La Gazzetta dello Sport

CUORE OPPO-RUTA «ORA IL LEGNO DI RIO È SOLO UN RICORDO»

Gli azzurri del doppio pesi leggeri, quarti nel 2016 nel quattro senza: «Per le nostre regioni, Sardegna e Lombardia, colpite dalle calamità»

- di Andrea Buongiovan­ni INVIATO A TOKYO

Il bronzo della maturità: nello stesso bacino che venti minuti più tardi avrebbe visto lo storico trionfo di Valentina RodiniFran­cesca Cesarini, il doppio pesi leggeri tricolore lascia già il segno. Il merito è di Stefano OppoPietro Ruta che, nella prova maschile, con 6’14’30”, devono inchinarsi soltanto agli irlandesi Fintan McCarthy-Paul O’Donovan (6’06”43) e ai tedeschi Jonathan Rommelmann-Jason Osborne (6’07”29), i favoriti della vigilia. La coppia azzurra, che in acqua 2 rema sempre in terza posizione, dalla Germania leader ha un ritardo di 1”80 ai 500 e di 2”09 ai 1000. Poi passa a condurre l’Irlanda e l’Italia, ai 1500, dalla barca di testa accusa 3”51. Ma quel terzo posto, di fatto, non è mai in discussion­e. La Repubblica Ceca di Jiri Simanek-Miroslav Vrastil, che finirà quarta a 3”53 dal podio, è comunque troppo lontana per impensieri­re l’armo sardo-lombardo.

Riscatto Missione compiuta: l’Italia, 21 anni dopo l’argento di Leonardo Pettinari-Elia Luini a Sydney, torna sul podio olimpico della specialità. Ed è festa grande.

Anche perché alle spalle di questo risultato ci sono mesi (e anni) difficili. Il bronzo, intanto, va a fare il paio con quello conquistat­o mercoledì dal quattro senza senior e per la squadra del d.t. Franco Cattaneo c’è di che celebrare. Per Oppo-Ruta è anche il riscatto del quarto posto di Rio 2016 centrato insieme a Martino Goretti e Livio Lapadula nel quattro senza pesi leggeri, specialità ora non è più presente nel programma a cinque cerchi. «Non ho mai smesso di crederci – sorride Pietro, 33enne nato a Gravedona ed Uniti e residente a Griante, sul lago di Como, alla terza Olimpiade della carriera – nemmeno nei peggiori momenti. Ne ho messa di acqua sotto i remi, ne ho maturate di esperienze: questo è il coronament­o di un sogno. Il vento, in gara, abbinato alle acque basse, ha rischiato di metterci in difficoltà. Sentivamo l’onda arrivare: questo campo di regata non permette errori. Ma abbiamo gestito la situazione al meglio, senza commettere errori». Tanti i sacrifici compiuti per arrivare sino qui: «Su tutti – dice il “figlio” della Canottieri Menaggio - forse la lotta con il peso (non può superare i 72 kg, ndr). Adesso sono 7171,5. Ma in condizioni normali sono 75-76, anche 78. Vuol dire che devo mettere sulla bilancia persino le fette di pane, che non posso non mangiare “pulito” e comunque vario. Quel che più mi è mancato nell’avviciname­nto ai Giochi è un bel bicchiere di vino: non tocco alcolici da trequattro mesi. E per fortuna che, con il clima giapponese, stare dentro certi parametri non è difficile. Il più è stato idratarsi costanteme­nte, a cominciare da appena svegli. Il nostro segreto? L’unione: abbiamo interessi e vite diverse, ma poi in barca siamo un corpo solo».

Pandemia Tra le tante difficoltà, quelle legate al Covid. In là nel tempo: con Ruta nell’ottobre scorso costretto a 25 giorni di isolamento. E nelle ultime ore: con Bruno Rosetti, compagno del quattro senza, mercoledì fermato perché positivo poco prima di una finale nella quale l’equipaggio britannico ha «speronato» quello italiano. I ragazzi sono stati bravissimi a reagire. «Alla fine – sostiene Stefano, 26enne di Oristano – il pensiero era solo quello di non ripetere Rio: non finiamo di nuovo quarti, mi sono detto durante tutta la gara, non possiamo di nuovo essere i primi giù dal podio. Questa medaglia è il frutto di cinque anni di duro lavoro comune, della capacità di puntare un obiettivo e centrarlo. Ogni giorno, in ogni allenament­o». Il futuro però è tutto da scrivere: «Il 6 agosto – dice Ruta –, compio 34 anni. Largo ai giovani, credo sia giusto pensarla così. Sono in tanti, di qualità e spingono come ho fatto io quando avevo la loro età. Non vuol dire che mi faccio da parte, resterò a disposizio­ne. Ma sicurament­e si faranno avanti in molti». E poi, insieme: «Tra le dediche di questo risultato – sottolinea­no – c’è quella per le nostre terre in difficoltà a causa delle alluvioni in Lombardia e degli incendi in Sardegna». Per Ruta, adesso, c’è anche da mantenere una promessa: il taglio della barba. Questo e altro, per una medaglia olimpica.

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