Chievo Favola finita VIENE ESCLUSO DALLA B COSENZA RIAMMESSO? I “MUSSI VOLANTI” DAL BOOM AL DECLINO
Nel 2001 da neopromossa era stata capolista Poi il lento declino. Campedelli fa ricorso
Il Consiglio federale ha escluso il Chievo dalla Serie B e altre società dalla C. «Segnali allarmanti», ha detto il presidente della Figc, Gabriel Gravina. Il Chievo ha un problema con la rateizzazione del debito presso l’Agenzia delle Entrate. Il club presenterà ricorso al Collegio di Garanzia del Coni e «ribadisce di aver operato in linea con le normative vigenti e federali». Il Cosenza, nel caso, prenderebbe il suo posto. Auguriamo il meglio al Chievo, ma il rischio “taglio” è elevato. Sarebbe la fine di una bella storia.
Correva l’anno 2001... Tutti a chiedersi dove sia e che cosa sia il Chievo. Succede nella primavera del 2001, quando una squadra mai sentita prima si guadagna la promozione in Serie A. Wikipedia è appena nata e non è diffusa, i social sono di là da venire. Chievo è una frazione di Verona, vicina alla diga sull’Adige, da qui la scritta allo stadio: “Viva la diga”. I suoi abitanti, circa quattromila, sono chiamati clivensi e i giocatori della squadra sono soprannominati i “mussi volanti”, gli asini volanti, in onore di un anatema dei tifosi del Verona: «Quando i mussi (gli asini) i volarà (voleranno), faremo il derby in Serie A». Detto e fatto. Gli asini volano e presto fioccheranno i derby in A tra le due squadre veronesi. Comincia così la storia del Chievo nel grande calcio. Non sarà un’avventura: 17 campionati di Serie A tra il 2001 e il 2019, un preliminare di Champions.
I tre propulsori Il primo Chievo in Serie A si regge su tre figure. Luca Campedelli nel 2001 ha 33 anni ed è il presidente più giovane. Ha ereditato da suo padre la squadra e l’azienda di famiglia, la Paluani, ditta di dolciumi specializzata in pandori. Campedelli senior ha preso il Chievo tra i dilettanti e l’ha portato fino in C1, con ambizioni di Serie B. Nel ‘92 muore d’infarto in fabbrica e il figlio Luca, costretto a crescere in fretta, completa l’opera. La Serie A arriva dopo sette stagioni di assestamento e apprendimento in B. Le basi della promozione le getta Giovanni Sartori, il direttore sportivo. Lui, il Sartori oggi all’Atalanta, è bravissimo nel taglia e cuci sul mercato, nel comprare a poco e nel rivendere a tanto. All’alba del nuovo millennio Sartori sceglie come allenatore Luigi Delneri, un visionario, innamorato del calcio totale degli olandesi degli anni Settanta, anche se Gigi, da giocatore, era un “dieci” molto tecnico e posapiano.
Subito capolista Delneri che all’epoca si scrive Del Neri staccato perché Gigi non ha mai detto che il suo cognome all’anagrafe risulta tutto unito - trova subito l’alchimia e la Serie A. I giocatori assorbono l’idea delneriana, dinamismo e compattezza. La squadra si muove come un monoblocco: due linee strette, tutti corrono e si inseriscono, il fuorigioco è l’arma impropria. D’Angelo guida la difesa alla maniera di Baresi nel Milan di Sacchi. Corini dirige, Perrotta - futuro campione del mondo - fa l’incursore. Sulle fasce Eriberto brasiliano sotto falso nome, in realtà si chiama Luciano, come si scoprirà - e Manfredini spingono come dannati. Corradi e Marazzina segnano. Il Chievo neopromosso e sconosciuto è più volte capolista tra l’8ª e la 15ª giornata, nell’autunno del 2001. Inaudito. La squadra chiude al quinto posto, entra in Coppa Uefa.
Ancora bene, ma... Nelle successive due stagioni il Chievo sfrutta l’onda lunga, arrivano un 7° e un 9° posto. Nel 2004 Delneri lascia, passa al Porto, dove ballerà per mezza estate. Complici le sentenze di Calciopoli, il Chievo nell’estate del 2006 viene catapultato al preliminare di Champions, con Bepi Pillon allenatore, ma l’impresa non riesce, passa il Levski Sofia. La stagione finisce male, con la retrocessione in Serie
B. Il ritorno in A è immediato e comincia un altro decennio al top, ma l’umore è cambiato. Non c’è più la gioia degli esordi ed è sempre più faticoso tenere i conti in ordine. Nel 2005 Campedelli aveva provato a vendere il club a un imprenditore bresciano e per fortuna ci aveva ripensato: nel 2009 il potenziale acquirente verrà arrestato in Brasile, latitante con una condanna per riciclaggio di denaro. Il vero declino del Chievo comincia nel 2014, quando Sartori passa all’Atalanta. Senza il mago del mercato gli affari crollano, finisce la leva finanziaria dell’acquistare a poco e del rivendere a tanto. La retrocessione in B nel 2019 scaraventa la società in un gorgo, i debiti lievitano. Nulla è ancora deciso, ma che cosa ne sarebbe del Chievo se dovesse ripartire dalla Serie D? 3’48”