La Gazzetta dello Sport

Bellocchio, le radici in un film «Mi sento libero, non assolto»

- di Claudia Catalli

uscito ieri in Italia il nuovo film di Marco

Bellocchio Marx può

aspettare, racconto corale della numerosa famiglia del regista, riunita per ricordare il protagonis­ta assente del film: Camillo Bellocchio. Gemello del pluripremi­ato autore, si è suicidato nel 1968 lasciando tutti stupiti e addolorati. «Nessuno di noi fratelli aveva intuito la tragedia che stava sotto la vicenda della vita normale di nostro fratello: questo è il centro del film». A parlare è Bellocchio, che nel film intervista fratelli e sorelle e si fa intervista­re dai figli Elena e Piergiorgi­o. Un dialogo a più voci, intimo, commovente, a tratti persino spiritoso: «È un film non pesante in cui, per la prima volta, mi sono rapportato a questa tragedia in modo sereno e leggero, sentendomi liberato, ma non assolto». Sensi di colpa, nostalgia, ricordi scivolano sulle note suggestive del compianto Ezio Bosso. C’è dietro un interessan­te lavoro di montaggio della compagna del regista Francesca Calvelli, che collega le interviste a video di archivio familiare e a sequenze dai

film più noti di Bellocchio, da I Pugni in tasca a Gli occhi, la bocca, a dimostrare come la tragedia abbia silenziosa­mente attraversa­to gran parte della sua carriera.

La Palma Carriera che a Cannes viene celebrata domani con la Palma d’Oro d’Onore: «Sono molto contento, ma non mi ripaga di niente: ricorderò sempre il grandissim­o Michel Piccoli che ottenne la Palma per il mio Il salto nel vuoto». Era il 1980: 41 anni dopo Bellocchio non ha perso la voglia di fare film: «Tanti amici non ci sono più e io non credo all’eternità. Ma se sei dentro la vita e ami il tuo lavoro come me, ti dimentichi del fatto che esiste la possibilit­à di morire». 1’14’’ È

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Maestro Marco Bellocchio, 81 anni: domani riceve la Palma d’Onore

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