«Calha, scelta buona per restare al top Con Barella è show»
Il tecnico lo ha lanciato con la Nazionale «I tifosi del Milan delusi capiranno...»
L’Inter ha fatto la migliore scelta per il dopo Eriksen: è un giocatore totale
La seconda vita milanese di Hakan Calhanoglu inizia cone una benedizione, la più cara. Fatih Terim, santone del calcio turco e oggi tecnico del Galatasaray, è un secondo papà: gli ha spalancato le porte della Nazionale, lo consiglia a distanza e oggi applaude pure alla scelta nerazzurra. Fatto da un ex milanista, potrebbe pure colpire un po’, ma è solo il segno dei tempi: «Ormai dobbiamo abituarci a questi cambi di maglia...», ammette l’Imperatore.
Terim, allora ha fatto bene il suo allievo a cambiare sponda del Naviglio?
«Prima di tutto, sono molto felice! Io adoro Hakan e di lui mi fido. Lo seguo dai tempi del Karlsruhe e, quando ha giocato per la prima volta con la Turchia nel 2013, a 19 anni, in panchina c’ero io... È stato importante anche per me, era il mio debutto-bis in nazionale: lo guardo ancora con grande orgoglio ed è un esempio per i bambini turchi. La cosa bella di questo trasferimento è che Hakan ha potuto scegliere il suo destino: ha voluto l’Inter per restare al top. E non sono sorpreso che sia passato da una squadra all’altra di Milano: dopo quattro anni ci sta. Ormai conosce il Paese e il campionato: sa come poter competere al massimo».
Calhanoglu sostituirà il povero Eriksen: come ha vissuto quel terribile 12 giugno?
«Davanti alla tv, in ansia come tutto il mondo. Oggi si gioca in maniera intensa, tutto l’anno, e ci si dimentica che i calciatori siano esseri umani. C’è qualcosa di molto più importante del calcio ed è la salute. Nel 2019-20 col Galatasaray venivamo da otto vittoDopo rie di fila, ma io sono stato il primo in Turchia a dire che il calcio doveva fermarsi. Forse abbiamo perso un titolo, ma niente conta più della vita umana. Questa verità è diventata ancora più evidente anche nello sfortunato incidente di Eriksen: sono molto contento per la sua guarigione e spero che ricominci a giocare a calcio il prima possibile».
Che differenze tecniche e caratteriali vede tra Calhanoglu ed Eriksen?
«In qualcosa si assomigliano... gli inizi della loro carriera, si sono trasformati in giocatori più completi, si sono adeguati a nuovi stili di gioco. Durante i suoi anni all’Ajax, Eriksen era un classico numero 10, ma col tempo ha dimostrato di poter giocare quasi sulla linea degli attaccanti o da mezzala per poter stare dentro al gioco più a lungo. Anche Hakan, come Christian, ha attraversato un’importante trasformazione in Italia ed è migliorato tantissimo tatticamente. L’Inter ha fatto una la scelta migliore per il dopo Eriksen: questo è un buon matrimonio per entrambe le parti».
Ma come verrà accolto dai suoi ex tifosi nel derby? «Immagino che i tifosi del Milan siano sconvolti, ma vedremo sempre più trasferimenti così in futuro... E anche i tifosi dell’Inter lo adoreranno perché sa fare tantissime cose, è davvero un giocatore completo, totale».
Ma cosa gli è mai successo all’Europeo?
«Il calcio non è uno sport individuale. Non è corretto attribuire la delusione della Turchia alle sue prestazioni. E poi il fatto che non abbia reso al solito livello non toglie niente al suo valore. Come i suoi compagni, che hanno un grande potenziale, anche lui darà molto alla Nazionale. All’Inter potrà anche sfruttare l’eredità importante di Antonio Conte per lottare contro Juve e Milan. E poi l’arrivo di Mourinho a Roma, Sarri alla Lazio, Napoli e Atalanta... Credo che la Serie A possa presto tornare a essere il miglior campionato del mondo».
E del “suo” Diavolo che dice? «Sono felice che il Milan sia tornato nel posto che merita: la Champions è incompleta senza il Milan. Oltre a giocatori esperti, hanno giovani importanti: è un bel mix. Certo, Zlatan è l’uomo di esperienza all’interno del gruppo, ma ormai nel calcio l’età conta sempre meno. Ho fiducia che Ibra possa fare la differenza anche in questa stagione».
Un’ultima tappa a Firenze: Italiano è pronto?
«Se oggi l’Italia è la mia seconda casa, il motivo di chiama Fiorentina. Sono stato molto in contatto con il mio caro amico Cesare Prandelli, ma non è stata una stagione facile per il club. Credo, però, che la lezione sia stata imparata da tutti. Conosco Vincenzo Italiano dallo Spezia: come non esistono giocatori troppo “vecchi”, così non esistono allenatori troppo “giovani”. Spero che porti la Viola dove merita».
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valutazione tecnica dà dell’Europeo appena finito? «Nel complesso, penso sia stato un torneo divertente. Abbiamo visto squadre concentrarsi sul possesso palla perché l’attacco in transizione è sempre più decisivo nel calcio. Non è solo una trasformazione tecnica, ma fisica: molte partite sono state giocate in 120 minuti, eppure la qualità non ne ha risentito. Ad esempio, ho invitato il nostro attaccante egiziano Mostafa Mohamed a vedere delle partite con me: gli volevo mostrare come gli attaccanti ora corrano quasi quanto i centrocampisti».
Ha festeggiato anche lei per gli azzurri?
«È stata una vittoria meritatissima, voglio congratularmi con l’amico Mancini. Ha creato una vera, grande squadra che gioca insieme, fedele al proprio sistema. Mi spiace per Spinazzola, apprezzo Chiesa, Chiellini e Bonucci, ma posso dire di essere un grandissimo tifoso di Nicolò Barella, che ora giocherà assieme ad Hakan. All’Inter era forte, ma all’Europeo è passato a un livello superiore». 3’56”