POGACAR DA BRIVIDI «VINCERE È UN GIOCO ADESSO VIVO IN UN NUOVO MONDO»
Tour, ultima tappa di montagna sui Pirenei La maglia gialla non lascia nulla e centra il secondo trionfo di fila. Davanti a Macron
solo un bambino che sognava di partecipare al Tour, non di esserne il leader. Dallo scorso anno tutto è cambiato». Signore e signori, come Ligabue abbiamo perso le parole e pure gli aggettivi per fotografare quello che sta combinando un ragazzo di 22 anni: il bis sui Pirenei, nella frazione del mitico Tourmalet, lo proietta verso l’Olimpo del ciclismo. Avrebbe potuto stare a ruota, attendere gli eventuali attacchi dei rivali. Ma ha preferito giocare. E vincere. Pogacar avrà pure l’aspetto mite, il sorriso sulle labbra, l’aria da bravo cristo, ma in realtà è un killer spietato. Killer dal talento infinito, senza limiti. Sì, può battere ogni record alla Grande Boucle (le 5 vittorie finali come le 96 maglie gialle indossate dal Cannibale) e pensare di estendere il dominio nella stessa stagione pure al Giro. Chiamatela pure alta marea Pogacar, in versione Madame: “Sarò rose e spine
Emmanuel Macron, presidente francese, applaude Tadej Pogacar. In alto, lo sloveno, 22 anni, batte Vingegaard e Carapaz sui fianchi… e tremerai, tremerai”. Come foglie al vento, ieri Vingegaard e Carapaz Espinado (ora distanti quasi 6’) sono stati spazzati via con una accelerazione ai -600 metri dall’arrivo. Per i due l’unica consolazione è il podio certo di Parigi, dove Tadej resterà per una volta al loro fianco. Intanto lo sloveno fa come un certo Bernard Hinault (socio del club dei 5 trionfi al Tour) nel 1979, l’ultimo a conquistare due tappe di fila con la maglia gialla indosso (senza considerare lo squalificato Armstrong).
Tappa breve (meno di 130 chilometri), con partenza da Pau: l’anno scorso il primo trionfo di Pogacar in Francia prese avvio proprio dalla stessa piazza. Un segnale chiaro. A proposito, il gruppo prima di arrivare sulle montagne attraversa Lourdes, famosa in tutto il mondo per le apparizioni avute da Bernadette Soubirous, contadina di 14 anni. Tra l’11 febbraio e il 16 luglio 1858 riferì di aver visto per 18 volte all’interno di una grotta una “bella signora”. La chiesa definì autentiche le apparizioni: «Sì, era proprio la Madonna». Così questo verde angolo di Francia ai piedi dei Pirenei è da allora meta perenne di pellegrinaggi. Oggi la città è stravolta da quello che è si è trasformato in un business: sacro e profano si mescolano, i negozi vendono qualsiasi chincaglieria e svuotano il turista arrivato carico di speranza e fede. Maglio guardare altrove, tipo dalle parti dell’aeroporto: chi a luglio vola a Lourdes ha prima dell’atterraggio una spettacolare apparizione profana: il più bel campo di girasoli della Francia. Una lingua lunga 500 metri, una esplosione di giallo che meriterebbe un novello Van Gogh per farne un capolavoro immortale. A Lourdes capita anche questo. E sono accadute molte cose pure nel ciclismo. Tipo al Tour del 1948: tappa a Gino Bartali che dopo la premiazione andò al santuario per ringraziare di persona l’Immacolata Concezione. Alla fine, Ginettaccio conquistò la Grande Boucle e fu quasi un miracolo: sulle Alpi rimontò 21’ a Bobet e il trionfo riportò il sereno in Italia (sull’orlo di una guerra civile per l’attentato a Palmiro Togliatti).
Ero solo un bambino che sognava di partecipare al Tour, non di esserne il leader. Da non credere
Il ciclismo è piacere, divertirsi. Me lo dicono sempre i miei tecnici: “Continua a divertirti”