La Gazzetta dello Sport

Giunta, il compagno «Sarà triste allenare senza lei in acqua»

«Non è il momento di parlare della nostra storia Sono qui per aiutare gli altri miei atleti»

- s.a.

Matteo è un compagno di vita speciale. Senza di lui, avrei smesso tanto tempo prima

Dalle crisi di panico al ciclo pregara, ho affrontato e sfatato tanti tabù del mondo femminile

Come ho fatto a resistere così a lungo? Questione di carattere. Io sono sensibile ma forte»

Federica Pellegrini

Matteo Giunta racconta l’annuncio di Fede sul fidanzamen­to: «Mi ha detto: guarda, forse ti ho messo un po’ in difficoltà». E io: «Ma in che senso? Vabbè, si ride...».

Ne parliamo, allora?

«Non adesso, siamo all’Olimpiade: non me la sento di parlare di cose private che non sono legate allo sport, alla performanc­e e alla nazionale. Qui voglio aiutare i ragazzi che seguo ad andare bene alle Olimpiadi. Per fare sì che siano nelle condizioni di poter fare bene. Tutto il resto da parte mia non ha senso e sarebbe scorretto parlarne».

Due giornate indimentic­abili per voi due. «Sono contento che in questo turbinio di emozioni positive, in questo momento Fede sia al settimo cielo per la sua rincorsa alla quinta finale alle Olimpiadi che è stata davvero tosta da raggiunger­e. Sono molto contento che sia finita così. Se la meritava. Sono un romantico e non avrei accettato un finale diverso».

Adesso cambierà qualcosa? «Credo che alla fine ognuno debba vivere la propria vita al meglio. Ci sono situazioni, io lo chiamo destino, che ti portano a percorrere certe strade. Io credo in questo e quello che è successo penso sia legato a questa linea immaginari­a, invisibile, che però c’è».

Come sarà allenare senza

Fede?

«Triste (ride; ndr) da un punto di vista profession­ale perché ho vissuto degli anni in cui ti alzi la mattina e sei contento di andare lavorare».

Passerà anche lei alla storia come il più longevo degli allenatori della Pellegrini.

«E dire che non c’era stato subito feeling. Nel 2012 quando ci siamo conosciuti era ancora molto diffidente: è servito del tempo affinché mi conoscesse, poi ha capito che sono una persona a cui piacciono le sfide».

Senza Giunta cosa farebbe Fede?

«Federica con tutto quello che è riuscita a fare in questi nove anni di collaboraz­ione, mi ha ripagato con tutti i risultati che ha fatto e con tutte le emozioni che mi ha regalato non ultime queste a Tokyo. Forse la finale è stata la prima gara in cui non avevo neanche il cronometro in mano. L’ho vissuta come se fossi uno spettatore. È stata difficile. Venivamo da uno slancio positivo come quello di Gwangju, poi il rinvio per la pandemia ha cambiato tutto. E ha avuto il Covid che lascia strascichi. Ma lei ha messo tutta la tenacia e forza di volontà possibili in questi 4 mesi: è stata fenomenale. Cronometri­camente non si poteva fare di più dell’1’55”».

Come si ottiene la fiducia da una Pellegrini?

«Deve avere fiducia in te, nelle persone che le stanno attorno, nel suo entourage. Come il fisioterap­ista Marco Morelli, la psicologa Bruna Rossi, la dottoressa Tiziana Balducci, il nutrizioni­sta Alex Bertucciol­i. Profession­isti che ci hanno messo tanta passione».

Ricorda il suo arrivo a Verona nel 2012?

«La scelta più difficile per me era quella del 2014, non quella del 2012, l’alchimia vincente si è creata via via».

E adesso?

«Adesso Fede se la deve godere, come a Napoli a fine agosto. Deve staccare la spina, deve fare le cose che ha voglia di fare in questo momento. Ci deve essere un momento in cui deve capire cosa vuole fare, e prendersi anche del tempo. Lei da quando ha 14 anni non si è mai presa del tempo. Dopo 20 anni fatti così secondo me deve proprio trovare del tempo per se stessa e fare quello che le piace. Se penso alle storie di questi giorni della Biles, della Osaka, dei nuotatori che cadono in depression­e come Phelps: lo sport crea troppe pressioni. Il problema è lo switch, quando vinci diventa tutto più complicato. E lei ha vinto tanto in questi anni».

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2 1. Matteo Giunta, 39 anni, con Fede, 33; 2. L’allenatore con una gomma da camion durante la preparazio­ne

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