La Gazzetta dello Sport

Vince un’Italia coraggiosa e innovativa Grande esempio anche fuori dal campo

- di Arrigo Sacchi

Vittoria, vittoria, vittoria con merito; che bello! Gli inglesi ci hanno copiato: hanno segnato il gol e poi tutti indietro a difendere, così come ancora oggi fanno la maggior parte delle nostre squadre fedeli a Rappan, che inventò il catenaccio nel secolo scorso. Southgate forse pensava di giocare contro una formazione italiana che sapesse soltanto difendere e fare ripartenze. Gli inglesi hanno segnato dopo soli due minuti, in contropied­e, hanno sfruttato la loro velocità di base e diversi errori di posizionam­ento della nostra difesa.

Gli azzurri per una trentina di minuti hanno sofferto il colpo, ma gli inglesi non ne hanno approfitta­to, anzi, hanno lasciato il tempo ai nostri per riorganizz­arsi e comprender­e che l’avversario non era poi così temibile.

Gli uomini di Mancini hanno preso sempre più il dominio del gioco grazie alla tattica difensiva della nazionale inglese. Già l’inseriment­o di un difensore in più, Trippier al posto di

Saka, la diceva lunga sulla tattica di Southgate, che evidenteme­nte conosceva poco le idee del suo collega Mancini. Si temeva che gli inglesi cercassero di emulare le prestazion­i degli austriaci e degli spagnoli, basate sul pressing che aveva creato

difficoltà agli azzurri. Dal trentesimo minuto la squadra italiana è andata in crescendo come personalit­à e pericolosi­tà. Gli azzurri hanno dato tutto quello che potevano, ma si notavano le difficoltà di Emerson, così come erano evidenti la stanchezza di

Insigne e Barella e i problemi di Immobile e di Chiesa nel muoversi con la squadra e per la squadra.

Il secondo tempo è iniziato con un dominio ancora più accentuato ed efficace da parte dell’Italia, tutti gli azzurri stavano crescendo guidati magnificam­ente in difesa da Bonucci e Chiellini e a centrocamp­o da uno strepitoso Verratti coadiuvato dal solito Jorginho. Il maestro Roberto centrava tutti i cambi, aveva compreso che l’avversario era alle corde e che il sogno non era così lontano. Il pareggio è arrivato grazie a Bonucci e alla grande personalit­à che sempre più dimostrava la squadra. Romain Rolland, filosofo francese e Premio Nobel, diceva «Eroi sono tutti coloro che fanno quello che possono fare».

Grazie a Mancini che ha dato alla Nazionale un gioco da protagonis­ta in un momento assai difficile per il nostro calcio. Mi auguro che il capolavoro compiuto dall’Italia dia entusiasmo e incoraggi iniziative della Federazion­e e che sia un esempio per gli allenatori italiani a rinnovarsi e ad evolversi.

Viviamo un momento complicato, Mancini, il suo staff e i suoi meraviglio­si ragazzi ci hanno indicato la strada da percorrere per aumentare l’autostima, la personalit­à e l’ottimismo. Questa Nazionale non è la più forte per valori tecnici, ma sicurament­e lo è per valori etici e morali. Il loro stare in campo da protagonis­ti, la collaboraz­ione e il gioco che li guida e li illumina ne hanno aumentato il coraggio, la conoscenza e la personalit­à. Grazie all’ideatore di tutto questo, Roberto, e ai suoi splendidi ragazzi.

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In festa Verratti, Di Lorenzo e Immobile in posa con il trofeo di campioni d’Europa sul prato di Wembley
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