Questa barca rappresenta la nostra voglia di non mollare
delle nostre medaglie è salito a 16 (compresa quella di Irma Testa, non ancora conteggiata), come a Città del Messico 1968 e già oltre Mosca 1980 (15), Seul 1988 (14) e Montreal 1976 (13). Lo sport italiano ha festeggiato il primo podio di sempre del pugilato femminile ai Giochi e applaudito Federica Pellegrini al termine del suo “bel viaggio”. Ma la quinta giornata dei Giochi sarà ricordata soprattutto per lo spirito mostrato dal quattro senza di canottaggio che ha saputo battere anche la sfortuna, arrivata all’improvviso proprio nel giorno della finale. Alle 6 del mattino il quartetto titolare ha infatti perso Bruno Rosetti, positivo al Covid nonostante le due vaccinazioni. Stava benissimo, martedì si era regolarmente allenato, ma al test è risultato positivo. La squadra ha reagito, non si è fatta travolgere dallo sconforto. Marco Di Costanzo, la riserva, si è calato subito nel clima olimpico e insieme a Matteo Castaldo, Matteo Lodo e Giuseppe Vicino ha conquistato un terzo posto strepitoso, ostacolato dalla sfortuna fino a pochi metri dal traguardo quando il quartetto della Gran Bretagna ha improvvisamente sbandato rischiando di sbattere contro l’imbarcazione azzurra. Gli uomini del quattro senza non si sono scomposti e hanno trasmesso ai remi le ultime energie rimaste. Così la mattina giapponese ha regalato un altro bronzo alla spedizione italiana che si era svegliata con lo shock della prima positività. Il coraggio del quattro senza è nel dna di questa Nazionale olimpica perché anche la sciabola maschile, qualche ora dopo, ha affrontato il percorso verso la finale senza uno dei titolari. Luigi Samele, il più in forma e argento nell’individuale, si è infortunato nei quarti contro l’Iran e ha dovuto abbandonare la semifinale con l’Ungheria dopo il primo assalto. L’eterno Aldo Montano, 42 anni e oro individuale ad Atene 2004, ha vinto i suoi due assalti e per lui, Curatoli, Berrè e Samele si è aperta la strada verso l’argento.