E nella valigia di Bettiol spunta un maxi-corno portafortuna
n Giappone servirà il Bettiol del Fiandre 2019, oppure quello di Stradella al Giro 2021. Quello che stacca tutti e poi lo rivedono soltanto al traguardo quando ha già esultato. «E io sono molto fiducioso che sarà così, perché mi sono preparato nel migliore del modi», dice il 27enne toscano della Ef-Nippo al termine di una giornata extralarge in sella: dopo la seconda tappa della Settimana Ciclistica Italiana in Sardegna (ad Oristano volata del tedesco Ackermann, con Ulissi sempre leader), lui e gli altri azzurri — Ciccone, Moscon e Caruso — hanno «allungato» arrivando a 6 ore e mezza di bici per
I250 chilometri fatti: l’ultimo «lungo» in Italia. E oggi ultima tappa sarda, visto che la partenza per Tokyo per il gruppo della prova in linea del 24 — Vincenzo Nibali compreso — sarà domani pomeriggio da Roma.
Alberto ha dovuto fare anche i conti con un imprevisto, che però si è messo alle spalle. «Alla Route d’Occitanie, a giugno, mi sono ritirato nella terza tappa per un fastidio all’inguine, rimanendo fermo tre giorni. Però poi ho proceduto spedito e la preparazione a Livigno è stata perfetta. Qui in Sardegna tutto sommato sto andando meglio del previsto, sono giorni ideali per trovare il ritmo che manca». E in vista della gara che sceglierà il successo di Van Avermaet, Alberto mette dei punti fermi: «Non saremo la Nazionale che dovrà tirare dal chilometro zero, non avremo quella pressione. Ma possiamo essere presenti in tanti scenari. Dovremo giocare d’anticipo, prima della salita finale, ma anche prima di quella lunga. Senza dubbio saremo una vera squadra, unita. Caruso andrà forte in salita, io e Moscon siamo più veloci, Ciccone e Nibali delle mine vaganti. Il paragone con la Nazionale di calcio di Mancini campione d’Europa è stato già fatto ed è calzante, dovremo fare come loro. Io sono molto juventino per tifo e fiorentino di origini, quindi se devo trovare un parallelo, lo faccio con Federico Chiesa. Giovane, sfrontato, cerca