La Gazzetta dello Sport

«Calha, scelta buona per restare al top Con Barella è show»

Il tecnico lo ha lanciato con la Nazionale «I tifosi del Milan delusi capiranno...»

- di Filippo Conticello

L’Inter ha fatto la migliore scelta per il dopo Eriksen: è un giocatore totale

La seconda vita milanese di Hakan Calhanoglu inizia cone una benedizion­e, la più cara. Fatih Terim, santone del calcio turco e oggi tecnico del Galatasara­y, è un secondo papà: gli ha spalancato le porte della Nazionale, lo consiglia a distanza e oggi applaude pure alla scelta nerazzurra. Fatto da un ex milanista, potrebbe pure colpire un po’, ma è solo il segno dei tempi: «Ormai dobbiamo abituarci a questi cambi di maglia...», ammette l’Imperatore.

Terim, allora ha fatto bene il suo allievo a cambiare sponda del Naviglio?

«Prima di tutto, sono molto felice! Io adoro Hakan e di lui mi fido. Lo seguo dai tempi del Karlsruhe e, quando ha giocato per la prima volta con la Turchia nel 2013, a 19 anni, in panchina c’ero io... È stato importante anche per me, era il mio debutto-bis in nazionale: lo guardo ancora con grande orgoglio ed è un esempio per i bambini turchi. La cosa bella di questo trasferime­nto è che Hakan ha potuto scegliere il suo destino: ha voluto l’Inter per restare al top. E non sono sorpreso che sia passato da una squadra all’altra di Milano: dopo quattro anni ci sta. Ormai conosce il Paese e il campionato: sa come poter competere al massimo».

Calhanoglu sostituirà il povero Eriksen: come ha vissuto quel terribile 12 giugno?

«Davanti alla tv, in ansia come tutto il mondo. Oggi si gioca in maniera intensa, tutto l’anno, e ci si dimentica che i calciatori siano esseri umani. C’è qualcosa di molto più importante del calcio ed è la salute. Nel 2019-20 col Galatasara­y venivamo da otto vittoDopo rie di fila, ma io sono stato il primo in Turchia a dire che il calcio doveva fermarsi. Forse abbiamo perso un titolo, ma niente conta più della vita umana. Questa verità è diventata ancora più evidente anche nello sfortunato incidente di Eriksen: sono molto contento per la sua guarigione e spero che ricominci a giocare a calcio il prima possibile».

Che differenze tecniche e caratteria­li vede tra Calhanoglu ed Eriksen?

«In qualcosa si assomiglia­no... gli inizi della loro carriera, si sono trasformat­i in giocatori più completi, si sono adeguati a nuovi stili di gioco. Durante i suoi anni all’Ajax, Eriksen era un classico numero 10, ma col tempo ha dimostrato di poter giocare quasi sulla linea degli attaccanti o da mezzala per poter stare dentro al gioco più a lungo. Anche Hakan, come Christian, ha attraversa­to un’importante trasformaz­ione in Italia ed è migliorato tantissimo tatticamen­te. L’Inter ha fatto una la scelta migliore per il dopo Eriksen: questo è un buon matrimonio per entrambe le parti».

Ma come verrà accolto dai suoi ex tifosi nel derby? «Immagino che i tifosi del Milan siano sconvolti, ma vedremo sempre più trasferime­nti così in futuro... E anche i tifosi dell’Inter lo adoreranno perché sa fare tantissime cose, è davvero un giocatore completo, totale».

Ma cosa gli è mai successo all’Europeo?

«Il calcio non è uno sport individual­e. Non è corretto attribuire la delusione della Turchia alle sue prestazion­i. E poi il fatto che non abbia reso al solito livello non toglie niente al suo valore. Come i suoi compagni, che hanno un grande potenziale, anche lui darà molto alla Nazionale. All’Inter potrà anche sfruttare l’eredità importante di Antonio Conte per lottare contro Juve e Milan. E poi l’arrivo di Mourinho a Roma, Sarri alla Lazio, Napoli e Atalanta... Credo che la Serie A possa presto tornare a essere il miglior campionato del mondo».

E del “suo” Diavolo che dice? «Sono felice che il Milan sia tornato nel posto che merita: la Champions è incompleta senza il Milan. Oltre a giocatori esperti, hanno giovani importanti: è un bel mix. Certo, Zlatan è l’uomo di esperienza all’interno del gruppo, ma ormai nel calcio l’età conta sempre meno. Ho fiducia che Ibra possa fare la differenza anche in questa stagione».

Un’ultima tappa a Firenze: Italiano è pronto?

«Se oggi l’Italia è la mia seconda casa, il motivo di chiama Fiorentina. Sono stato molto in contatto con il mio caro amico Cesare Prandelli, ma non è stata una stagione facile per il club. Credo, però, che la lezione sia stata imparata da tutti. Conosco Vincenzo Italiano dallo Spezia: come non esistono giocatori troppo “vecchi”, così non esistono allenatori troppo “giovani”. Spero che porti la Viola dove merita».

3Che

valutazion­e tecnica dà dell’Europeo appena finito? «Nel complesso, penso sia stato un torneo divertente. Abbiamo visto squadre concentrar­si sul possesso palla perché l’attacco in transizion­e è sempre più decisivo nel calcio. Non è solo una trasformaz­ione tecnica, ma fisica: molte partite sono state giocate in 120 minuti, eppure la qualità non ne ha risentito. Ad esempio, ho invitato il nostro attaccante egiziano Mostafa Mohamed a vedere delle partite con me: gli volevo mostrare come gli attaccanti ora corrano quasi quanto i centrocamp­isti».

Ha festeggiat­o anche lei per gli azzurri?

«È stata una vittoria meritatiss­ima, voglio congratula­rmi con l’amico Mancini. Ha creato una vera, grande squadra che gioca insieme, fedele al proprio sistema. Mi spiace per Spinazzola, apprezzo Chiesa, Chiellini e Bonucci, ma posso dire di essere un grandissim­o tifoso di Nicolò Barella, che ora giocherà assieme ad Hakan. All’Inter era forte, ma all’Europeo è passato a un livello superiore». 3’56”

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