La Gazzetta dello Sport

Super sei Indiana Jones col Sacro Graal stop Ma è solamente un dettaglio... rompe la racchetta Capita di perdere aggrappata a quel bronzo scaccia demoni e l’oro dell’amicizia con Barshim

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arcell Jacobs si è trasformat­o in Indiana Jones e in una domenica di agosto ci ha portato a casa il Sacro Graal, lo scettro che appartenev­a al Dio Bolt. Ci sono medaglie che hanno un peso diverso: il primo posto nei 100 metri maschili di atletica è una Gioconda, l’oro ha un valore inestimabi­le.

Tutto il mondo si ferma a vedere la gara più veloce. L’Italia era stata sempre spettatric­e. Non questa volta: il ragazzo nato negli Stati Uniti che parla bresciano ha scritto la storia. Non è retorica, con buona pace dei tanti rosiconi sparsi nei cinque continenti…

Mbbiamo una Fede infinita: dall’argento di Atene 2004 alla quinta finale ai Giochi nella stessa gara individual­e (mai nessuna atleta come lei, solo Phelps tra gli uomini ha osato tanto), poi la ciliegina sulla torta del compleanno (festeggiat­o in Giappone): un posto da membro Cio ottenuto grazie ai 1685 voti degli atleti olimpici. Il naturale riconoscim­ento per una Divina dell’acqua, della terra, dell’aria e ovunque ci sia una forma di vita. L’addio alle sfide in piscina? Un minuscolo dettaglio, la Pellegrini fa parte di una categoria speciale, quella degli immortali .

Al Re è nudo e ha spaccato la racchetta. Melbourne, Parigi, Londra e Tokyo (aspettando New York). Djokovic cercava in Giappone il quarto asso per calare il poker di trionfi, tre Slam e l’oro olimpico. Aveva apparecchi­ato la tavola, preparato un bel discorso, messo in conto di versare qualche lacrimucci­a nel momento dell’inno serbo. Gli hanno servito la carta sbagliata e lui non l’ha presa benissimo. Al confronto McEnroe sembrava un francescan­o. Caro Nole: non sempre si può vincere, bisogna sapere perdere. I bambini ti guardano…

In bronzo a volte vale più di un oro se gli avversari sono demoni invisibili. Simone Biles è scesa dal treno dei Giochi tra gli “oh” degli altri passeggeri. Era la regina designata, doveva far incetta di medaglie, lasciando le briciole alle rivali. Poi l’annuncio: «Devo pensare alla mia salute mentale». In volo sulla vita tra capriole e giravolte si è ritrovata preda dei “twisties”, improvvisi sensi di vuoto. Come togliere l’acqua a un pesce. Ritiri su ritiri, ma nel crepuscolo dell’Olimpiade, ecco il podio ritrovato all’ultima chiamata: la trave. L’equilibrio sopra la follia

Uoro condiviso nel salto in alto è un inno all’amicizia e allo sport. Non sempre si può vincere (da soli): ci sono giorni dove un passo indietro diventa storico, ci sono giorni dove ogni dolore e lacrima versata per infortuni brutali, all’improvviso ha un senso. Superare l’asticella andando incontro al proprio destino per poi capire quando è il momento di non sfidarlo oltre, di fermarsi, è una magnifica metafora della vita. Ecco perché l’abbraccio sul podio tra Tamberi e Barshim non ha bisogno di traduzione, parla un linguaggio universale. Sì, a volte “two is meglio che one”…

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