La Gazzetta dello Sport

Pure l’Australia batte gli Usa e ci aspetta con la Nigeria

Entrambe sono nel nostro girone La corsa all’oro non è più scontata

- di Davide Chinellato

L’Italia del basket può sognare a Tokyo, come racconta anche Sergio Scariolo. Ma deve stare attenta alle avversarie del girone. Australia e Nigeria si giocherann­o il miglior biglietto da visita possibile: aver battuto Team Usa, che per la prima volta dal 1992, da quando è composto da giocatori Nba, ha perso due amichevoli di fila.

Ambizione «Non voglio mancare di rispetto a Team Usa, che resta una squadra fantastica, ma l’Australia ha cominciato questa partita con l’idea di vincerla». Nelle parole di Joe Ingles dopo il 91-83 con cui i Boomers hanno sbancato Las Vegas c’è tutta l’ambizione dell’Australia, quarta sia alle Olimpiadi di Rio che al Mondiale cinese di due anni fa e determinat­a a centrare a Tokyo quella medaglia che insegue da tempo. «Ho affrontato per la prima volta gli Usa nel 2009 e ricordo quanto ero nervoso - racconta

Ingles, che gioca per gli Utah Jazz -: adesso sono sceso in campo aspettando­mi di vincere. È qualcosa che abbiamo costruito nel corso degli anni, con l’obiettivo di salire sul podio con un oro al collo. Magari già a Tokyo». L’Australia era chiarament­e la squadra più forte del girone degli azzurri, tanto che è al terzo posto nel ranking mondiale. La Nigeria che invece ha vinto con Usa e Argentina è una sorpresa: dopo la vittoria contro le stelle di Popovich, coach Mike Brown ha ricordato che la squadra africana è pronta a salire sul podio olimpico. Ambizione che non è sbruffonat­a di cui gli azzurri dovranno tenere conto. La vittoria e l’atteggiame­nto dell’Australia sono la conferma della nuova attitudine del basket mondiale: Team Usa è ancora il punto di riferiment­o, non più inarrivabi­le come qualche anno fa. «Non vinciamo sempliceme­nte perché ci presentiam­o in campo e facciamo rotolare il pallone - ha spiegato Damian Lillard -. Affrontiam­o squadre che sono insieme da tempo, che si conoscono, e se non facciamo di tutto per vincere finiamo per perdere». Le stelle Nba non sono diventate improvvisa­mente meno forti: le altre squadre sono cresciute. «Nel passato vincevamo comodament­e, affrontand­o squadre dove nella migliore delle ipotesi c’era un giocatore Nba e poco altro - ha raccontato Lillard -. Ora affrontiam­o squadre dove tutti i titolari o quasi sono in Nba. Gli avversari migliorano e vogliono batterci». Non è un caso che Gregg Popovich abbia messo rispetto e consideraz­ione degli avversari al primo posto delle cose da inculcare al gruppo. «Affrontiam­o squadre di talento, bene allenate, con sempre più giocatori Nba e costruite su gruppi insieme da tempo che diventano famiglie e che ci tengono tantissimo a vincere - ha ripetuto Pop ai suoi -. Capire questo è il primo e più importante passo per arrivare alla medaglia d’oro». Gli Usa restano favoriti per Tokyo, nonostante questo inizio a rilento. La differenza rispetto al passato è che gli avversari non giocano già in partenza per l’argento.

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AP Sfida Dante Exum, 26enne play australian­o, inseguito da Damian Lillard, 30

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