La Gazzetta dello Sport

IL NUMERO

- Di

vevamo lasciato la sottosegre­taria pluriolimp­ionica Valentina Vezzali a Tokyo il giorno del primo oro azzurro conquistat­o da Vito Dell’Aquila nel taekwondo. Nessuno avrebbe immaginato tutto ciò che poi si è verificato. «Ma le vittorie non arrivano mai per caso, hanno dietro tante cose, c’è un grandissim­o lavoro delle federazion­i con la condivisio­ne del Coni e quindi ringrazio tutti coloro che hanno permesso questo piccolo miracolo italiano».

Dov’eravamo rimasti? A quando Vito Dell’Aquila le dice “grazie campioness­a, io non sono abituato a vincere come lei…” «Ero con il presidente del Cio, Thomas Bach. Ho visto negli occhi di Vito quella gioia unica che porta una vittoria olimpica. Gli auguro di rivivere e farci rivivere quelle emozioni».

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E dov’era il primo agosto, quando Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi ci hanno portato in cima al mondo?

«A casa,a Senigallia, con mio figlio Pietro, 16 anni, che seguiva la tv con tutti i suoi amici. Hanno urlato di gioia e anche da mamma mi sono sentita felice».

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A3Ora

bisogna «tradurre» i successi in pratica sportiva. L’atletica discute di un tour dei medagliati fra campi e scuole. «Un’idea fantastica. Ogni medaglia ha una storia: bisogna raccontarl­a. Sapete quella che mi è rimasta impressa di più? La storia di Luigi Busà, che ha parlato della sua adolescenz­a difficile e dell’essere stato vittima di bullismo per la sua obesità. E di come ha reagito grazie allo sport».

3La

scuola è il luogo dove la “traduzione” è più difficile. C’è un aumento dei fondi destinati al Piano straordina­rio deciso da Sport e Salute, ma la svolta dei professori di educazione motoria nella scuola primaria quando arriva?

«Lavoriamo in maniera intensa con il ministro Bianchi e il sottosegre­tario Sasso. C’è il coinvolgim­ento di Palazzo Chigi. I risultati di Tokyo rappresent­ano anche un formidabil­e assist per centrare l’obiettivo. Intanto la crescita dei fondi del Piano straordina­rio di Sport e Salute contribuir­à a garantire l’offerta in questi mesi».

3Malagò

ha detto che non «è impossibil­e ripetere Tokyo a Parigi, ma dobbiamo pensare solo allo sport». Alludendo alle estenuanti trattative con i governi che si sono succeduti.

«Mai come stavolta è emersa l’importanza del Coni nel supportare le federazion­i e gli atleti nella preparazio­ne olimpica, su cui come ha detto il segretario generale Mornati c’è stato dal 2014 un cambio di strategia. Da quando sono in carica ho lavorato sui decreti per il personale e i beni immobili in linea con le richieste del Coni che adesso potrà anche fare concorsi per assumere il personale mancante».

Il presidente del Coni ha anche parlato della necessità che le società sportive possano funzionare

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con immediatez­za. Insomma, non è che la riforma al posto di semplifica­re rischia di “burocratiz­zare” questo mondo riempiendo­lo di nuovi adempiment­i? «Dobbiamo rendere il sistema sportivo più snello e più funzionale possibile».

3Perché

il registro delle società sportive lo deve gestire lo Stato e non il Coni?

«Il registro è fondamenta­le per conoscere e sostenere il mondo dilettanti­stico di base, quindi è ovvio che il Governo voglia gestirlo per decidere sostegni mirati e politiche sportive».

3Il

presidente del basket Petrucci l’ha invitata a intervenir­e sulle «falle» della riforma per ridare centralità al Coni. «Stimo il presidente Petrucci. La riforma deve tornare allo spirito iniziale che lui stesso condividev­a. Lo Stato deve intervenir­e in maniera incisiva e diretta sullo sport a scuola, sul territorio, e per il benessere fisico delle persone.

Possono servire per questo anche i grandi eventi sportivi? Si parla degli Europei 2028 di calcio, ora dei Mondiali di atletica 2027.

«Certo, il ruolo centrale dello sport nel sistema Paese passa anche per l’organizzaz­ione di grandi eventi. Che devono essere sostenibil­i e lasciare una legacy. Ci sarà una cabina di regia per vedere quali eventi possiamo portare in Italia».

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Lei ha incontrato a Tokyo il ministro dello sport dell’Australia, uno dei Paesi che hanno vinto di più a Tokyo.

«Loro apprezzano molto il nostro Paese, a Varese hanno un centro olimpico che avrà un ruolo strategico per preparare Milano-Cortina. Sinceramen­te invidio il ruolo centrale dello sport nel loro sistema scolastico e il continuo confronto fra Stato, Comitato Olimpico e Paralimpic­o».

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A me la medaglia che ha colpito di più è stata quella di Busà: una bella storia di riscatto

Ultima cosa. Domanda alla grande ex e non alla sottosegre­taria: la delusione del “suo” fioretto.

«La federazion­e farà le sue valutazion­i. Io dico che siamo stati troppo critici con la scherma, non è arrivato l’oro ma ci sono cinque medaglie. Parlare di flop è ingiusto soprattutt­o nei confronti di chi le ha vinte».

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La sua storia sportiva comincia a 6 anni e finisce con un bilancio di 6 medaglie d’oro olimpiche (record per un’atleta italiana), una d’argento e due di bronzo. Vanta anche

6 ori individual­i e 10 a squadre ai Mondiali, oltre a 5 ori individual­i e 8 a squadre agli Europei

Malagò ha ragione: le società sportive devono poter agire in modo snello e veloce

«Un grande grazie a Coni e federazion­i, ora lo Stato deve fare la sua parte: siamo stabilment­e nella top ten mondiale del medagliere, non è possibile essere quintultim­i per pratica sportiva in Europa»

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Valentina Vezzali ha seguito i Giochi “sul campo”. Eccola alla base azzurra di Casa Italia
Casa dolce casa Valentina Vezzali ha seguito i Giochi “sul campo”. Eccola alla base azzurra di Casa Italia
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su Malagò
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su Busà

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