La Gazzetta dello Sport

IL NUMERO

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portarlo in carrozza al traguardo, dove avrebbe fatto valere la maggiore potenza nello sprint (come è accaduto). Che dire, provaci ancora Sonny. Se non oggi (si sale sui Pirenei, fino ai 2215 metri di Saint Lary Soulan: sarà battaglia alla maglia gialla Pogacar, ieri con gli altri big a quasi 14’) e domani (Tourmalet e arrivo in quota a Luz Ardiden), magari venerdì a Libourne oppure domenica a Parigi. Finché c’è Tour, c’è speranza.

Lo sloveno Tadej Pogacar sta dominando, ma alle sue spalle c’è battaglia: tra la seconda e la quinta posizione ci sono appena 40 secondi a spasso sui Pirenei. Noi, comunque, gli abbiamo dato fiducia e forti del trionfo calcistico, ci siamo presentati in sala stampa mostrando fieri una mascherina azzurra e il cappello con la scritta Italia. La corsa promette bene, dopo un tentativo di Mattia Cattaneo (non va, direbbe il telecronis­ta), è fuga per Juul-Jensen, Doubey e Bakelants. Dietro inseguono Skujiņš, Konrad, Gaudu, Périchon, Cosnefroy, Wright, Matthews, Aranburu più Lorenzo Rota e Colbrelli, i nostri cavalieri azzurri. Sonny ha festeggiat­o la vittoria della Nazionale tenendo sveglio tutto l’hotel. E vuole dare continuità al magic moment azzurro, proprio lui che sul Ventoux è stato a un passo dal ritiro a causa di una indigestio­ne. Konrad intanto raggiunge e lascia sul posto il trio di testa. Diventa decisivo il Portet d’Aspet, per noi italiani sinonimo di lacrime.

Era un caldo 18 luglio 1995, in maglia gialla c’era Indurain e Marco Pantani ci faceva sognare con i suoi scatti. Ma quel giorno tutto perse di significat­o. Radio corsa gracchia all’improvviso: «Grave caduta». Una decina di corridori vanno giù in discesa a 80 all’ora, qualcuno

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