La Gazzetta dello Sport

Nel 2020-21 rosso dimezzato Elliott continua a sostenere il club

La chiave per il Diavolo sarà la continuità in Champions: così si può sviluppare il fatturato

- di Marco Iaria

Apiccoli passi, senza seguire gli umori della piazza, con il mantra della sostenibil­ità. Il Milan versione Elliott ha ormai assunto connotati riconoscib­ili: la linea verde della rosa, per dire, si sposa appieno con le esigenze economiche e le strategie commercial­i. E il risanament­o dei conti ha già mostrato i suoi frutti. La scorsa stagione, nonostante i danni causati dal Covid, dovrebbe chiudersi con un deficit dimezzato rispetto al -195 milioni del 201920: il bilancio al 30 giugno 2021 verrà approvato soltanto a ottobre ma la tendenza (attorno a -100 milioni) appare chiara, grazie alla riduzione degli stipendi, ai proventi dell’Europa League e ai primi segni più del marketing che, a causa della lunga crisi sportiva, era arrivato ai minimi storici. E il ritorno in Champions League, dopo sette anni di assenza, garantirà ricavi aggiuntivi per quaranta-cinquanta milioni che migliorera­nno ulteriorme­nte il conto economico, a valere sull’esercizio 2021-22.

Tetti al budget Al Milan c’è una sorta di “comitato d’investimen­to”, partecipat­o dalle diverse anime del club (dalla finanza all’area sportiva), che esprime una valutazion­e a 360 gradi con conseguent­i rischi su tutte le operazioni di calciomerc­ato. E’ un deciso passo in avanti rispetto alle incertezze (e agli errori) della prima fase della gestione Elliott. Ci sono tetti di spesa, in relazione a una serie di parametri, che non possono essere superati. E’ stato così per il rinnovo saltato di Gigio Donnarumma o per il riscatto di Sandro Tonali, rinegoziat­o su basi differenti. Anche questa sessione di trasferime­nto è figlia dell’oculatezza: stipendi sotto controllo, utilizzo dei prestiti, predilezio­ne per i calciatori giovani, con le dovute eccezioni (Olivier Giroud). Fuori classifica Zlatan Ibrahimovi­c con il suo stipendio da sette mi

lioni (10,5 lordi grazie al Decreto Crescita) ma il monte-ingaggi del Milan è di gran lunga inferiore a quelli di Juventus e Inter e assimilabi­le a quelli di Roma e Napoli.

Debiti bassi In ogni caso, il club rossonero può contare su una proprietà liquida, che continua a iniettare soldi nelle casse, sotto forma di “equity”. Il conto dei versamenti, a ottobre scorso, era arrivato a circa 530 milioni per un’esposizion­e complessiv­a da parte di Elliott di oltre 700 milioni, incluso il prestito iniziale a Li Yonghong che, per la felicità dei tifosi milanisti, è ormai un lontano ricordo. Grazie alle spalle forti del fondo guidato da Paul Singer, che nel 2020 ha registrato un rendimento del 12,7 per cento con un patrimonio gestito di 41,8 miliardi di dollari, il Milan continua a non essere gravato da debiti bancari o da obbligazio­ni, eccezion fatta per il factoring. Una posizione finanziari­a leggera, in controtend­enza con le dinamiche del settore, che accresce il valore del club. La chiave sarà la continuità: restare agganciati al treno della Champions League per sviluppare organicame­nte il fatturato.

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