La Gazzetta dello Sport

ITALIA CUORE E... TESTA

Montano a 42 anni trascina la sciabola all’argento Ancora due bronzi: canottaggi­o (quattro senza) oltre il Covid e Burdisso (nuoto) I pugni di Irma storica medaglia

- di Francesco Ceniti INVIATO A TOKYO

MONTANO 1 «È stato bellissimo condivider­e le lacrime di felicità con i miei compagni, alla mia età non me le aspettavo. Se mi volto, vedo una carriera fatta di sudore e fatica. Sì, sono stato fortunato»

Alla quinta Olimpiade lo sciabolato­re oro ad Atene saluta le pedane «Gioia incredibil­e, avrei messo cento firme per finire così»

Epoi c’è Aldo Montano! «Sono stati 17 anni meraviglio­si, pieni di sacrifici, ma ripagati da gioie immense. Ora è finita». In un mondo che… brucia gli eroi come fossero cerini; in un mondo che… vede sempre più gli adolescent­i padroni dei podi olimpici; in un mondo che… ha scarsa memoria e ignora la storia; insomma, in questo mondo capovolto ci aggrappiam­o volentieri alle granitiche certezze, al nostro highlander azzurro. Eccolo lì, mentre guarda la medaglia d’argento appena conquistat­a con l’Italia di sciabola (battuta solo in finale dalla Corea del Sud, prima nel ranking mondiale) come se fosse un nuovo figlio. Eccolo lì, incurante delle ferite, degli infortuni, degli anni (42) che non fanno sconti, della prossima operazione per impiantars­i un’anca al titanio al posto di quella necrotizza­ta a furia di assalti in pedana. Eccolo lì, mentre la bandiera italiana sale in alto accanto ai cinque cerchi e tutta la vita sportiva gli scivola via, insieme a una lacrima. Eccolo lì, il nostro Christophe­r Lambert pronto a tagliare la testa (sportivame­nte parlando) ai rivali anche alla sua quinta partecipaz­ione ai Giochi. Da Livorno con furore, standing ovation per samurai Montano: ieri si è chiusa una carriera (almeno quella con la nazionale, avrà modo di fare ancora qualche gara di esibizione) leggendari­a. Aldo si è regalato e ci ha regalato un magnifico finale. E poco importa se il colore della medaglia non è come quello del principio di questa storia: oro nell’individual­e ad Atene 2004 (gli stessi Giochi che avevano lanciato la giovanissi­ma Federica Pellegrini), raddoppiat­o con l’argento a squadre. Come ieri. Montano, però, non è stato “solo” un campione. È stato molto di più. Ha preso la vita a morsi.

Amori e trionfi Figlio d’arte (nella stessa disciplina il padre Mario Aldo fu oro a squadre ai Giochi di Monaco 1972 e due volte campione del mondo individual­e, ma la tradizione di famiglia era iniziata con nonno Aldo, allenato anche da Nedo Nadi, vincitore nel 1936 e nel 1948 di due medaglie olimpiche, sempre nella sciabola), cresciuto tra aneddoti e ricordi di una scherma epica, il terzo campione della dinastia Montano ha raggiunto vette epiche.

E non solo nello sport: amato dalle donne, lui non si è tirato indietro. «Dopo la vittoria di Atene ho fatto la bella vita, ma sceglievo i periodi giusti. Quando c’era da fare l’atleta, lo facevo con rigore francescan­o», ha ricordato spesso l’istrionico sciabolato­re livornese. I risultati gli hanno dato ragione: da una parte le love story da prima pagina con Manuela Arcuri e Antonella Mosetti più le ospitate in tv (presenza fissa a “Quelli che il calcio” condotto da Simona Ventura) e la partecipaz­ione alla “Fattoria”, reality durante il quale riusciva ad allenarsi; dall’altra le 5 medaglie olimpiche, le 12 iridate (oro nell’individual­e a Catania 2011) e le 11 europee. Il 2016 è uno spartiacqu­e: delusione a Rio (fuori agli ottavi) e matrimonio in Siberia con Olga Plachina, modella ed ex velocista russa, specialist­a dei 400 ostacoli. Tra i due l’amore è sbocciato durante i Giochi invernali di Sochi, nel 2014. E da questo grande amore sono nati Olimpia (il 28 febbraio 2018) e Mario (il 28 marzo scorso). Aldo li ha abbracciat­i forte forte prima di imbarcarsi per il Giappone. Aveva una missione da compiere, aveva una chiamata alle armi.

La quinta volta ai Giochi non la scorderà: il compagno Luigi Samele (fresco argento nell’individual­e e già con lui nella squadra di Londra 2012, dove vinsero il bronzo) che si fa male nel primo assalto contro l’Iran (vinto poi, dopo un finale al cardiopalm­o, all’ultima stoccata), le mani che cominciano a fremere in vista della sfida all’Ungheria, poi l’ingresso in pedana: il capitano non tiratore diventa tiratore. E lascia un segno indelebile sulla medaglia vinta, chiudendo in positivo due assalti su due. E poco importa se i coreani sono stati impietosi. L’atto conclusivo resta lo stesso da cineteca. «Avrei messo cento firme per chiudere così – confessa Montano -. È stato bellissimo condivider­e le lacrime di gioia con i miei compagni, a quasi 43 anni non me le sarei aspettate. Gli ultimi mesi sono stati davvero difficili (ha avuto pure il Covid, ndr) e per arrivare qui, competitiv­o, ho fatto i salti mortali. Portare a casa questa medaglia è qualcosa di incredibil­e: ho aiutato i ragazzi a conquistar­la, più di così… Se mi guardo indietro vedo una carriera fatta di sudore, fatica e condivisio­ne con persone, compagni, maestri e fisioterap­isti. Sono cresciuto con squadre diverse, ma adesso è finita per davvero. Almeno con la Nazionale. Il futuro? Potrei pensare di andare ai Giochi di Parigi 2024 con l’incarico di armiere, l’esperienza non mi manca… Scherzi a parte, ho in testa tante idee, diverse cose in ballo e soprattutt­o una famiglia da accudire che mi aspetta e non vedo l’ora di riabbracci­are. Io e la Pellegrini abbiamo iniziato e chiuso insieme l’avventura olimpica dopo 17 anni? È una ruota che gira per tutti, quella sportiva è rapida, velocissim­a e anche cinica. Non con me. Sì, sono stato fortunato…». Anche l’Italia ad aver avuto un campione come Aldo Montano.

MONTANO 2 «Gli ultimi mesi sono stati davvero difficili e per arrivare competitiv­o sin qui ho fatto i salti mortali. Il futuro? Ho in testa tante idee e molte cose già in ballo. Soprattutt­o ho una famiglia da accudire»

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 ??  ?? Sudcoreani troppo forti Decisivo nella semifinale contro l’Ungheria, Aldo Montano nulla ha potuto in finale contro la Sud Corea (nella foto a destra) che ci ha battuto 45-26. Nella foto grande il momento in cui prende il posto di Luigi Samele, infortunat­osi nei quarti con l’Iran
Sudcoreani troppo forti Decisivo nella semifinale contro l’Ungheria, Aldo Montano nulla ha potuto in finale contro la Sud Corea (nella foto a destra) che ci ha battuto 45-26. Nella foto grande il momento in cui prende il posto di Luigi Samele, infortunat­osi nei quarti con l’Iran
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