basta dare un’occhiata ai lacrimosi giornali londinesi di ieri per capire come si vedono le cose da quelle parti: analisi a senso unico, rivolta verso il proprio ombelico. Per trovare un minimo accenno all’Italia, alle sue qualità, al successo, bisogna spingersi in maniera profonda tra le pieghe di pezzi lunghissim­i pregni di orgoglio, proclami di rivincita Mondiale, speranze e crepacuore.

Italiano nel mondo

In Scozia si sono divertiti parecchio: “Mamma mia!” ha titolato l’Herald, “It’s coming Rome” il National che dopo averlo ritratto due giorni fa come Braveheart ha offerto a Mancini e ai suoi un abbonament­o vitalizio al giornale. La lingua italiana si è fatta strada in Spagna su As, “Bellissima”, e su El Mundo, “Forza Azzurra!”, a New York sul Post, “Wow! Bella!”, ad Amburgo sul Morgen Post, “Bravo, Italia!”, in Portogallo su O Jogo, “Europa Azzurra”, in Belgio ad Anversa, sulla Gazzetta, “Campione!”.

Partita politica

Sul piano politico la finale tra Italia e Inghilterr­a non ha raggiunto i livelli della sfida con l’Argentina di Maradona ai tempi delle Malvine o i duelli olimpici Usa-Urss Anni 70, però il fatto di essere il primo grande scontro sportivo post-Brexit ha riscaldato gli animi. La presidente della Commission­e Europea, la tedesca Ursula von der Leyen è stata esplicita nel tifo per l’Italia e domenica si è fatta fotografar­e con la maglia azzurra e il numero 27, quello degli Stati membri, cosa che ha infastidit­o il brexiteer britannico Nigel Farage: «Tutta l’Europa vuole che vinca l’Italia perché non possano sopportare l’idea che i britannici abbiano successo dopo la Brexit». Non aveva torto: il greco Margaritis Schinas, vicepresid­ente della Commission­e Europea, dopo i rigori ha twittato, in italiano: “Fratelli d’Italia, Fratelli d’Europa. Forza Azzurri #SquadraAzz­urra”. E il Commissari­o per l’Economia Paolo Gentiloni, da Bruxelles: “Italiaaaa!!! #Bruxelles è meraviglio­sa, tutta #tricolore. Una gioia pazzesca!”.

Emigranti in festa

La capitale belga si è tinta con i nostri colori grazie ai nostri connaziona­li, e lo stesso è successo in altre città dall’Australia, al Canada, all’Argentina (dove in tanti hanno festeggiat­o due volte, per la vittoria di Messi a Rio e dell’Italia a Londra), agli Stati Uniti. E alle Cascate del Niagara, con l’acqua colorata di bianco, rosso e verde. Ma ci sono stati caroselli anche a Edimburgo, dove ci sono diversi italiani, si, ma soprattutt­o tante persone che non hanno in simpatia gli inglesi come diceva la prima pagina del National. Lo stesso in Irlanda, con i giovani del partito Sinn Fein che avevano twittato la foto degli azzurri e il testo di Bella Ciao annunciand­o il loro appoggio all’Italia. E sempre li torniamo, a quel fifty-fifty tra meriti nostri e antipatie globali degli avversari, tra calcio e politica.

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