IRMA LA DURA E I PUGNI DEL RISCATTO CONTRO L’IRIDATA CON LA STESSA FAME
L’azzurra dai quartieri difficili di Torre Annunziata, la filippina Petecio era poverissima
nel 2019. Insomma, senza girarci troppo intorno la rivale è la regina della categoria. Un blasone che non spaventa Irma: «Quando arrivi tra le prime quattro di un’Olimpiade, significa che sei fortissima. Io ho lavorato tanto per essere qui, avevo l’obiettivo della medaglia e l’ho raggiunto, ma non mi voglio certo fermare qui». Prima ancora di ritrovarsi faccia a faccia sul ring, la Testa e la Petecio hanno comunque già riscritto la storia: Italia e Filippine non erano mai salite sul podio a cinque cerchi nella boxe femminile.
La vincitrice combatterà per la medaglia d’oro, alla sconfitta il bronzo: la boxe ne assegna 2 paradiso. L’azzurra viene dalla Provolera, che si chiama così per un’antica fabbrica borbonica di polvere da sparo ed è un quartiere di Torre Annunziata decisamente problematico, dove il maestro Zurlo da quasi 60 anni toglie i ragazzi dalla strada: «Da me vengono quelli che si devono svegliare o quelli troppo svegli». Irma ha varcato la sua porta a 12 anni, a 14 era già lontana da casa per costruirsi un destino vincente con i pugni, a 19 doveva spaccare il mondo a Rio ed ha perso ai quarti, una delusione così grande da aver pensato di smettere prima di ritrovare l’equilibrio. La Petecio ha cominciato a boxare a otto anni nei bassifondi, intanto per difesa personale e poi per raccattare qualche soldo in combattimenti non esattamente legali. Il padre Teodoro fa il contadino e sua